Charles Bovary è un ufficiale medico che dopo essersi sposato rimane vedovo. Un giorno si reca in campagna a curare il Signor Rouault e si invaghisce della figlia, Emma, che successivamente sposa. I due però non si dimostrano particolarmente affiatati: per quanto Charles sia premuroso, ai limiti della più cieca ingenuità, Emma non è soddisfatta della vita che conducono e aspira a raggiungere quello status altolocato e quelle passioni di cui si è riempita leggendo romanzi. Poco alla volta l’insoddisfazione si trasforma in un malcelato disprezzo che solo Charles non riesce a cogliere, preso com’è dalla sua dedizione per la moglie. Rimasta incinta, Emma è inquieta anche al termine della gravidanza e inizia a cercare emozioni altrove, facendosi corteggiare prima dallo studente Léon, il quale si trasferisce in un’altra città, e poi dal ricco Rudolphe che, invece, la lascia poco prima di una fuga pianificata con una specie di supercazzola imperitura di quelle che vengono usate ancora adesso, solo con termini molto più letterari e aulici. Emma impiega del tempo per riprendersi e nel frattempo inizia a spendere molti soldi all’insaputa del marito contraendo enormi debiti. L’incontro con Léon all’Opera sarà il pretesto per riprendere la relazione ma anche per proseguire in una spirale che sempre più si stringe intorno al destino dei Bovary.
Considerato uno dei capolavori della letteratura francese ed ispirato a fatti di cronaca realmente accaduti, destò parecchio scalpore ai tempi della pubblicazione in quanto considerato osceno per via dei ripetuti adulteri di Emma.
Motivo per cui, molto probabilmente, divenne invece un enorme successo.
Nonostante questo non sono riuscito ad apprezzarlo. Complici forse diverse distrazioni e pensieri, è stato veramente difficile farsi coinvolgere da questo romanzo, ad eccezione della prima parte e di quella finale che tuttavia risulta, negli ultimi capitoli, un poco trascinata per portare ad una conclusione che chiudesse il cerchio di tutto. Il romanzo avrebbe tranquillamente potuto interrompersi alcuni capitoli prima invece si prosegue per dare i destini di tutti, un po’ per completezza e un po’ per chiudere tragicamente rispetto a quanto le azioni ricadano sugli altri, aumentando le colpe di chi non c’è più e vittimizzando ulteriormente chi ha subito. Emma Bovary non è un esempio edificante e allo stesso tempo risulta piuttosto faticoso sostenere la sua parte, tuttavia, nella realtà lascia piuttosto indifferenti, quando non suscita addirittura pena o disprezzo. Il vuoto della sua anima, le sue ambizioni capricciose, il suo atteggiamento sprezzante, la rendono invisa ad ogni forma di empatia ma anche contemporaneamente patetica nella spasmodica ricerca di colmare un vuoto interiore attraverso i fasti del nulla. L’amore non è salvifico, perché non ha niente di reale, è solo una fuga dal guardarsi dentro e dalla noia senza speranze, dall’abisso scavato dall’apparenza e dalla necessità di abbellire con orpelli ciò che non ha alcuna sostanza. Nelle altre persone Emma cerca solo ed esclusivamente sé stessa e la soddisfazione di un riconoscimento irraggiungibile, in cui tutti sono allo stesso tempo indispensabili e sostituibili, mezzi con cui raggiungere i suoi obiettivi, motivata da una forza che può essere solo la disperazione o, chissà, la rabbia.
Di per sé non entusiasma come potrebbero fare altri classici, anzi, spesso ci si perde tra la noia e la fatica di seguire. Rompe parecchio i coglioni in alcuni frangenti al punto da desiderare solo che si arrivi alla fine. Del resto la narrazione richiede i suoi tempi e molta parte sembra anche una necessaria preparazione alla conclusione, la quale deve essere costruita nelle tempistiche adeguate al fine di essere molto più efficace…ma ciò non toglie tutto il resto.
Sicuramente un capolavoro secondo altri (magari se contestualizzato), e come tale va letto, ma si può anche iniziare da capolavori differenti, tanto ormai l’adulterio, nell’era del porno e dei tradimenti, non stupisce più nessuno ma, del resto, rimane una storia imperitura.
Controverso; forse la modernità più grande e attuale è sputtanare la vacuità dell’arrivismo borghese senza tante giustificazioni (e in questo ci sta il suscitare sdegno o – oggi – nausea). Non il peggiore, cmq.
Auguri di buon anno nuovo.
Hai assolutamente ragione ma nonostante questo l’ho trovato poco incisivo. Ho letto tutta questa critica ma non sono riuscito a farmi coinvolgere.
Non ho un metro di paragone perché è il primo che leggo di Flaubert. Diciamo che stando sui francesi preferisco senza dubbio Hugo o Zola..
Tanti Auguri di Buon Anno Nuovo anche a te!