Una luna di velina

Sono rincasato poco fa e mi sono messo a cenare.

Ho acceso la televisione per rompere il silenzio, per avere un sottofondo qualunque e mi sono ritrovato a fare zapping tra i canali senza riuscire a sopportare nulla di quello che vedevo per più di una manciata di secondi.

Facce inutili e prive di senso si alternavano ad ogni pressione del mio dito.

Si accennava un vago senso di fastidio nel dover osservare un mondo fittizio, falso, costruito. Ed è per questo che ormai non guardo la televisione. La accendo quando ho bisogno di un brusio di accompagnamento ai miei gesti, poi mi confermo che non c’è niente e spengo.

E’, tutto sommato, un fastidio comprensibile.

Non si tratta di nulla che mi appartenga quindi ho diritto a non approvare quello che vedo.

Eppure anche oggi nella mia macchina provavo la stessa sensazione di fastidio mentre ascoltavo musica. La musica che ho scelto e che mi piace. Poi non è che la ascoltassi proprio. Ho trascorso tutti i 45 minuti del viaggio a fare zapping prima tra le canzoni della chiavetta USB, poi tra le radio e poi di nuovo tra le mie canzoni. Non ne sopportavo nessuna. Mi davano tutte noia.

Mi infastidivano e nessuna riusciva a coinvolgermi.

Mi sono sentito impermeabile, asettico.

E anche irritato quanto potrebbe esserlo un crotalo a cui abbiano appena schiacciato i maroni.

Poi sono ritornato a casa.

Appena sceso dalla macchina ho guardato il cielo. Ogni tanto mi ricordo di farlo. Non vedo tante stelle. In realtà non  ne vedo nessuna. Mi appare solo la luna. Una luna strana, piccola, sembra sia stata avvolta nella carta velina per renderne la luce più opaca e sfumata.

Penso che sarebbe un bello spunto per scriverci un paio di righe ma proprio non mi viene.

Faccio errori sempre più in fretta di quanto rapidamente possa accorgermene.

Mi viene sonno.

Dormo?