Ivan Locke (Tom Hardy) è capocantiere per una ditta edile impegnata nella costruzione di un palazzo dalle dimensioni epocali. Alla fine della sua giornata di lavoro esce dal cantiere, si toglie gli stivali, sale sulla sua Bmw e guida fino a fermarsi ad un semaforo. La freccia lampeggia ed indica a sinistra. Il semaforo diventa verde e il camion in attesa dietro la sua auto inizia a suonare il clacson chiedendo strada. Locke esita un attimo poi cambia idea, mette la freccia a destra e inizia a guidare in una direzione che verrà svelata poco per volta unicamente dai dialoghi al telefono che…e da qui in poi è meglio guardare il film.
Se Phone Booth – In linea con l’assassino di Joel Schumacher era ambientato prevalentemente in una cabina telefonica e il più nostrano Piano 17 dei Manetti Bros. era invece ambientato prevalentemente in un ascensore, Locke di Steven Knight si svolge invece esclusivamente all’interno dell’automobile guidata dal suo unico attore protagonista (un “one man film” di cui cercare fotogrammi su google può risultare alquanto buffo), operazione cinematografica affascinante sulla carta quanto potenzialmente insidiosa nella sua realizzazione e dagli esiti nefasti se consegnata nelle mani di un imbecille. Steven Knight ha sceneggiato La promessa dell’assassino di Cronenberg. Ma più di tutto, non è un imbecille evidentemente. E infatti restituisce al cinema un film decisamente prezioso ed imperdibile, se non altro per la sua singolarità, diretto in maniera impeccabile, la cui tensione è palpabile nel crescendo di avvenimenti e nei continui cambi di inquadrature e di punti di vista che riescono a conferire dinamicità ad una situazione che avrebbe potuto rappresentare l’apice di una noia mai vista (e per giunta esasperata); invece Knight riesce a farci vedere un uomo, una macchina e il traffico di un’autostrada per più di un’ora e venti senza mai romperci le palle visivamente. Un vero miracolo a detta di uno che ricorda ancora adesso con frustrazione certi momenti di The Wrestler e la staticità di Blow o dei due Che di Soderbergh. Se poi si aggiungono dei dialoghi perfetti, ben calibrati nella loro sequenza per tenere alta la dose di tensione, insieme ad una giusta colonna
sonora, sicuramente molto direzionata ma non troppo invadente, al faccione straordinario di Tom Hardy, il risultato non può che essere veramente notevole. L’istrionico attore regala una interpretazione capace di sostenere solidamente da solo un’intero film senza un cedimento di alcun tipo e si conferma capace di passare in maniera credibile a ruoli di uno spessore diverso da quelli che lo hanno reso celebre, come il violento protagonista di Bronson di Nicolas Widing Refn o il terrificante Bane ne Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (nulla a che vedere con quella mezza sega vista in Batman & Robin di Joel Schumacher [uno dei peggiori Batman mai visti al punto da far rimpiangere Adam West con la pancetta]) e che a questo punto sollecita la curiosit
à di vederlo alle prove con il recente Mad Max. Ivan Locke è un personaggio combattuto, ostinato ma anche sofferente nella sua determinazione di essere qualcuno di diverso dagli esempi che ha avuto e che ricorda molto la frase di Victor Hugo “E’ molto facile essere buoni, il difficile è essere giusti” nella sua ricerca di essere veramente “giusto” a qualunque costo, la cui drammaticità e i conflitti emergono egregiamente in ogni singola espressione di Tom Hardy che in questo film, è veramente il caso di dirlo, buca lo schermo.
Una vera rivelazione, molto sopra le aspettative.
Giudizio in minuti di sonno : Trascorsi più di due mesi (in effetti quasi tre) dall’ultimo film visto (e per giunta senza dormire) mi concedo finalmente il lusso di una proiezione privata ma il primo tentativo fallisce miseramente con una dormita secca dopo nemmeno 5 minuti ed un risveglio alla fine dei titoli di coda. Neanche ci provo la stessa sera e aspetto qualche giorno dopo. Con il secondo tentativo tutto fila liscio.
L’ho visto anch’io dopo averlo evitato un paio di volte perché non mi convinceva l’impostazione dell’one man film. Poi una sera mi sono deciso a vederlo e ne son rimasto più che soddisfatto.
È un tipo di film semplice nei mezzi ma difficilissimo da mettere in piedi, richiede una grande scrittura.
Aveva attirato la mia attenzione proprio per l’impostazione decisamente singolare anche perché questo genere di scelte possono portare ad un lavoro notevole o ad una porcata inguardabile senza nessun passaggio intermedio.. Qui, come dici tu, è andata bene proprio grazie alla scrittura..