Tra il minuto 3.15 e il minuto 4.43

I racconti più fighi a volte hanno personaggi ombrosi e tormentati che se ne stanno da soli a bere birra o qualche alcolico, rigorosamente mentre fumano.

Non è questo il caso.

Philip Marlowe difficilmente se ne sarebbe stato nel suo ufficio o in qualche bar a bere una camomilla in una tazza di Continua a leggere

Rosso e viola

Un cielo rosso e violaceo mi spinge ad uscire a rimirare il tramonto in giardino. Mi rimane non più di una crepuscolare mezzora. Fisso l’orizzonte perdendo tempo, fingendo di pensare, ma la testa è vuota.

Un uccello si appoggia al gazebo. Sento gli artigli Continua a leggere

Non ha un nome preciso

Non ha un nome preciso.

E’ una sorta di malinconia che ogni tanto ticchetta alla mia porta. Ultimamente ci vediamo così di rado che è quasi un piacere aprirle. Mi ricorda chi ero e forse chi sono ancora. Nascosto dietro a questi muri di indifferenza.

Mentre vago per casa nelle interruzioni in cui Continua a leggere

Ipse Dixit #21#

All’epoca del mio viaggio, gli italiani erano alle prese con il loro quarantottesimo governo in quarantacinque anni. Il paese vanta la struttura sociale di una repubblica delle banane, eppure ciò che lascia stupefatti è che prospera. Ora è la quinta maggiore economia del mondo, il che costituisce un risultato semplicemente sbalorditivo considerato questo disordine cronico. Se gli italiani possedessero l’etica del lavoro dei giapponesi potrebbero essere i padroni del pianeta. Grazie al cielo non ce l’hanno. Sono troppo occupati a spendere le loro considerevoli energie nelle piacevoli minuzie della vita quotidiana – per i figli, per il buon cibo, per discutere nei caffè -, proprio come dovrebbe essere.

Bill Bryson

(Una città o l’altra, pp. 192-193)

L’importanza di una comfort zone

Non sopporto più sentire la frase “esci dalla tua comfort zone”. Mi ha rotto il cazzo e non sopporto nemmeno più chi la pronuncia.

Solitamente perché chi si permette di dirla ha il culo molto ben al sicuro in una comfort zone blindata, solida quanto un bunker e talmente grande da non accorgersi nemmeno di prosperarci beatamente.

Non è nemmeno una gran novità, chi pontifica e sparpaglia consigli non richiesti solitamente si autoconferisce Continua a leggere

Ero bambino

Parlare male dei viaggi su trenitalia riesce ad essere persino più facile che sparare sulla croce rossa.

In anni di università (e forse non solo in quelli) non ho collezionato altro che “ci scusiamo per il disagio” ma intanto dovevo comunque stare in stazione ad aspettare un treno perennemente in ritardo. Accetto le scuse Continua a leggere

Cosa rimane?

Ci sono momenti in cui vorrei semplicemente trasportarmi su di altro pianeta.

Su Marte magari. In un solo respiro trovarmi da un’altra parte, lontano, tirarmi semplicemente fuori dai giochi. Stare di fronte ad un mare rosso, da solo. Vorrei mettere una distanza enorme tra me e quelle contraddizioni insanabili con cui non riesco a venire a patti. Quel genere di pensiero che non ti fa capire da che parte stia la ragione, ammesso che esista e che qualcuno possa averla, perché alla fine dei conti tutte le parti un po’ si assomigliano.

E ti fanno schifo tutte.

Gli ideali non esistono. Sono, appunto, ideali. Stanno là Continua a leggere

#36#

A nemmeno pochi giorni dall’elezione di Trump appaiono i primi “lasciatelo lavorare“. Sapendo come era andata a finire con Berlusconi gli americani mettono già le mani avanti con le frasi fatte.