Perché NON guarderò più le serie TV

Bart : <<No, non fumo.>>

Lucia : << Perché? C’è un perché si fuma e un perché non si fuma.>>

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Ormai è dalla fine della sesta stagione di The walking dead, per inciso una delle più inutili mai viste in cui per 16 puntate non succede un cazzo di niente, che la mia frequentazione con le serie TV è stata messa in serio dubbio.

Era cominciato tutto un paio di anni fa con il pretesto di migliorare l’inglese perché qualcuno mi aveva suggerito che con le serie è più facile “ci sia abitua alle voci e poi non è indispensabile capire tutto.” Verissimo. E raccogliendo suggerimenti ho visto tutto Breaking Bad, Sons of Anarchy, The Walking Dead, Shameless, Black Mirror, Mr. Robot, Narcos, Ash Vs. Evil Dead, qualcosa del Doctor Who, di Life On Mars, di American Horror Story e ovviamente mi sono rispolverato Friends per l’ennesima volta perché non mi stanco mai di riguardarlo. Potrei riprenderlo con i dialoghi in russo e comunque saprei di cosa stanno parlando per il numero delle volte che l’ho rivisto.

Poi qualcosa è cambiato.

Vuoi l’ossessione per il tempo, che passa, che viene sprecato, che non viene usato in maniera produttiva, quello inutile, quello che non viene colto, quello che non costruisce nulla, quello che non fa crescere… e credo potrei andare avanti per ore a vomitare su quanto io mi sia torturato sulla rapidità con cui il tempo scorra inesorabilmente e senza che ne abbia reale coscienza (e in tutto questo ho il terrore non solo a chiedermi, ma pure a rispondermi, a quale punto della mia vita io sia arrivato..) ma da Aprile, dopo la messa in onda dell’ultima puntata della sesta serie di The Walking Dead, vista in corrispondenza con Black Mirror, mi è salito un insostenibile senso di irritazione di fronte alle serie.

Non è un caso che abbia citato accanto alla serie americana quella britannica, perché quest’ultima non ha le caratteristiche tipiche della serie. Infatti è costituita da brevi mini film indipendenti l’uno dall’altro che non vogliono tenerti incollato con colpi di scena posticci alla fine di una puntata per indurti a guardare la successiva. Nel suo caso invece si cerca la successiva perché colpiti dall’intelligenza di quello che si ha visto e sorge spontanea la curiosità su cosa possano aver prodotto ulteriormente. E’ proprio dal confronto tra i due differenti modi di comunicare, lo sforzo di veicolare un concetto vs. lo sforzo di inventare qualcosa che sorprenda, che un paragone è uscito inevitabile quanto la conclusione che le serie siano una reale perdita di preziosissimo tempo.

Intanto perché non hanno aggiunto nulla di significativo alla mia vita come potrebbe fare un film decente in cui potrei trovare spunti riflessivi interessanti o anche mero divertimento in un formato decisamente ristretto e circoscritto, a differenza di una serie eterna (ho provato a fare il calcolo del tempo speso in serie che propone un sito e mi sono ulteriormente angosciato) che, se va bene, viene chiusa solo quando non fa più audience. Nel vomitare sulle persone vicine queste mie ansie spesso mi viene detto che non c’è nulla di male ad essere meramente intrattenuti e sono sostanzialmente d’accordo. Non sta scritto da nessuna parte che sia necessario per forza sorbirsi polpettoni intellettuali, rasponi da cinefili o amare riflessioni malinconiche.

Per questo ci sono/c’erano le sit-com.

Infatti non è l’aspetto intrattenitivo ad avermi irritato.

Nemmeno il meccanismo inebetente, quello che  ti porta a stupirti, dopo maratone infinite con cui riportarsi in pari con la stagione in corso di The walking Dead, che il mondo non sia travolto da una apocalisse zombie e che le persone paiano (mediamente) normali appena metti il naso fuori di casa.

Ma il meccanismo intenzionale di trovare sistemi per creare dipendenza e tenere in sospeso dietro cliffhanger e colpi di scena, abusatissimi nel numero, al solo scopo di ancorare allo schermo.

Detto in altri termini : di essere preso per il culo.

Ed è lo stesso motivo per cui non vado al McDonald. Non solo per ovvi motivi di salute ma perché mi fa incazzare l’idea che qualcuno abbia creato a tavolino dei sapori che possano risultare irresistibili (piacevoli, gradevoli,ecc.) al mio palato e per il mio corpo. Non si può dire che siano disgustosi ma solo che per un motivo o per l’altro uno preferisce non mangiarli (a qualcuno possono anche non piacere per carità).

Ammiro una conoscenza così scrupolosa e dettagliata del mio organismo e dei miei processi mentali ma sono piuttosto avverso al mio sfruttamento in maniera subdola (e qui si potrebbero aprire infinite disquisizioni sulle infinite situazioni in cui questo accada ugualmente nella società odierna ma nello specifico del post mi interessava parlare solo di questo aspetto).

Perché, al contrario, non ho grande rispetto per chi studia le mie debolezze al fine di usarle a suo vantaggio, per vendermi un prodotto, per abituarmi ad un’idea o per rendermi dipendente da qualcosa. Mi sembra di mangiare briciole che vengono gentilmente concesse dall’alto mentre sono li a chiedere “ancora ancora!” perché dopo un po’ non se ne può più fare a meno.

Ma è il meccanismo di dispensazione ad affascinare e mi fa ignorare la torta al mio fianco, accessibile e a mia piena disposizione.

Sapere che funziona in questo modo senza fare nulla non significa averne consapevolezza ma solo averlo accettato.

Chissà cosa succederà nella prossima puntata…

Un cazzo di niente e nulla di concreto verrà aggiunto alla mia crescita.

Gli eventi sono diluiti, dilazionati, resi ridondanti alla stregua dei teletubbies senza dire sostanzialmente nulla che non potrebbe essere detto in molto meno tempo e con maggiore intensità (un po’ come questo post). E’ questa la differenza con i vecchi telefilm (ormai neppure questa parola si usa più) che comunque raccontavano in ogni puntata una storia che aveva la sua conclusione, pur inserendosi in un contesto narrativo più ampio che le collegava una all’altra. Nelle serie non esistono storie che finiscono ma c’è solo un solo enorme corpus filmico lunghissimo che avrà termine solo quando non ci sarà più nulla da guadagnare, quando la tolleranza ai colpi di scena sarà arrivata alla noia.

Questi sono i motivi per cui ho deciso di limitare e forse non guardare più serie che mi obblighino ogni volta a guardare la puntata successiva per sapere cosa cazzo è successo nella precedente senza lasciarmi nessuno strascico riflessivo o nemmeno una risata di umorismo intelligente.

Ma poi, ognuno, fa un po’ quello che gli pare.

Certo, potrei avere gravi problemi sociali perché, a quel punto, di cosa si parla?

Per collegarsi al dialogo d’inizio, tratto da Santa Maradona, ci sono motivi per cui si guardano le serie e motivi per cui non si guardano le serie.

Questi sono i miei.

Ah, è uscita la terza serie di Black Mirror…?

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Bart: << Vuoi sapere perché? Ti dico il perché. Io non fumo perché al cinema non si può fumare. E non potrei mai vedere un film senza fumare se fumassi. Quindi non fumo. >>maxresdefault

Secondo me....

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