La guerra delle Falkland è terminata da un anno, Shauwn Field (Thomas Turgoose) è un ragazzino di 12 anni vittima di bullismo. Deriso dai compagni per i suoi abiti, trascorre le giornate da solo fino a quando non incrocia dei ragazzi skinheads. Uno di loro in particolare, Woody (Joseph Gilgun), vuole riparare alle prese in giro rivoltegli dai suoi compari quindi lo invita a trascorrere una giornata con loro e poi ad entrare nel gruppo, in cui Shauwn viene bene accolto. I ragazzi di cui ne fanno parte sono infatti molto eterogenei per gli ambiti di appartenenza culturale, non limitati solo alla scena skinhead ma spaziano verso altri background, prevalentemente identificabili dagli abiti che indossano o dal look: Rude Boy, Oi!, Herbert, New romantic, ma ciononostante sono molto uniti tra di loro. Gli equilibri interni vengono però sconvolti dal ritorno dalla prigione di Combo (Stephen Graham) il quale si riprende il ruolo di capobanda e impone una nuova linea politica improntata al razzismo e al nazionalismo. Non tutti sono concordi e la banda si spacca a metà, Shauwn decide di restare e…da qui in poi è meglio guardare il film.
Erano almeno una decina di anni che cercavo di vedere questo film, incuriosito dalla recensione che, saltuariamente, compariva sopra una rivista di cinema per annunciarne il passaggio in qualche orario scomodo.
Finalmente ci sono riuscito e non delude le aspettative maturate in tutto questo tempo.
This is england è un’incursione rapida ed incisiva sulla situazione giovanile negli anni ’80, nel periodo immediatamente successivo alla Guerra delle Faulkland. Siamo nel 1983 Shauwn è un ragazzino vittima di bullismo e derisione che vive nel dolore della morte del padre proprio a seguito dell’azione militare inglese. Isolato da tutti, trova nel gruppo di Woody un ambiente di accudimento sincero e di protezione. La necessità di avere delle figure di riferimento e un nucleo in cui riconoscersi trovano soddisfazione in un gruppo di skinheads di ampie vedute, riconducibile agli inizi delle origini del movimento, quando il termine
era identificativo della provenienza dal proletariato inglese piuttosto che relativo ad un indirizzo politico.
Gli Skinheads infatti nascono, nella loro divisa nota (capelli rasati, bretelle, jeans, camicia e scarponi) e negli atteggiamenti aggressivi e territoriali come il paki-bashing (incursioni violente a danni di immigrati perlopiù pakistani), verso la fine degli anni ’60, tuttavia già all’inizio degli anni ’70 lo “stile” sembrava essersi perso, se non il alcune zone di Londra e in Scozia. Il recupero di questa cultura avviene in seguito proprio verso la fine di quegli stessi anni e l’inizio degli ’80, quando il movimento sembra ormai essersi diviso in tre filoni differenti: apolitico, con uno smorzamento dei toni violenti delle origini e tendenze antirazziste, i red skins, legati all’estrema sinistra e quello vicino alla destra radicale su posizioni naziste che trova il suo riferimento nel National Front inglese. In realtà, sarebbe corretto dire anche il contrario, poiché il vicepresidente del National Front, Ian Anderson, “sosteneva che uno stadio di calcio fosse un luogo di reclutamento” e quindi suppone una ricerca attiva di supporters da aizzare. (*)
Il film si inserisce proprio in questo frangente di spaccatura del movimento. L’indirizzo iniziale del gruppo di Woody era apolitico in modalità “vandaliche” (l’incursione nella casa abbandonata per distruggere tutto) ma Combo impone un cambio di rotta verso la destra radicale, tant’è vero che fa riprendere il paki-bashing e porta i membri rimasti a comizi privati del National Front. Shauwn trova un senso al dolore e al vuoto lasciati dalla morte del padre proprio nei discorsi di supremazia bianca e nell’inutilità del conflitto che ha causato la
sua perdita. Non solo, il clima di esaltazione violenta, gli permette anche di sentirsi forte e prendersi delle rivincite rispetto a chi lo aveva maltrattato ed entrare in una dimensione di rispetto e timore derivato dall’appartenenza ad un gruppo in un clima molto diverso rispetto a quello iniziale. La sua scelta è quindi dettata da necessità emotive e di riconoscimento in figure forti e carismatiche come Combo, per quanto evidentemente instabili, piuttosto che in quelle ragionevolmente moderate. Quando però la realtà violenta e i solchi delle divisioni ideologiche si scontrano con gli affetti, inevitabilmente ne nasce una frattura e cadono tutti le idealizzazioni.
This is england è un prodotto sincero e potente, lineare nella narrazione e perfetto nelle atmosfere disegnate. Dal punto di vista visivo possono essere estrapolate diverse fotografie di notevole pregio, in particolare nelle sequenze iniziali, per una regia in generale onesta ed efficace, che scade solo un pochino sul finale con degli eccessi di retorica ma in cui è possibile apprezzare un riferimento a I 400 colpi di Truffaut nella conclusione sulla spiaggia e nel primo piano fisso nello sguardo del bambino.
Del resto, in un certo senso, si parla in entrambi di infanzia difficile e quello del regista francese è un capolavoro che sull’argomento non può che rappresentare un imprescindibile. Non c’è differenza tra le due infanzie violate, dietro si può trovare il medesimo vissuto ad unire tempi diversi e cronologicamente distanti in cui si trovano però diverse soluzioni per far fronte allo stesso disagio interiore.
E’ il disagio che dovrebbe essere combattuto, non l’adolescenza.
Cast perfetto e talmente adeguato alla parte che sono in seguito state prodotte tre serie televisive (This is England ’86, This is England ’88 e This is England ’90). Nessuno di loro ha ottenuto una particolare notorietà che non sia legata al ruolo ricoperto in queste occasioni, unica eccezione Stephen Graham, che aveva già partecipato a pellicole come The Snatch di Guy Ritchie o Gangs of New York di Martin Scorsese e in seguito avrà ruoli anche in Nemico Pubblico di Mann o nella serie di film Pirati dei Caraibi.
Da vedere assolutamente, nulla di epocale, ma prezioso nel suo sguardo dal punto di vista di un bambino e che esce dagli sviluppi canonici proposti da altri film a tematica simile.
Giudizio in minuti di sonno: Miracolo! Da anni non succedeva che riuscissi a vedere un film al primo tentativo, in lingua originale, di sera e pure bevendomi una birra, senza addormentarmi nemmeno un minuto.
Evento straordinario.
(*) Peirone, G.; Ferrari, S. (2006), Educare allo sport e al tifo non violento, Recco: Le mani università. (pp.118-129)
Lo cerco subito
Fammi sapere se ti è piaciuto allora..
Certo😁