Eva (Julia Louis-Dreyfus) lavora come massaggiatrice a domicilio, ha una figlia adolescente ed è divorziata. Una sera va ad una festa insieme all’amica Sarah (Toni Collette) e al marito di lei, Will (Ben Falcone), ed è proprio in questa occasione che incontra sia la poetessa Marianne (Catherine Keener), la quale diventa subito sua cliente, che il brillante Albert (James Gandolfini) con cui esce a cena qualche giorno dopo. Quello che inizialmente Eva ignora è che Albert e Marianne si conoscono molto bene..e da qui in poi è meglio guardare il film.
Penultima interpretazione del compianto James Gandolfini, che morì quello stesso anno di infarto prima della distribuzione ufficiale nelle sale americane, Non dico altro trova la sua collocazione a metà tra commedia degli equivoci e commedia romantica senza particolari pregi o punte di eccellenza. Registicamente il film scorre bene, senza punti morti ma nemmeno senza grandi guizzi narrativi o mirabili trovate d’ingegno. Su entrambi i lati, equivoci e romanticismo, pare fiacchino, però ha il pregio di mettere in scena una storia d’amore tra cinquantenni divorziati e tutte le loro difficoltà del caso nell’incontrarsi con altre persone. Entrambi i protagonisti si mettono in gioco per cercare di ricostruirsi un’esistenza appagante, senza adagiarsi nell’idea che possa essere troppo tardi. L’errore in cui cade Eva è quello di non fidarsi tanto del proprio intuito, dei sentimenti che prova, per appoggiarsi a quelli degli altri e ad attribuire un peso ad un passato in cui lei prova a scavare finendo per farsene influenzare malamente. La conseguenza è quella di non vedere più Albert come un uomo spiritoso, brillante, anche nel suo essere sottilmente malinconico, e con cui lei trova una certa intesa, ma di scorgere in maniera disturbante una serie di difetti che fino a quel momento non lo erano. Permette a influenze esterne di entrare nella loro
relazione, “avvelenandola“, e autorizzandole a turbare una felicità arrivata con semplicità ed immediatezza, snaturando la loro relazione al punto da riproporre schemi che non le appartengono ma che invece a lui risultavano molto pericolosamente famigliari.
Cast senza infamia e senza lode, molto sottotono e non particolarmente adeguato. Julia Louis-Dreyfus è credibile a tratti ma piuttosto fastidiosetta negli atteggiamenti, trascurabili tutti gli altri. Prima di tutti Toni Collette, decisamente migliore in About a boy e come doppiatrice nello splendido Mary and Max, alla stessa maniera di Catherine Keener su cui non c’è molto da dire. Discorso a parte per James Gandolfini che seppur lontano da un’interpretazione memorabile, è comunque credibile e a suo agio nei panni di un Albert a cui riesce a dare spessore e una varietà umana che non lasciano dubbi sulla sua bravura. Per quanto riguarda la regia, Nicole Holofcener chi?
Senza dubbio non un film imperdibile ma nemmeno da buttare, uno di quelli da uggiose domeniche pomeriggio di pioggia, senza troppe domande, con qualche romanticheria sentimentale ma senza esagerare. Dimenticabile in un giorno e da non cercare per colmare qualche lacuna cinematografica irrimediabile, al massimo per occupare il tempo.
Diciamo pure che vale la pena solo per vedere Gandolfini.
Giudizio in minuti di sonno: Visto al primo tentativo, appunto in uggiosa domenica pomeriggio di pioggia, con qualche rapido assopimento post prandiale di cinque minuti non di più.
Me lo guarderò il prima possibile.
Si, io non mi affannerei a cercarlo, però ci sta..