Ernesto (Marco Giallini) e Filippo (Alessandro Gassmann) sono due professori che si ritrovano ad insegnare nello stesso liceo. I due si conoscono molto bene perché in gioventù si erano contesi l’amore di Marianna (Carolina Crescentini), dietro cui la loro amicizia si ruppe a causa di un dissidio. Molto diversi tra di loro, antiquato e rigido il primo quanto iperimmerso nella tecnologia il secondo, affrontano l’istruzione con due modalità totalmente contrapposte, all’insegna dello studio sui libri per uno e dell’utilizzo di app l’altro. Quando si ripresenta Nina (Teresa Romagnoli), la figlia di Marianna, propone loro una scommessa da girare sotto forma di documentario: Ernesto dovrà iniziare ad usare le tecnologia e i social mentre Filippo dovrà invece rinunciarvi completamente e..da qui in poi è meglio guardare il film.
Spunto narativo potenzialmente interessante ma incastrato in una realizzazione complessiva decisamente fiacca e prevedibile.
Le situazioni comiche partono già stanche in partenza, escluse un paio di scene, risultando nel complesso banali e senza particolare inventiva. Semplicemente non si ride. Lo sviluppo generale non si discosta mai da un livello così superficiale da risultare prepotentemente piatto e monotono, quando non fastidiosamente artefatto. Eppure l’argomento si presta bene, per la sua attualità, a diversi sviluppi e approfondimenti (anche in chiave ironica) rispetto a temi importanti, per esempio in riferimento alla dipendenza da internet, al bullismo digitale, la violazione della privacy, il revenge porn, invece si sfiora fugacemente la superficie dell’acqua senza muovere nulla.
Nel complesso, appare totalmente inconsistente eppure riesce anche a lasciare in contemporanea la sensazione che si sia buttata tanta carne al fuoco senza avere la capacità di cucinarla. Tant’è che viene tolta subito dalla cottura e servita cruda.
L’unico momento che lascia intravedere un messaggio meno superficiale è lasciato allo sfogo di Nina davanti alla videocamera perché non si perde in orpelli o salamelecchi riempitivi ma va dritta al punto della questione, cercando di dare uno spessore diverso rispetto all’esigenza fondamentale di un adolescente che non sia necessariamente solo materiale.
Tuttavia si tratta però di un momento poco incisivo che va a perdersi nel generale clima buonista, farsesco e tirato per le orecchie solo per far andare tutto come ci piacerebbe. Dal punto di vista della regia ci sono alcuni passaggi ridondanti e pesanti, in particolare l’inizio e la fine, quando si deve fare lo spiegone introduttivo e quando si va a chiudere la vicenda. Si tratta niente più di lungaggini superflue distribuite ad hoc per ingrassare il film e renderlo conseguentemente ancora più indigesto di noia. A tratti rischia di essere di poco sopra i cinepanettoni. Molto interessante, invece, la scelta visiva usata per rendere l’idea degli anni che passano nella crescita di Nina, originale e di effetto. Qualche intuizione alla fine c’è, infatti Viva l’italia, seconda regia di Massimiliano Bruno (apprezzatissimo nel ruolo di Borro nella serie Coliandro!), sembrava decisamente superiore rispetto a Beata Ignoranza e quindi girata da chi di buoni spunti può tranquillamente averne.
Cast decisamente sottotono. Alessandro Gassmann è appannato e praticamente inesistente, sempre sulla stessa riga interpretativa; Carolina Crescentini, che pure ha dato buone prove in film come I demoni di San Pietroburgo, Generazione 1000 Euro, L’industriale (per quel che mi sembra di ricordare visto che, stranamente, mi ero addormentato) e Boris (serie e film), qui è veramente poco credibile e giunge pure stucchevole e melensa, quando non addirittura fastidiosa; l’unico a tenere banco dignitosamente è Marco Giallini che, per quanto leggermente sopra le righe, rappresenta l’unico propellente del film. Ha fatto tanta strada dai primi film come L’odore della notte e L’anno prossimo vado a letto alle dieci (entrambi molto belli), si trova nel pieno della meritata parabola ascendente che lo sta portando ad ottenere diversi ruoli, riuscendo a conferirvi ogni volta un quid in più. E si vede!
Anche quando si tratta di pellicole non eccelse.
Lascia veramente poco e non è nulla di memorabile ma, a necessità di poco impegno e svago da sovraccarico cerebrale, risponde egregiamente.
Da guardare per le serate da disimpegno totale, quando non si vuole sforzare troppo la testa. Ma proprio per niente.
Giudizio in minuti di sonno: Sveglissimo e veramente motivato a guardarlo per necessità estrema di leggerezza, cedo per dieci minuti verso metà e perdo una svolta che mi faccio spiegare e recupero dopo.
L’ha ribloggato su Alessandria today.