Ci ritroviamo

Ci ritroviamo.

Non è per la miopia o gli occhiali sporchi che non riesco a mettere a fuoco il tuo volto. Hai sempre avuto qualcosa di appannato e indefinito nei contorni dei tuoi lineamenti, una zuppa in cui gli ingredienti si impastano in una poltiglia amorfa. Vorrei arrivare a stringere la tua guancia tra il dorso delle mie dita ma ancora non riesco a capire se voglio farti una carezza o schiaffeggiare la tua faccia. Se non vedo il tuo volto non posso capire chi sei, non posso osservare le tue espressioni, il modo in cui inarchi le sopracciglia, la posa con cui le tue labbra si incurvano, il tuo modo di stupirti, di arrabbiarti o di mentirmi. Il tuo volto non è nè nitido nè pulito. E’ confuso dietro ai miei occhi. La voragine che si apre tra noi sembra risucchiarmi inesorabilmente ogni volta, eppure ancora mi ritrovo sempre aggrappato a questo bordo intento a contare il tempo trascorso a riempire un vuoto d’animo rincorrendo svolazzanti petali viola. Inutile abisso, ti riempirei di ogni cosa disponibile ad uscire dalle mie tasche e dalla mia testa fino a colmarti come una discarica. Quando ti riapri il terreno che si sbriciola sotto i miei piedi mi obbliga a fissare il buio sotto di essi mentre la tua fame bulimica non si sazia di pelle scarna ma patisce i morsi irrefrenabili della tentazione di inglobarmi fino a farmi scomparire di nuovo. Ti getto delle piccole ossa nella speranza di distrarti ma sento che non possono essere sufficienti. Solo allora mi accorgo che cammino in mezzo ai binari del treno giocando a fare l’equilibrista orgoglioso di non cadere e intento a fare attenzione ad ogni piccolo passo che delinea la mia direzione, ma ancora non capisco che si tratta di un esercizio fittizio fatto di sforzi inutili perché non sto passeggiando sopra una fune e non potrò mai cadere.

Per questo non mi accorgo del vero pericolo che arriva fischiando alle mie spalle.