Nick ha diciotto anni, suona il basso in una band queercore (punk rock dichiaratamente gay) ed è appena stato lasciato dalla ragazza, Tris. Mentre sta suonando ad un concerto vede la ex tra il pubblico insieme ad un altro ragazzo e allora, al termine dell’esibizione, chiede a Norah, una perfetta sconosciuta del pubblico, di fingere per cinque minuti di essere la sua ragazza e di baciarlo. Norah sta al gioco, salvo poi scoprire che Nick è “lo scarto” della sua amica Tris. Il malinteso tuttavia non impedisce ad entrambi di passare una serata tra imprevisti, vecchie fiamme che si intromettono e una Yugo che non si vuole mai mettere in moto.
Romanzetto adolescenziale e molto sdolcinanto scritto a quattro mani che, nel complesso, riesce ad essere molto più dignitoso del miglior Moccia e Fabio Volo (o peggiore che dir si voglia) e tutta la pletora scadente di epigoni melensi che proliferano in libreria sbrodolando mielosi di presunti amori profondi che vengono poi trattati in maniera vuota e banale. Proprio per questo motivo, alla fine, Nick & Norah non risulta nemmeno sgradevole, pur con la premessa che si sta viaggiando in una lettura superficiale e senza pretese. Del resto, un po’ ci si affeziona ai due protagonisti, se non altro per le risonanze adolescenziali che ritornano alla mente. Quelle degli ormoni che galoppano, la confusione, le ambivalenze, l’attrazione verso l’altro senza sapere bene che cosa vorresti di preciso ma, per citare un altro romanzo, sai che lo vorresti proprio tanto. Il periodo anche delle sofferenze per le relazioni che si interrompono e quello delle serate imprevedibili in cui l’orizzonte è carico di speranze perché tutto può ancora succedere. Da adulti, o presunti tali, dentro questa lettura in alcuni frangenti fa capolino un poco di nostalgia sorniona, pur nella consapevolezza che ci si sta intrattenendo (e nulla più) con una storia piacevole, per quanto prevedibile, che comunque ha qualche guizzo di originalità e spunti autentici che la rendono lontana da una rappresentazione macchiettistica.
Nel 2006, ai tempi in cui era uscito, probabilmente questo romanzo aveva il suo mordente sugli adolescenti, specialmente perché cita un panorama musicale allora attuale ma che ormai non è più sulla cresta dell’onda ed è diventato inevitabilmente vecchio (sigh). Leggerlo a sedici anni ora significherebbe non avere più gli stessi riferimenti specialmente perché nessuno ascolta più il punk ma la trap. In un certo senso è un Jack Frusciante è uscito dal gruppo più patinato anche se, ad ora, entrambi farebbero lo stesso effetto di datato. Certo, alcune dinamiche non cambiano e le esperienze sono comuni a tutti, ma il background è inevitabilmente mutato rapidamente. In Nick & Norah si cita anche lo Straight Edge che, ad ora, lo si sente quasi solamente da Zerocalcare.
Lo stile di scrittura è piuttosto anonimo e senza brillare ma scorrevole anche se a tratti tende a diventare troppo adolescenziale per quanto, avendo due adolescenti come protagonisti, non si può di certo scrivere in un linguaggio altolocato. Tutto il romanzo è scritto in prima persona alternando capitolo per capitolo il punto di vista di Nick e quello di Norah (scritti rispettivamente da David Levithan e Rachel Cohn che, ci tengono a precisarlo, non sono i loro personaggi) ed è una scelta che funziona perché permette di aprire diverse porte a personaggi secondari, mantiene un andamento molto dinamico e gioca su di un confronto di prospettive e sulla difficoltà di comunicazione rispetto ai proprio bisogni che, capita, vengano espressi con il contrario di quello che si vorrebbe. Motivo per cui tra ragazzi e ragazze proprio non ci si riesce a capire in adolescenza.
Poi chissà, forse crescendo la situazione addirittura peggiora.
Da questo romanzo è stato tratto l’omonimo film di Peter Sollet con Micheal Cera (allora sulla cresta dell’onda per Juno) e Kat Dennings (al contrario meno nota ma in ascesa) che lo riprende praticamente in tutto e per tutto, se non con alcune modifiche che lo rendono “leggermente diverso” il libro e non “totalmente diverso” dal libro come accaduto per esempio con Drive.
Piacevole, per ricordare come ci si sente da innamorati e quanto sia bello esserlo. Anche quando è difficile e per nulla chiaro.
P.S. La copertina del libro è la stessa del film, normalmente non comprerei mai un’edizione del genere ma costava la metà e non stiamo parlando di avere una copia de I Miserabili.