Lo psicoterapeuta Francesco (Marco Giallini) dopo la separazione dalla moglie ha cresciuto da solo le tre figlie. Ormai adulte, Marta (Vittoria Puccini) gestisce una libreria ed è innamorata di uno scrittore (interpretato da un Antonio Manzini quasi indistinguibile da Alessandro Bergonzoni), Sara (Anna Foglietta) è omosessuale ma sfortunata con le donne e quindi vuole provare ad uscire con gli uomini pensando che la situazione possa migliorare mentre Emma (Laura Adriani), diciottenne, ha una relazione con Alessandro (Alessandro Gassmann) il quale ha trentadue anni in più di lei e sta affrontando la fine del suo matrimonio. Tanto Francesco è un riferimento per le figlie in ambito sentimentale quanto a sua volta è imbranato con le donne. Innamorato di una sconosciuta che incontra ogni giorno al bar, non ha il coraggio di farsi avanti e..da qui in poi è meglio guardare il film.
Se Tutta colpa di Freud ha ricevuto diverse nomination ai David di Donatello o Nastri d’Argento senza vincerne nemmeno uno un motivo in parte ci deve essere.
Intendiamoci, è decisamente un film piacevole e godibile, per quanto leggermente inferiore a Perfetti sconosciuti e semplicemente su di un diverso piano rispetto a The place, ma tuttavia non è ancora abbastanza convincente da accaparrarsi qualche premio. Confrontandolo con la produzione precedente, la sensazione è che il percorso di Genovese sia stato decisamente in ascesa e in miglioramento, anche se dopo un inizio già di suo decisamente molto originale (Incantesimo Napoletano). La pecca principale di Tutta colpa di Freud è quella di porsi, in alcuni frangenti, in maniera troppo farsesca e sopra le righe, seppur utilizzando una formulazione divertente e fruibile. In particolare le interazioni delle tre figlie con il padre risultano, a tratti, troppo artefatte per risultare credibili e, nelle scene in cui si trovano ad interagire tutti insieme, sembra regrediscano a stadi di cretinismo infantile senza speranze. L’intenzione di ricercare la risata con la farsa
va dosata con cura per non rischiare la banalità o la posa prevedibile della macchietta con battute scontate e telefonate. Si tratta però solo di alcuni piccoli frangenti e di una sensazione di sottofondo, come avvicinarsi pericolosamente ad una soglia di rischio senza mai varcarla, perché, per il resto, la visione scorre senza eccessivi problemi, piacevolmente, con alcuni sorrisi e qualche risata che rientrano nelle regole del gioco di creare volutamente degli eccessi paradossali con cui sottolineare l’intenzione comica, tipica della commedia. A tenere in piedi il tutto per quasi due ore c’è comunque un buon plot e un intreccio di diverse storie riuscite che rende il tutto interessante e senza momenti di noia.
Alla fine una commedia di buon livello, sostenuta soprattutto dagli interpreti, Marco Giallini prima di tutti e Claudia Gerini, ma anche dalle comparsate riuscite di Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Paolo Calabresi. Brave Anna Foglietta, Vittoria Puccini e Laura Adriani e anche Alessandro Gassmann, per quanto tenda sempre a rifare un po’ se stesso in tutti i film risultando sempre uguale, pur se convincente. Tra tutti, però, il migliore è sicuramente Vinicio Marchioni che nel suo ruolo è quello che brilla più di tutti grazie ad una interpretazione decisamente notevole, motivo per cui il suo personaggio è quello che rimane più impresso, forse anche per la particolarità della sua storia.
Riuscita commedia all’italiana in buono spolvero, con tanto di tipica amarezza che è da sempre il marchio di fabbrica del genere.
Al momento Paolo Genovese è uno dei migliori nel genere, quindi si va a colpo sicuro.
Giudizio in minuti di sonno: Due tentativi a vuoto con stato comatoso dopo meno di mezzora. Recuperato per una terza volta e visto in un’unica visione. Incredibile!
Tutta colpa di Freud fino a quando non si figlia, direi.
Eventualmente.. 😀