Saggezza

Che poi a volte è il modo paraculo per dire “vecchiaia” riferito anche a chi solitamente è savio quanto un pezzetto di rucola tra i denti.

La questione si ripresenta ogni anno puntuale, inevitabilmente. Tutto sommato in maniera sempre più dignitosa, gli anni servono anche a sfoltire le perdite di tempo e le cazzate con il risultato che le pippe mentali e i disagi inevitabilmente

vanno a scemare, un po’ di loro sponte e un po’ perché le priorità immediate diventano altre, quindi di fronte a questioni tipo se i Metallica si siano venduti o meno (o qualunque altro cruccio equivalente), la risposta è diventata ormai da mo’ un serafico “chi se ne frega“.

Liberatorio.

Il tempo è poco è bisogna viaggiare leggeri, si prende il buono e si scarta il resto.

Sono passato indenne alla caduta dei capelli, tutto sommato si tratta solo di cambiare abitudini e radersi in testa anziché in faccia, sto affrontando piuttosto bene i primi peli di barba che diventano bianchi (e per giunta si moltiplicano), le rughette intorno agli occhi (giuro ci sono!) non mi spaventano.

Al contrario, devo ammettere che sto soffrendo un pochino il fatto di non avere più la stessa resistenza ai ritmi di qualche tempo fa e soprattutto di essere totalmente brasato alla sera. Fatico a studiare, mi addormento quasi subito con l’evidenziatore tra le dita e faccio solo dei gran puntini sulle pagine ogni volta in cui la mano mi cade per un colpo di sonno.

Un intero libro a pois senza che peraltro mi rimangano i contenuti come vorrei perché da un certo punto in poi inizio ad entrare in un mondo onirico in cui c’è poca corrispondenza tra quello che c’è scritto e quello che effettivamente leggo.

Il lato positivo è che alla svolta dei trenta (da cui mi sto allontanando lentamente) ho iniziato a maltollerare ogni forma di perdita di tempo. I social in primis, le suonerie, i cicalii, le lucine e tutte quelle cose che i cellulari usano per raggiungerti e attirare l’attenzione. Per questo la prima operazione con il cellulare nuovo è stata quella di disinstallare tutte le app social e silenziare ogni forma di manina alzata per richiedere attenzione che non fosse quella della suoneria per le chiamate.

Perché vivere nell’urgenza di comunicare è un’esperienza estenuante.

“La felicità è reale solo quando condivisa”. Vero, ma solo se hai qualcosa da dire. Puoi anche essere felice da solo godendoti qualcosa di squisitamente tuo senza sentire il bisogno di appendere cartelloni ovunque (ok, lui non si riferiva proprio a questo ma fa lo stesso).

Di recente mi è stata regalata una macchina fotografica con la pellicola.

Mi sono tornate in mente le parole del tizio che aveva tenuto un corso che avevo frequentato. Diceva che già solo nell’idea di “sviluppare” delle foto c’è implicitamente un’evoluzione e un processo di produzione concreta diverso dal metterle dentro un hard disk. Avere delle foto tra le mani non è come riguardarle da un pc o su facebook.

Aveva ragione, non è la stessa cosa.

Fino a qualche anno fa ogni tanto mi infilavo in mezzo alle stampe e mi ritrovavo a sfogliare ricordi. Ora ho un tera di foto e non le guardo quasi mai.

In queste stampe ci sono dei sapori diversi.

Il primo è quello di aver quasi disintegrato la pellicola perché ho riavvolto il rullino senza schiacciare preventivamente un tastino. Qui ho usato un tutorial prima di danneggiarla per intero perché dopo un po’ mi sono accorto che qualcosa non sembrava funzionare adeguatamente.

L’altro sapore è che quelle foto rimarranno inevitabilmente solo su carta stampata, compresa quella unica data dalla sovrapposizione di due scatti diversi con un effetto stupendo. Visibili solo a me e a chi avrò voglia di invitare a condividerle.

Il mondo è sempre più digitale, più veloce, più immediato e oberato di informazioni superflue, dalla necessità di sapere tutto, subito e di condividerlo senza tempi di elaborazione o digestione.

Eppure la necessità del ritorno all’analogico ha delle forti basi.

Nonostante (o a maggior ragione perché) ti senta un cretino di fronte al cellulare di cui sopra perché devi cercare due tutorial per capire come usarlo.

Il primo perché non sai come aprire il vano in cui inserire la sim.

E il secondo perché, dopo aver scoperto che ci vuole una chiavetta apposita, oltre a non trovarla, non sai nemmeno come sia fatta e dove cercarla, perché non la vedi da nessuna parte nella confezione.

L’evoluzione tecnologica è così veloce che a trentanni (e qualcosina) sono già diventato come erano i miei nonni.

A ottantanni

Solo che non so usare né le vecchie tecnologie e nemeno quelle nuove.

Altro che gli anziani di Sparta di Leo Ortolani..

Rat man

2 pensieri su “Saggezza

  1. Saranno il periodo, l’età o la… saggezza perché sto giungendo alle tue stesse conclusioni e sto meditando anche di “oscurare” i miei account FB dato che non usandoli quasi più, mi sono resa conto che il loro valore aggiunto è nulla. Bravo per la pellicola, ne ho due da sviluppare pure io e l’unica volta in cui ho sviluppato… Ho incrociato le dita!

Secondo me....

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