I racconti più fighi a volte hanno personaggi ombrosi e tormentati che se ne stanno da soli a bere birra o qualche alcolico, rigorosamente mentre fumano.
Non è questo il caso.
Philip Marlowe difficilmente se ne sarebbe stato nel suo ufficio o in qualche bar a bere una camomilla in una tazza di Charlie Brown. Senza nulla togliere a Charlie Brown che rimane un figo. Me lo sono pure tatuato. E’ la camomilla che proprio non funziona. Almeno fosse stata una tisana un po’ ricercata, di quelle con quei nomi roboanti e orientali per darsi un tono.
Invece no.
Ma non ha senso abbellire la realtà. Quello che rende la realtà così bella è la sua assurdità. O forse la rende solo ironica.
Probabilmente bellezza e ironia sono la stessa cosa.
A parte questo e svariate giornate infernali, che viste da fuori potrebbero avere una certa ironia (in fin dei conti a fare la differenza è il modo in cui si racconta un fatto, non è il fatto in sé ad essere drammatico o meno), quello che c’è di ricorrente nell’ultimo anno è l’ascolto di una canzone.
Una cosa che ho imparato di recente è di non trascurare quello che mi possono comunicare le canzoni. A volte mi limito a sentirle mentre viaggio in macchina con poca attenzione, come un sottofondo, a volte le cerco su youtube mentre sono al bagno o mentre sono seduto in giardino a fissare il soffitto del terrazzo, ignorando bellamente il tramonto all’orizzonte.
Però se le cerco è perché spesso sono l’esatta descrizione di come mi sento, se mi impegno ad ascoltare il testo in modo da cogliere meglio quello che provo.
Curiosamente non è una novità.
Se penso a cosa ascoltavo in certi frangenti della mia vita e provo a pensare alle traduzioni, i testi non sono altro che la descrizione di quello che stavo provando, anche se molto inconsapevolmente.
Come dire “cercare qualcosa senza saperne il motivo”.
Da qualche parte ho scritto che se dovessi descrivere come mi sento risponderei “come quello che c’è tra il minuto 3.15 e il minuto 4.43 di Time“. Oggi ho provato a leggere più attentamente il testo. La strofa che termina al 3.15 è la seguente:
Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain.
You are young and life is long and there is time to kill today.
And then one day you find ten years have got behind you.
No one told you when to run, you missed the starting gun.
Quando riprende a cantare al minuto 4.43 questo è quello che dice.
So you run and you run to catch up with the sun but it’s sinking
Racing around to come up behind you again.
The sun is the same in a relative way but you’re older,
Shorter of breath and one day closer to death.
Oggettivamente l’idea di aver perso il colpo d’inizio non è che mi tranquillizzi rispetto alle mie ansie o mi faccia sentire meno malinconico (le volte in cui percepisco malinconia) rispetto all’esistenza (credo) ma l’idea di collocarmi emotivamente tra quelle due strofe, nonostante tutto, mi ha rincuorato in parte.
Perché, se sono in mezzo, forse sono ancora in tempo.