Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? – Johan Harstad

Mattias ha scelto di essere solo un ingranaggio dell’esistenza. Ha una voce prodigiosa ma non vuole in nessun modo ritrovarsi sulle scene, non vuole il successo, non vuole la fama, non vuole primeggiare in nulla per quanto ne avrebbe tutte le capacità. Come il suo idolo, l’astronauta Buzz Aldrin ovvero il secondo per eccellenza, vuole solo condurre una vita ritirata e tranquilla facendo giardiniere di un vivaio in Norvegia. Mattias ha usato la sua splendida voce una volta sola, per conquistare la fidanzata Helle ai tempi delle superiori, per poi rifiutare ogni genere di Continua a leggere

Ricordi in musica

La prima canzone di cui abbia un ricordo, seppur indiretto, è “Find the cost of freedom”  che per me era “Fain de cos do frido”. Me la cantava mio padre quando ero piccolo, molto piccolo. E ora che sono “grande” mi piacerebbe veramente sapere dove sia la libertà. La seconda canzone è il remix di “Living on my own” di Freddie Mercury. C’era anche quello di “Time“. Bellissimo. Ho conosciuto prima lui dei Queen. L’avevo sentita via Continua a leggere

Child in time

Mi hanno sempre incuriosito i collegamenti mentali. Quelli che ti vengono in mente da un input qualunque e che dopo una lunghissima catena di cose unite una all’altra ( in una personalissima e opinabile rete di nodi) ti portano altre cose che non c’entrano un cazzo con quella da cui eri partito. Senti dire “panino” e dopo una serie di flash ti ritrovi a ricordare un evento accaduto anni fa. E questo passando per tutta una serie di episodi e parole, legate solo con la precedente e la successiva, nel tempo di una frazione di secondo; nel cervello vedi passare la laurea, quella persona che una volta ti ha detto quella cosa, una torta sacher, il film di Moretti, una poesia, una tragedia, per arrivare ad una cazzata. Perché alla fine tutto si riduce alle stronzate. Viste, fatte, sentite o vissute, l’estrema riduzione di ogni fatto è quella. Che magari risulterebbe più gradevole definire come Continua a leggere

Il numero cento

Le ricorrenze, ma soprattutto il compleanno mi mettono sempre in una situazione di curioso imbarazzo (l’unico punto in comune che riesco a trovare con i Testimoni di Geova) per una quantità di motivi che variano di anno in anno e per la netta sensazione di essere fuori posto e di sentirmi un attimo scemo in mezzo a tutta quella gente che festeggia, perché a volte mi viene il dubbio che non ci sia poi tanto da festeggiare, ma va bene ugualmente così. Tutto questo per dire che oggi accade qualcosa di particolare. Questo che sto scrivendo è il centesimo post. Sento un minimo di pressione ma più di tutto mi dico se sia necessario fare qualcosa per festeggiare l’evento. Non ho mai festeggiato adeguatamente Continua a leggere

I dadi della giornata

Difficile capire cosa succeda quando sono un paio di dadi a decidere l’umore della giornata. Umorale. Sette e due. Oggi va male. E senti un prurito all’interno dello sterno, di quelli che non riesci a grattare. Se ci riuscissi ti porteresti via pezzi di carne e di ossa. Un paio di costole forse.

Nella stanza risuona “Killing in the name“.

Il cervello si impasta nei suoi pensieri e si fonde con la voce.

Immagini che scorrono veloci.

Epilettiche.

Now ya do what they told ya!

Now ya do what they told ya! Continua a leggere

Raptus delle 22 e 27

Dopo un confronto liberatorio in cui sono emerse alcune realtà seppellite, la sensazione che segue è quella di euforia. Viene da sorridere. La consapevolezza di aver detto “la vita è la mia” senza che questo abbia comportato alcuna conseguenza tragica è piacevole. E’ uscito un altro scheletro ma non importa. Aveva lasciato segni, Continua a leggere

Lame di violenza improvvisa : l’ultima voce

Non so bene da che parte iniziare perché sono un attimo di corsa quindi andrò a casaccio, a flusso di coscienza e magari nemmeno riuscirò a terminare questo post o a dire tutto quello che vorrei dire. Ho scritto una raccolta di racconti intitolata “Lame di violenza improvvisa” e oggi mi è arrivata la versione cartacea che ho approvato per la distribuzione che dovrebbe iniziare (su Amazon e forse altri) tra 6 settimane. Quello che richiedevano c’era e non sono stato a riguardarla tanto altrimenti sicuramente avrei avuto l’impeto di fare ulteriori correzioni che avrebbero portato ad altri ritardi.

Lo ammetto.

Mi sono emozionato quando Continua a leggere

A sangue freddo

Un paio di di settimane fa, in preda alla noia musicale imperante tra le mie orecchie, decido di affrontare qualche gruppo italiano (che mediamente non apprezzo con particolari entusiasmi) visto di sfuggita sui social network. E capito sul video di “A sangue freddo” dei Teatro degli orrori. A naso pensavo avesse a che fare con il romanzo di Truman Capote, che per giunta mi attende sul comodino, ma vengo contraddetto subito dalle prime frasi dette dal cantante, una surreale simbiosi estetica tra Carmelo Bene e Franco Franchi.

E questa sarà l’unica frase in cui mi concederò un piccolo slancio di ironia, perché la canzone è veramente potente. Specialmente dopo Continua a leggere

Perché le mie giornate dovrebbero iniziare sempre con Baba O’ Riley

19 Settembre 2006.

Torino.

Palaisozaki.

Fine concerto dei Pearl Jam.

Eddie Vedder ringrazia il pubblico con un papale “Gruazie mille” (ha un accento che ricorda tanto quello di Wojtila. Se non sapessi che è nato a Chicago (pensavo Seattle in realtà) potrei anche convincermi che sia polacco) e poi attaccano con una canzone per me nuova. Magnifica. La degna conclusione di un gran bel concerto. Baba O’ Riley degli Who (che ancora non sapevo essere del famigerato gruppo inglese).

Fu amore a primo ascolto. Continua a leggere