Bridget Jones (Renée Zellweger) ha interrotto la relazione con Mark Darcy (Colin Firth) e si ritrova nuovamente a festeggiare da sola il suo compleanno, il 43esimo. Decisa comunque a dare una svolta alla sua vita, si dedica interamente al suo lavoro in televisione. Una sera in cui viene abbandonata da tutti gli amici impegnati con bambini o fidanzati, accetta l’invito della giovane collega Miranda (Sarah Solemani) ad andare in un bizzarro festival per ubriacarsi e poi ritrovarsi a letto con il primo uomo che incontra (ho semplificato ma la sostanza è quella). Il tizio in questione è tale Jack Quant (Patrick Dempsey) con cui trascorre la notte senza che i due abbiano modo di salutarsi la mattina seguente. Diversi giorni dopo Bridget incontra Mark Darcy e….da qui in poi è meglio guardare il film.
Non so se avete presente “Remoh remoh” dei Simpson (Stagione 12): è la puntata in cui Homer scopre di aver sempre avuto un pennarello conficcato nel cervello che lo rendeva stupido. Quando gli viene rimosso diventa una persona normalmente intelligente e c’è una scena in cui va al cinema. Guardando il film tutti ridono ad eccezione di Homer che, richiamato ai ranghi, ne “denuncia” la monotonia e la scontatezza spoilerando anche l’ovvio finale di fronte allo stupore del pubblico che invece non aveva intuito nulla. Subito dopo viene malamente cacciato dal cinema e una maschera infierisce dicendogli “se la sceneggiatura fa schifo dillo altrove!“.
In un certo senso Bridget Jones’s Baby fa venire in mente quello spezzone per via di un finale e di uno sviluppo totalmente prevedibili nonostante alcuni tentativi di depistaggio già visti e rivisti che sembrano un po’ dei mezzucci da prestigiatore, ti faccio guardare la mano con cui non faccio nulla mentre armeggio i miei trucchi con l’altra. Il punto è che quando si conosce il trucco si guarda direttamente la mano che armeggia. La prevedibilità in questo caso è comunque un fattore rassicurante perché ci si aspetta che le cose seguando un determinato filone e, anche se viene da dire “ovvio”, una parte di noi è comunque felice che questo accada perché di delusioni ce ne sono fin troppe là fuori e, a volte, qualche punto fisso fa piacere. Oggettivamente è un film stanco che si trascina arrancando senza p
articolari guizzi di originalità rispetto a “Il diario di Bridget Jones” che era decisamente molto più brillante e di un livello superiore. Nessuna inventiva, solo linearità. Il pubblico aspettava di chiudere un ciclo e questo film arriva allo scopo, peraltro strappando qualche sorriso (nel pubblico con me in sala “il sorriso” si traduce con molte risate [non ho la risata facile e credo di aver riso solo davanti a due o tre film]), ma in una maniera fiacchissima seppur, alla fine, divertente e accettabile.
Passando al cast la prima impressione è di orrore nel vedere Renée Zellweger con i lineamenti totalmente stravolti. E’ praticamente irriconoscibile e deturpata in volto da quelli che si suppongono essere diversi interventi di chirurgia estetica. Prima aveva un viso particolare e genuino, fresco, ora sembra un mascherone di Daryl Hannah invecchiato malissimo (e non che quella vera sia invecchiata bene..) spiaccicato sopra un corpo che non è il suo. E’ terribile quanto deprimente vedere una persona che arriva a seviziarsi in questo modo. Oltre al fatto che la plasticosità del volto sembra magicamente trasmettersi all’interpretazione che è meno efficace di quanto sembrava di ricordare nei capitoli precedenti o anche in altri film. Stesso discorso sembra valere anche per Colin Firth che appare molto fiacco e piatto. Onestamente nel suo caso sembra molto più un problema di scrittura del personaggio, molto meno brillante e affascinante di quanto non fosse stato negli altri capitoli. Qui è una macchietta inutile. Sfortunatamente il migliore sembra proprio Patrick Dempsey a cui tocca un ruolo stucchevole e monotono
ma che, in effetti, essendo un elemento di novità riesce ad avere più impatto di quanto non abbiano gli interpreti storici. Non sarà un’interpretazione epocale ma quantomeno si riscatta dopo aver partecipato a quella cagata immonda che era Appuntamento con l’amore. Sarah Solemani si difende piuttosto bene alla fine dei conti e per concludere c’è da segnalare un cameo di Ed Sheeran. Nel film intuisco che si tratta di un cantante famoso ma personalmente non l’ho mai sentito nominare (non faccio testo perché decisamente non è il genere di musica che seguo e me ne guardo bene dal cominciare). Della regista invece non c’è molto da dire a parte che ha diretto anche “Il diario di Bridget Jones” e una serie di altri film non particolarmente famosi.
Da vedere? Ma si, alla fine perché no.. Fatte tutte queste dovute premesse si può anche guardare, sottotono ma leggero e godibile. Peccato solo per la banalizzazione del personaggio di Bridget Jones.
C’è sicuramente di peggio..
..ma anche di molto meglio..
Giudizio in minuti di sonno: Sveglissimo come ogni volta in cui varco le porte del cinema. Anche volendo dormire sarei sicuramente stato svegliato dalla pazza che durante il film ha illuminato mezza sala con il flash del cellulare per cercare qualcosa o dal tizio davanti che ogni tanto effettuava l’importantissimo compito di sottolineare ogni cosa con una didascalia vocale degna del miglior capitan ovvio.
Non ti facevo da questo genere di film!
In realtà guardo praticamente ogni genere di film.. 😉
Questo film ha un unico motivo per esser visto, Patrick Dempsey.
Non posso ribattere visto che spesso guardo i film solo perché ci sono Valentina Lodovini, Scarlett Johansson o Angela Lansbury. Ma non tutte per lo stesso motivo..