Guido Liverani (Fabrizio Bentivoglio) è una guardia giurata che inscena una rapina con la complicità della sua nuova compagna Antonella (Paola Cortellesi), una soubrette in cerca di notorietà. Per via di una testimonianza, Guido viene però incastrato ed è costretto a farsi un anno e mezzo di prigione mentre la donna riesce a scappare con i soldi. Arrivato ormai al termine della pena finisce però coinvolto suo malgrado da un tentativo di evasione dal turco Fatih (Tuncel Kurtiz) e dai suoi due complici. Qualcosa va storto nel piano ma Guido si trova comunque fuori dal carcere e quindi cerca di raggiungere Antonella che..e da qui in poi è meglio guardare il film.
Non il miglior film di Mazzacurati (La giusta distanza è sicuramente più pulito) ma nel complesso piacevole.
La storia di per sé non è particolarmente originale (i soliti evasi che scappano e che fanno amicizia) ma gioca a suo favore un Fabrizio Bentivoglio in ottima forma e un po’ meno Paola Cortellesi che, mi spiace dirlo, proprio non si riesce a sopportare al cinema. E’ tanto brava come comica ma nei film assume sempre un’espressione un po’ lessa e vacua che non le rende merito. In generale tutto comunque procede in maniera decisamente fluida seguendo un copione implicito prestabilito che devia un pochino in alcune parti, lasciando per fortuna con la sensazione che, alla fine, non tutto è perfettamente prevedibile.
L’andamento è altalenante, fatto di pezzi coinvolgenti e altri non sempre pregni (e a volte pure carenti di un nesso evidente), ma nel complesso il risultato è buono ed è dovuto in gran parte al protagonista di cui sono evidenti le qualità nel passare attraverso ruoli diversi senza mai perdere di credibilità (Ricordati di Me, Marrakech Express, La scuola, Una sconfinata giovinezza, Forever Young, Turné, L’amico di famiglia, ecc. ). Da segnalare un piccolo cameo di Marco Paolini in un ruolo non proprio credibilissimo ma lo si fa passare.
Pensando e ripensando non c’è molto altro da dire perché siamo nel territorio dell’intrattenimento, di qualità, ma pur sempre dell’intrattenimento e non ci sono grandi temi ad essere sviscerati. Alla fine è una pellicola piacevole che cerca di approfondire ma senza avere grande poesia (al contrario tangibile in film come Marrakech Express che avrà pure momenti altamente “cazzoni” ma c’è pure qualcosa di squisitamente autentico che si respira per tutto il tempo, proprio quello che qui invece sembra mancare) e in assenza di grosse introspezioni. Il significato dell’espressione “a cavallo della tigre” è invece molto interessante (viene fornita ad inizio film quindi non spoilero nulla) ed è legata alla capacità di saper trasformare la paura e gli eventi negativi in qualcosa di comunque positivo.
Peccato che, in questo caso, sembri più il pretesto per dare un titolo roboante e affiscinante piuttosto che qualcosa che si insinui concettualmente per tutta la durata del film. Non dal punto di vista razionale ma da quello più di pelle, di sensazione. E questo molto probabilmente perché si tratta di un remake non proprio necessario tratto dall’omonimo film di Comencini del 1961……
Nulla di eccezionale. Alla fine dei conti, comunque, un film carino.
Giudizio in minuti di sonno: sveglissimo e questa volta senza troppe distrazioni.