Nella mia ora morta

Ho un’ora morta e decido di ingannare l’attesa scrivendo un poco.

Giusto perché non credo di poterlo fare per alcuni giorni. In realtà mi è toccato arrendermi alla tecnologia e ho installato l’applicazione di wordpress sullo smartphone (si, ho dovuto comprarne uno). Me ne vergogno perché non voglio diventare uno di quei cretini che stanno sempre con la faccia rivolta al cellulare in ogni occasione (anche se whatsapp a volte pretende la mia attenzione), più che altro perché mi sono convinto che sia un utile mezzo in più per scrivere. Faulkner pare scrivesse su di una carriola in mezzo al carbone durante il lavoro. Chissà se avrebbe usato anche il cellulare per scrivere. Secondo me la poesia del gesto va un attimo a puttane ma forse quello che conta è solo sapersi adattare e usufruire delle opportunità (“Adattarsi, improvvisare, raggiungere lo scopo“).

Ho cercato di resistere, ma non sempre avrò a disposizione il pc per scrivere in giro (forse). Vedrò di non farla diventare una malattia. “L’unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi.” diceva Oscar Wilde. E nella mia testa impera l’assioma che Oscar Wilde abbia sempre ragione.

Pure quando ha torto.

Anche se scrivere da una tastiera è tutta un’altra cosa: ho ancora in mente il fracasso che faceva mio nonno con la sua vecchia macchina per scrivere. TACTACTACTAC, TRING, TACTACTAC, TRING. Si sentiva fino a metà via. Quello era scrivere. Hemingway forse scriveva così tra un marlin e l’altro. Io a quei tempi invece mi divertivo solo a incastrare i martelletti tra di loro premendo un sacco di tasti contemporaneamente. Mio nonno si divertiva meno e per tenermi buono mi regalò una macchina per scrivere elettrica (una delle prime e ultime probabilmente che non solo costava un fracco ma da bravo coglione l’avrò sicuramente rotta o mia madre l’avrà buttata) ma non c’era verso, la sua era più affascinante.

Credo che fossero tutti i suoni che produceva a rendere la ritualità del gesto così magnetica. Erano un feedback di incoraggiamento, la giusta musica per un lavoro creativo ( o meno). Ora invece io mi devo accontentare dei rumori sommessi della tastiera del pc ( e tendo pure a calcare con le dita per accentuare le sonorità) oppure neanche quelli se uso lo smartphone visto che ha il touchscreen.

I miei nipoti non mi sentiranno mai scrivere da metà via.

Comunque tra poco devo partire, non vado tanto lontano ma inizio un’esperienza nuova. Mi viene in mente il giorno della partenza per la Slovenia per il mio primo (o forse era il secondo?) congresso di Psicologia. Avevo fatto un sogno stupendo (vedi “Il sogno più bello“) e mi ero svegliato riposato come non mai. Quella notte era anche nata una delle mie cuginette e la mattina mi ero sentito stranamente in pace.

Più o meno come oggi. Mi sento positivo. E ripenso a come certe persone e il loro atteggiamento facciano la differenza. Ricordo quando avevo deciso di provare a preparare un progetto. Mi ero documentato e preparato e mi era venuta un’idea. Dopo anni di scoraggiamento la presentai con la mia consueta poca convinzione e mettendo le mani avanti dicendo che forse non aveva senso.

La risposta per me fu disarmante. Seriamente. E nella sua banalità non l’ho mai dimenticata:

Se non ci provi come fai a saperlo?

Un giro di boa per me. Per ogni volta in cui mi sembra che faccia qualcosa di inutile o che non porterà a nulla. A volte c’è anche il solo piacere di fare le cose (Non si cammina solo per arrivare, ma anche per vivere, mentre si cammina“, Goethe mi pare). Qualunque cosa possa voler dire. E a volte si ha la fortuna di incontrare persone che per vari motivi decidono di darti fiducia.

Tempo scaduto, devo andare.

12 pensieri su “Nella mia ora morta

  1. Ciao malfidato, è proprio quando faccio cose che penso essere inutili o che non porteranno a nulla, che, non solo ne ottengo un gran piacere, ma anche grandi risultati.
    Grazie per aver citato Faulkner.

Secondo me....

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