Una panchina in una rotonda

Trenitalia non è mai stata di grande aiuto.

Ancora meno quando l’unico treno disponibile ti fa arrivare tre ore e mezza prima dell’appuntamento fissato. Per giunta in una zona priva di mostre in un raggio utile e ben poco da vedere di altro. Solitamente a questo punto ci si aggrappa alla speranza di trovare un parco nei paraggi ma ovviamente l’unica cosa che si riesce a trovare è un circolo di panchine con un praticello al centro e alcuni alberi.

Nel mezzo di una rotonda.

Una di quelle terre di nessuno che vengono usate praticamente solo per portare i  cani a cagare, per intenderci.

Vabbè, l’importante è aver trovato da sedersi, almeno si può leggere in pace.

Macchine e moto che sgasano sfrecciando non danno nemmeno poi così tanto fastidio. Il cielo è nuvoloso e cupo, minaccia pioggia, mentre l’aria è umida e un venticello freddo stuzzica garbatamente. Ed è quest’atmosfera che risulta disturbante. Rievoca qualcosa di preciso ma se ci penso non riesco a risalire all’origine di questa sensazione che si presenta durante questi periodi, ripetutamente, come un conto non ancora pagato, un ricordo invisibile di cui permane una scia di passaggio dai contorni indefiniti il cui odioso lascito è una sensazione di fragilità.

Il tempo passa.

E’ sempre poco e c’è da sbrigarsi. Nella sua dimensione lineare del poter andare in un solo verso a volte capita che riporti in un punto emotivo anteriore sulla stessa direzione di percorrenza ma molto diverso, lontano.

E si rimane lì, turbati, senza una causa.

Che fare?

Niente. A parte aspettare che l’emozione scemi e poi riorganizzarsi.

E forse imparare a distinguere gli ignoti fantasmi passati, e i loro timori, dalle insicurezze irrazionali che ne sono divenute l’eredità.

A cosa serve?

A un cazzo di niente.

Ma tre ore e mezza da trascorrere seduti sopra una panchina sono molto lunghe anche se hai qualcosa da leggere.

2 pensieri su “Una panchina in una rotonda

  1. “Una di quelle terre di nessuno che vengono usate praticamente solo per portare i cani a cagare, per intenderci.”

    O per spacciare/bucarsi, almeno per quelle che ho visto io.

    • Tecnicamente si, in questo caso era talmente piccola e poco nascosta da essere scoraggiante per il buco e poco redditizia per lo spaccio visto che in tutto quel tempo ci siamo seduti in tre. Di passaggio pochi in più.

Secondo me....

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