L’armata dei sonnambuli – Wu Ming

Luigi XVI sta per essere condotto sul patibolo quando un piccolo gruppo di uomini si stacca dalla folla per provare a liberarlo ma il tentativo viene respinto sul nascere e i monarchici sono costretti a ritirarsi. In una Parigi dominata dai continui cambi di fronte della rivoluzione francese e dalle continue decapitazioni tramite ghigliottina si intrecciano le vite di diversi personaggi all’interno dell’arco di tempo compreso tra Il Terrore fino al periodo subito successivo alla Reazione del Termidoro: Leo Modonnét, scalcinato attore di origini italiane, Orphée D’Amblanc, sofferente medico mesmerista, Marie Nozière, sarta popolana schierata politicamente e Auguste Laplace, misterioso paziente ricoverato in una casa di cura per malati mentali. Il filo che unisce le loro vite conduce lentamente verso l’Armata dei sonnambuli del titolo a cui sembrano inneggiare alcune anonime scritte apparse all’improvviso per le strade di Parigi.

Romanzo storico con personaggi che fanno riferimento a persone, fatti e filosofie realmente esistite ricostruite all’interno di una speculazione di fantasia è il secondoarmata dei sonnambuli del “trittico atlantico” iniziato con Manituana, una trilogia che vorrebbe includere tre opere ambientate sulle due sponde atlantiche nel periodo incluso negli ultimi trentanni del XVIII secolo. La scelta dell’ambientazione è senza dubbio molto audace, intanto perché viene naturale il paragone con il capolavoro I Miserabili di Victor Hugo (seppur ambientato negli anni della restaurazione alcune digressioni si svolgono comunque durante la rivoluzione francese) in secondo luogo perché, dal punto di vista storico, da un certo punto in poi della rivoluzione francese non si capisce un cazzo ad eccezione del fatto che venivano fatte saltare le teste più o meno di tutti, comprese quelle dei promotori stessi del cambiamento, per via di continui cambi di fronte. O almeno, questa è l’unica impressione chiara che mi sia rimasta in mente tra le riminiscenze delle lezioni del liceo, motivo per cui mi sono riproposto in seguito alla lettura di questo libro di fare finalmente chiarezza con  La rivoluzione francese 1789-1799 di Michel Vovelle, considerato uno dei massimi esperti dell’argomento, e con Il terrore e la rivoluzione giacobina di Maximilien Robespierre, pur nella ferma convinzione di arrivare a concludere che, effettivamente, non ci si capisce un cazzo di quello che è successo.

In questo momento ancora credo che tutti quegli avvenimenti si potrebbero riassumere con la frase di Lucio DallaQuello che ieri era vero, dammi retta, non sarà vero domani“.

Poi si vedrà.

..non sarà vero domani..

La conseguenza di un’ambientazione confusionaria già di suo è che fino a pagina 200 inevitabilmente non si capisce praticamente una mazza se non che si alternano diversi personaggi, oltre ai protagonisti, di cui fino a quel punto non è chiaro il ruolo. A scanso di equivoci tutto questo è in realtà perfettamente comprensibile e normale perché l’intenzione ovvia di Wu Ming è quella di creare lentamente le basi per questo romanzo che, dopo questa parte introduttiva necessaria per prendere familiarità con i protagonisti i quali iniziano ad emergere da qui in poi, la narrazione inizia a prendere ritmo spedito e a diventare invece decisamente avvincente.

Indiscutibilmente si tratta di un romanzo molto curato e che ha richiesto non poche ricerche storiche e, proprio per queste caratteristiche, si pensa automaticamente ad Umberto Eco del Nome della Rosa o Il Pendolo di Foucault, senza che si riesca però a respirare lo stesso spessore dello scrittore alessandrino. Ne L’armata dei Sonnambuli sembra infatti prevalere l’elemento avventuroso e di costruzione della trama a discapito degli aspetti più “enciclopedici” e prettamente colti di Eco in quello che era il suo peculiare stile personale. In generale si tratta quindi di un buon romanzo più vicino all’intrattenimento che ai grandi temi e alla letteratura, moderno, lontano da classicismi e con alcune lentezze ma, in generale, piuttosto scorrevole anche a fronte delle 792 pagine di cui è composto che non devono essere demotivanti. Ha un solo risibile difetto (che poi non è necessariamente tale) metaforicamente condiviso con Moby Dick. Come nel famoso romanzo di Melville la balena (che poi dovrebbe essere un capodoglio) appare praticamente nelle ultime trenta pagine (pure in Dracula il conte appare solo verso la fine, se non si considera la presenza accennata come nebbie o animali), anche nel romanzo di Wu Ming questa maledetta Armata di Sonnambuli appare solo in poche pagine verso la fine! Sorvolando tutte le riflessioni serie in proposito di questa scelta stilistica non è proprio possibile trattenere una certa incazzatura specialmente a fronte di un finale che non fa proprio il “botto”.

Ma forse è anche per questa attesa che Moby Dick e Dracula sono così amati (tutte le cose migliori si fanno attendere?).

Per finire in sterili polemiche anche l’idea di coinvolgere il Mesmerismo (l’antenato dell’ipnosi) è suggestiva ma piuttosto fiacchina perché inflazionata e già sentita in Edgar Allan Poe ne La verità sul caso Valdemar e persino da Dylan Dog nella Trilogia del Crepuscolo che fa riferimento e prende spunto proprio da questo racconto ma, del resto, quello c’era e quello si poteva usare in riferimento al periodo storico usato, quindi..

Wu Ming (letteralmente dal cinese “senza nome” oppure “cinque nomi” in base alla pronuncia) è un collettivo artistico di scrittori bolognesi, che hanno scelto di non rendere pubblica la propria immagine attraverso i media (internet, servizi fotografici e interviste video) in favore di un contatto diretto con i propri lettori durante presentazioni promozionali o eventi organizzati, costituito inizialmente da 5 componenti (attualmente due sono usciti) di cui l’identità è nota. Solitamente si firmano utilizzando lo stesso pseudonimo oppure usando un numero per distinguersi (Wu Ming 1, Wu Ming 2, ..) negli scritti personali in una logica di antidivismo; non sono mascherati ma potremmo chiamarli “Gli Slipknot della scrittura” (tanto per usare un paragone un poco più rozzo). Wu ming sono inoltre impegnati politicamente e con progetti paralleli che includono anche un gruppo di musica punk rock sotto il nome di Wu Ming Contingent piuttosto interessante (Cura Robespierre su youtube in cui si può trovare anche l’album Bioscop) che a tratti ricorda i Punkreas a partire dalla linea vocale.

Ammetto di aver scelto questo libro per la copertina, il titolo e per aver letto frequentemente loro articoli e interventi sui giornali ma non me ne sono pentito:  ammirevoli per le scelte e l’ideologia, non solo per la scrittura.

A volte basta la luce di un lampo per ritrovare la strada in una notte buia.

4 pensieri su “L’armata dei sonnambuli – Wu Ming

  1. Scelsi anche io questo libro per più o meno gli stessi motivi, apprezzo il collettivo, la copertina e il titolo mi incuriosivano e anche la campagna pubblicitaria “Te lo si conta noi com’è che andò”, che poi è il refrain della narrazione dei – se ricordo bene – sanculotti.

    L’ho letto con tante aspettative ma un po’ son rimasto deluso. Rispetto a Q quando erano Luther Blisset l’ho trovato un po’ indietro, come struttura, pathos e soluzioni narrative (ho avute anche io la stessa impressione riguardo la mesmerizzazione), come se il primo fosse un’opera matura e la seconda un’opera giovanile.

    • Nel mio caso non avevo aspettative ma solo curiosità perché è il loro primo libro che ho letto e non avevo metri di paragone. Ho avuto però la sensazione di cui tu mi dai conferma in proposito della maturità; a me è venuto da fare il paragone con i romanzi di Eco perché sono sempre documentati in maniera ineccepibile e con questo termine L’armata dei sonnambuli risulta molto debole. Nell’ottica del solo intrattenimento da “ti racconto una storia ambientata” va più che bene ma sicuramente manca ad una potenziale pretesa di andare oltre tutto questo e aggiungere altri livelli di profondità..

Secondo me....

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