Soffitti, attese, stupidi & illuminazioni

Questa sera ho acceso il mio pc e ho cercato su youtube “I still haven’t found what I’m looking for” degli U2. Ho atteso che la musica iniziasse e nel mentre mi sono accomodato sulla sedia. Braccia e gambe conserte, mi sono lasciato scivolare in basso fino ad appoggiare la nuca sullo schienale. Mentre la voce di Bono mi ricordava il Natale in cui mi regalarono la raccolta degli U2, mi sono ritrovato a fissare il soffitto della sala. Mi sono sentito un attimo ridicolo, perché forse le risposte andrebbero cercate nei tramonti estivi tinti di rosso, nelle stelle più luminose, nella luna piena, nel profondo di sé, nella sorte, nei fondi caffé, nelle carte dei tarocchi, nella rugiada al mattino, nell’anima, nei fili d’erba di Whitman, persino nella religione se vogliamo, ma non nei soffitti. Nei soffitti proprio no. Semplicemente perché limitano la visuale, esattamente come i muri (e ultimamente sto giusto cercando una porta su questi maledetti muri), sono tristi e nessuno ci guarda mai. Invece lo guardo attentamente quel maledetto soffitto, perché sto sperando di trovare l’illuminazione. E purtroppo, trovo sempre e solo quella della plafoniera. Sono deluso, non mi appare nessuno sotto forma di visione guida. Speravo in qualche personaggio carismatico, in un qualche eroe di sempre o un fulgido esempio da seguire; nel senso, in questo momento anche Grande Puffo potrebbe essere d’aiuto.

Invece niente.

Non arriva nessuno.

E penso.

Penso che ho letto due libri in questi giorni. Entrambi piuttosto brevi e su consiglio di due persone diverse: “Ieri” di Agota Kristof e “Allegro ma non troppo” di Carlo M. Cipolla. Ma soprattutto entrambi arrivano con tempismo. Il primo libro , di cui riporto una citazione a seguire, è caduto in sintonia con l’andamento generale che mi ronza in testa, con questo senso di attesa (per cosa poi?) e di ricerca (per cosa poi?).

Attendevo qualcosa. Che cosa? Non ne sapevo niente. Ma pensavo la vita non poteva essere se non quello che era, vale a dire niente. La vita doveva essere qualcosa e aspettavo che questo qualcosa arrivasse, lo cercavo.

Ecco.

Non avrei potuto trovare parole migliori.

Questo senso di sospeso, fatto di una ricerca da cui non so bene da dove partire e forse nemmeno dove voglio andare, mi tormenta un poco. Perché non so spegnere il cervello. Qualche giorno fa una persona mi ha chiesto se può aiutarmi a smettere di pensare. Io ho risposto che se mi stava proponendo una lobotomia c’erano forti possibilità di riuscita.

Ma è sempre Agota a suggerire una risposta:

Il tempo si lacera. Dove ritrovare i prati della mia infanzia? I soli ellittici rappresi nello spazio nero? Dove ritrovare il cammino che oscilla nel vuoto? Le stagioni hanno perduto il loro significato. Domani, ieri, che vogliono dire queste parole? Non c’è che il presente. Una volta nevica. Un’altra volta piove. Poi c’è un po’ di sole, un po’ di vento. Tutto ciò è adesso. Non è stato, non sarà. E’. Sempre. Tutto insieme. Perché le cose vivono in me e non nel tempo. E in me tutto è presente.

Il secondo libro voglio riassumerlo nelle sue affermazioni principali perché meritano. E’ un’analisi (semi)seria sulla stupidità umana. E oggi purtroppo ho dovuto confrontarmi diplomaticamente e senza trascendere con uno di questi ( Testa di cazzo che non sei altro! Perché vieni a rompere i coglioni a me su queste minchiante quando:  1) non competono a me ma, guarda caso, ad uno più in alto di entrambi, quindi, perché non vai a fargli notare che ha sbagliato e sentiamo cosa ti dice? 2) se alla terza volta che ti dico “non l’ho fatto io” [e sai benissimo che è così perché certe cose non me le fate fare], perché insisti a dirmi in futuro di mettere quello che manca? 3) In ogni caso, quello che manca, io ve lo avevo dato.) esemplari che ho già individuato da parecchio e che mi auguro stiano il più lontano possibile da me. Nelle prossime ore, giorni, mesi e anni. Anche nelle prossime vite. Perché non sopporto relazionarmi con chi veramente non capisce un cazzo.

Ad ogni modo, l’esimio Cipolla enumera una serie di utilissime leggi con cui definisce la sua teoria della stupidità umana (il libro è breve, si legge in una  sera e merita veramente) le quali non possono che essere un utilissimo vademecum per la vita:

Prima legge fondamentale : Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.

 Seconda legge fondamentale : La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.

Terza (ed aurea) legge fondamentale : Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.

Quarta legge fondamentale : Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.

Quinta legge fondamentale : La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista. 

Corollario : Lo stupido è più pericoloso del bandito.

Mio nonno diceva che è meglio avere a che fare con i banditi piuttosto che con gli ignoranti. Forse non considerava gli stupidi, oppure la sua era un’accezione allargata e intendeva esattamente la stessa cosa. Bertrand Russell invece diceva: “La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.

Non credo che ci sia bisogno di commentare le leggi (Ora che ci penso non sei solo stupido, sei proprio cretino) perché si commentano da sole. Bisogna prenderle come assiomi e basta, oppure leggere il libro.

Ma ora so perché guardo il soffitto.

Proprio perché nessuno ci guarda mai. A volte alzare lo sguardo può darti una prospettiva diversa. A me era capitato al supermercato. Un giorno girovagavo per gli scaffali in cerca di qualcosa e mi sono chiesto come fosse il soffitto del supermercato. Alzo lo sguardo e vedo una miriade di tubi uno dentro l’altro, ventole e la sommità di un capannone marcio e schifoso. Stavo dentro un capannone del cazzo e non me n’ero mai accorto. Ero talmente preso dai pavimenti lucidi e puliti, da tutte quelle belle cosine impilate perfettamente l’una di fianco all’altra (recentemente sono entrato nei locali dove viene stoccata la merce e ho capito che la realtà è veramente edulcorata. Robe ammassate e stipate alla cazzo ovunque, acqua in terra a laghi, umidità, freddo e il cinguettio degli uccelli [c’era veramente! Ed era qualcosa di paradossale muoversi nella bolgia merceologica sentendo la natura che entrava nello squallore; sono suoni che dovresti sentire in un bosco, non nel regno del cemento..]) da non accorgermi di stare in un merdoso capannone di cemento, in mezzo a lunghissimi scaffali tutti uguali, con roba tutta uguale, fatta solo per essere comprata, dove il prodotto in vendita, in realtà, non era quello impilato, ma ero io.

Mi sono sbagliato.

Anche nei soffitti si possono trovare illuminazioni.

E non parlo di quelle al neon questa volta.

5 pensieri su “Soffitti, attese, stupidi & illuminazioni

  1. Carino quello che scrivi. E sono d’accordo con te, Cipolla e’ illuminante. Me lo hanno regalato qualche mese fa, senza metterci nessun accento… e solo leggendolo ho capito quanta verita’ era racchiusa in quelle paginette!
    Ci vediamo in giro… 🙂

    • Ti ringrazio. 🙂 Anche a me piace quello che scrivi e ti faccio le mie felicitazioni per la bambina! A me lo hanno consigliato e l’ho trovato uno spaccato della realtà..
      Assolutamente! 🙂

  2. Allegro ma non troppo si legge con piacere, sia per la brevità ( come piace a me ) ma soprattutto
    per le” teorie” della stupidità che approvo a pieni voti.
    Ho sempre pensato alla stupidità come un pericolo
    Una persona stupida riesce a far del male e basta.
    VAl contrario uno intelligente può farci lo stesso del male, ma almeno qualche secondo di riflessione prima se lo pone.
    Riguardo al soffitto, capita anche a me guardarlo …Io a volte mi ci perdo…
    Un sorriso per te
    Mistral

    • Sono d’accordo. Le teorie sulla stupidità sono assolutamente vere. E’ esattamente quello che dice anche Cipolla, lo stupido è dannoso perché privo di qualunque logica e nocivo anche per se stesso, mentre l’intelligente segue uno schema in qualche modo prevedibile e di autoconservazione.
      Ricambio il sorriso. 🙂

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