Lame di violenza improvvisa : l’ultima voce

Non so bene da che parte iniziare perché sono un attimo di corsa quindi andrò a casaccio, a flusso di coscienza e magari nemmeno riuscirò a terminare questo post o a dire tutto quello che vorrei dire. Ho scritto una raccolta di racconti intitolata “Lame di violenza improvvisa” e oggi mi è arrivata la versione cartacea che ho approvato per la distribuzione che dovrebbe iniziare (su Amazon e forse altri) tra 6 settimane. Quello che richiedevano c’era e non sono stato a riguardarla tanto altrimenti sicuramente avrei avuto l’impeto di fare ulteriori correzioni che avrebbero portato ad altri ritardi.

Lo ammetto.

Mi sono emozionato quando Continua a leggere

A sangue freddo

Un paio di di settimane fa, in preda alla noia musicale imperante tra le mie orecchie, decido di affrontare qualche gruppo italiano (che mediamente non apprezzo con particolari entusiasmi) visto di sfuggita sui social network. E capito sul video di “A sangue freddo” dei Teatro degli orrori. A naso pensavo avesse a che fare con il romanzo di Truman Capote, che per giunta mi attende sul comodino, ma vengo contraddetto subito dalle prime frasi dette dal cantante, una surreale simbiosi estetica tra Carmelo Bene e Franco Franchi.

E questa sarà l’unica frase in cui mi concederò un piccolo slancio di ironia, perché la canzone è veramente potente. Specialmente dopo Continua a leggere

Luddismo semplicistico della domenica al supermercato

Ieri sono andato nella tomba del mondo moderno : il centro commerciale (vedi “Soffitti, attese, stupidi e illuminazioni” per capire quanto mi stiano sulle palle questi posti). La domenica ci si ritrova tutti lì perché non si sa che cazzo fare (avrai avuto mille altre valide alternative [infilarmi le dita nel naso, dormire, leggere, contare i fili d’erba..] ma c’era da fare la spesa), trovo che siano dei luoghi alienanti ma ogni tanto bisogna andarci.

Se non altro per comprare da mangiare e guardare altri zombie come me.

Comunque, appena entrato mi presentano l’innovazione della domenica (in tutti i sensi) : previa registrazione (nulla di nuovo) nei loro database con la famosa “carta fedeltà” , ti viene dato Continua a leggere

Le ho mai raccontato del vento del nord – Daniel Glattauer

Stavo leggendo i Dialoghi di Confucio (o come dice Guzzanti : Combuscio) ma sentivo l’esigenza di qualcosa di più leggero. Tra le mani mi capita questo romanzo come regalo per il compleanno e quindi ho interrotto subito Confucio che può tranquillamente aspettare.

La saggezza ha bisogno di tempo per sedimentare.

Emma Rothner (Emmi), felicemente sposata con un insegnate di piano e con due figli, invia una mail per disdire l’abbonamento ad una rivista ma sbaglia indirizzo e scrive a Leo Leike, psicolinguista appena lasciato dalla fidanzata Marlene (“Dopo cinque anni di un presente senza futuro, ho trovato finalmente l’imperfetto.“). Questo accidentale scambio di corrispondenza diventa in realtà il pretesto per approfondire la conoscenza e iniziare un lungo gioco Continua a leggere

Tempo Vischioso

Bauman mi è sempre stato un poco sui coglioni. Principalmente perché mi dà l’impressione di essere uno di quelli che dopo aver avuto una buona intuizione iniziano ad usarla per qualunque cosa gli capiti a tiro. Amore liquido, modernità liquida, vita liquida, paura liquida, mondo liquido, idraulico liquido e che due palle! Liquide anche loro, probabilmente. Innegabile l’originalità (magari invece l’ha rubato a Camilleri [“La forma dell’acqua“]) delle sue teorie (benché ne abbia incontrato una parte infinitesimale in maniera diretta) però, insomma, dopo un po’ sembra di trovarsi sempre di fronte alla stessa identica cosa.

Ricordo però di aver letto un suo libro Continua a leggere

Limiti di tolleranza

Ci si rende conto sempre troppo tardi che qualcosa è finito.

E non è quando sei seduto sul gabinetto ad osservare un rotolo di carta igienica esaurita che vorresti fare questa scoperta. Mi ritrovo proprio in quel punto e mi chiedo, come diceva la maglietta di un mio amico, “What would McGyver do?”.

Ormai quando mi chiedono “come va?“, se c’è confidenza, mi prendo il lusso di dire “rasentiamo la merda, ma potrebbe anche andare peggio” anche se non mi è dato immaginare come. Continua a leggere

Le due giornate di Milano (Cinque mi sembravano troppe)

In questo periodo ho un gran bisogno di fuggire e di andarmene lontano, in altri posti. Lontano dall’essermi reso conto che certi lavori non li farei nemmeno per 4000 euro al mese e mi ritrovo a farne uno di questi per molto meno. Però, come mi ripeto di frequente, “potrebbe andare peggio potrebbe piovere“. Così sono partito e me ne sono andato a Milano a farmi un giro per qualche mostra, giusto per obbligare il mio cervello a fare qualche sforzo diverso dal leggere o dormire davanti ad un film.

Mi portano in Piazza Scala – Gallerie d’Italia, la cosa che mi stupisce più di tutte è quella parola che mai si sente dire all’entrata dei musei : gratis. Continua a leggere

Da “Blade Runner” a “Blade Gunner”

Il sottotitolo trito e ritrito avrebbe potuto essere “parabola discendente di un grande campione dello sport” oppure “caduta di un mito” o chissà quale altra frase sentita fino alla nausea ma voglio risparmiarlo, più che altro a me stesso perché detesto le frasi fatte.

Il cattivo gusto del titolo lo devo al “The citizen“, sentiti complimenti, veramente.

Oscar Pistorius è evidentemente colpevole, resta solo da capire Continua a leggere

Dimesso un papa..87

Alla notizia delle dimissioni del papa inevitabilmente due cose vengono subito alla mente : i versi di Dante del III canto dell’Inferno riferiti a Celestino V (“Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, / vidi e conobbi l’ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto.” ) e il film “Habemus papam” di Nanni Moretti. E non sono stato da meno.

Il collegamento era scontato.

Mi considero ateo Continua a leggere

Potrei essere su Marte

Il mio gatto è irriducibile. Prima o poi gli dedicherò un post (ci sto pensando da alcune settimane, ho già pronto il titolo) perché le sue idiosincrasie meritano di essere raccontate. Sono otto giorni che deve stare in casa con il collarino perché ha preso l’otite e gli acari nelle orecchie e per lui la cosa rappresenta una tortura. Anche per noi. Sono otto giorni che non viviamo. Miagola insistentemente e ripetutamente con la cadenza di un metronomo. Ogni cinque secondi. L’ho cronometrato. A volte aspetta dieci secondi. Ma dopo fa due miagolii di fila per recuperare. Continua a leggere