RATATATATATATA’ BANGBANGBANG BOOM (per un quarto d’ora)
I mercenari comandati da Barney Ross (Sylvester Stallone) salvano un ricco cinese tenuto prigioniero da qualcuno in qualche parte del mondo.
Insieme a lui salvano anche Trench Mauser (Arnold Schwarzenegger).
(Lo dico giusto perché succede, non perché in qualche modo incida sullo svolgimento.)
RATATATATATATA’ BANGBANGBANG BOOM (per dieci minuti)
A missione compiuta ritornano a casa e il nuovo arrivato “Billy the kid” (uno sconosciuto e mai visto Liam Hemsworth di cui, per il mio bene, decido di non approfondire la conoscenza appena apprendo essere il fidanzato di Miley Cyrus [un fenomeno da baraccone della Disney che porta l’anello della purezza {in proposito di questa puttanata americana basterebbe guardare l’episodio di South Park “The ring“, il primo della Stagione 13} e questo mi è sufficiente per non provare alcun interesse nei confronti di questa rintronata ]) confida a Ross di non voler proseguire a lungo con loro. Se si considera che è una specie di bravo boy scout obbediente (le sue battute sono un ripetersi di “Certo Signore“, “Si Signore“, “Scusi Signore” e basta) con una storia struggente alle spalle e con un trauma profondo (tutti gli uomini del suo plotone erano morti in guerra durante un conflitto a fuoco e, come se non bastasse, al suo ritorno al campo base gli uccidono pure il cane [Mancava solo che gli strangolassero il canarino e gli pisciassero nel caffè]) e a quel punto il quadro è chiarissimo: verrà ucciso prima delle metà del film. Nel frattempo I mercenari vengono chiamati da Mr. Church (Bruce Willis) che assegna loro un nuovo incarico. I nostri prodi eroi fanno armi e bagagli e partono. Ad un passo dal compimento incappano in Jean Vilain (Jean-Claude Van Damme) che li frega, li umilia e ovviamente uccide “Billy the kid” (Non appena si sente Jason Statham dire le parole “te la caverai Billy” siamo già matematicamente certi che morirà) più che altro per motivare la restante ora di film che altrimenti avrebbe avuto pochi fatti trascinanti, considerando che dopo 5 minuti già si stava sprofondando nella noia.
Segue rapido momento di tristezza e poi parte la vendetta a cui partecipano tutti.
RATATATATATATA’ BANGBANGBANG BOOM (da poco più di metà film fino alla fine).
La fiera degli steroidi e del testosterone.
Gli stessi ingredienti (avariati cerebralmente e strapompati in palestra) già visti in “I mercenari“, si rivedono nel seguito. Nulla di nuovo quindi. Sylvester Stallone ha il portamento imbolsito con la motilità articolare di un burattino e l’espressione scema tra il cocker siliconato e il Braccobaldo bau fatto di anabolizzanti. Jean-CLaude Van Damme porta gli occhiali da sole anche nella nebbia ed è una fortuna perché quando se li toglie per lo scontro finale sembra un San Bernardo con lo sguardo di Bud Spencer. Chuck Norris è una specie di immortale ( – …dicevano che eri stato morso da un cobra reale.. – Si, eccome. Ma dopo cinque giorni di dolore straziante, il cobra è morto.) onnipotente che fa il verso alle frasi nate sul suo conto (Versione inglese http://www.thechucknorrisfacts.com/ e versione italiana http://welovechucknorris.blogspot.it/ ) che impazzavano sul web come un tormentone. Ed è questa la parte realmente divertente.
Nota dolente. Passino i riferimenti e le citazioni da gigioni ai rispettivi film di questo manipolo di redivivi dei film d’azione ma, cazzo, Sergio Leone non si tocca!! Cosa c’entra “Il buono, il brutto e il cattivo” con Chuck Norris?
Sarebbe una delle cosìdette “cagate fotoniche” se non ci fosse l’autoironia e la voglia di prendersi in giro. Nella prevedibilità di alcune frasi e passaggi ne esce qualcosa di guardabile. Ma in un momento in cui si sta facendo altro perché non è richiesta grande attenzione per seguire lo svolgimento.
Infatti oltre alla trama esigua, un paio di battute da macho e continue sparatorie, non succede un cazzo di niente e infatti non c’è altro da dire.
Giudizio in minuti di sonno : Neanche un minuto, ma il film andava mentre io lavoravo delle foto quindi non fa testo. Sono stato sveglio solo perché stavo facendo altro. Volevo qualcosa che facesse compagnia e che non richiedesse attenzione. Se avessi tenuto la televisione spenta sarebbe cambiato poco.