Aldo Chimenti (Fabio de Luigi) è un ragioniere raccomandato sposato con Marisa (Silvana Fallisi), una poliziotta invasata che riceve consigli da un personaggio televisivo (Neri Marcoré) tipo Callaghan (o forse più sullo stile di “Milano trema”, tanto per dire il primo titolo a caso di tutta quella sequela anni ’70 di film con sbirri cazzuti), ma sono in crisi matrimoniale. Aldo è pure un bacchettone baciapile e quando incontra Biagio (Michele Bottini), comunista male in arnese non particolarmente coraggioso (e per questo soprannominato “Scapuma”) la sua vita avrà cambiamenti che..e da qui in poi è meglio lasciar perdere il film.
Credo di non aver letto la trama con la dovuta attenzione e di averlo preso in considerazione perché pressato dallo scorrere del tempo e dalla necessità di trovare un film di rimpiazzo che fosse minimamente dignitoso, per un evento in cui la richiesta base era la presenza della lingua italiana e dei sottotitoli.
Certo, da nessuna parte si faceva cenno alla “qualità” ma moralmente mi sento sempre responsabile di proporre qualcosa che sia perlomeno accettabile (nel senso ampio).
Ecco, di fronte a questo obiettivo implicito, l’unica risultante possibile è un FAIL di enormi dimensioni.
Un aldo qualunque è infatti decisamente troppo lineare e scontato per essere annoverato tra i film trash e pure nettamente troppo banale per finire nell’elenco dei film trascurabili ed inutili. Sono poche (siamo sinceri, nessuna) le scene in cui si ride, probabilmente a causa di una trama esile e prevedibile per nulla aiutata dall’interpretazione sotto la media di tutti gli interpreti. Si salvano solo Giuseppe Battiston e Neri Marcoré ma senza per questo meritare particolari onori in un cast veramente di bassissimo livello. De Luigi come attore non convince quanto nelle performance comiche televisive perché risulta sempre impacciato ed uguale ad ogni suo ruolo successivo e precedentemente interpretato (peraltro in maniera posticcia e caricaturistica), in cui si attesta sempre nell’area della macchietta piatta, Michele Bottini oltre a questo film non ha giustamente fatto praticamente un cazzo (mi guardo bene dal considerare la partecipazione ad un film di Fabio Volo)
per quanto è anonimo e insipido mentre Silvana Fallisi è semplicemente fastidiosa (come sempre del resto).
Piccolo cameo di Omar Pedrini (chitarrista della storica band Timoria) nella parte del prete rock che non è da buttare ma si ferma alla sola presenza senza avere particolari guizzi d’estro o di fantasia. E’ li e li sta, senza fare un cazzo di nulla.
Il film non ha portato fortuna ai Timoria perché Un aldo qualunque sul treno magico, che è la colonna sonora, è stato anche l‘ultimo album della band. “Per fortuna!”, bisogna aggiungere, perché se lo si confronta con Senza Vento o 2020 (quando la voce era ancora quella di Francesco Renga) vengono i conati ad ascoltare quanto fossero diventati la caricatura di sé stessi.
Ed è per questo che è meglio si siano fermati.
Un po’ come Dario Migliardi che, grazie a dio, dopo Un aldo qualunque ha interrotto la sua “carriera” di regista.
Un film palloso e deludente che vorrebbe darsi qualche slancio introspettivo ma fallisce miseramente in un nulla di fatto. Una solenne perdita di tempo che non merita nemmeno siano spese troppe parole perché totalmente incosistente e piatto, tirato avanti su talmente pochi presupposti da far sembrare l’aria fritta un pietanza prelibata e sostanziosa.
Inutile e insignificante quanto un secchio d’acqua lanciato nell’oceano: non cambia nulla e non fa alcuna differenza negli equilibri del mondo.
Ma potrebbe fare la differenza negli equilibri del vostro tempo se malauguratamente decideste di perdere un’ora e mezza della vostra vita dietro a questo film e non a costruire monumenti equestri con gli avanzi di trippa al verde della sera prima.
Giudizio in minuti di sonno: Sveglissimo perché non potevo dormire. Mica posso far guardare agli altri delle cazzate e non soffrire con loro, eh..