Avvicinarsi a Momenti di trascurabile felicità è questione di un attimo, lo si inizia e lo si finisce appunto in un momento, non per l’esiguo numero di pagine da cui è composto ma per il clima di familiarità che si percepisce con il narrato. Non si tratta di un romanzo e nemmeno di racconti ma di brevissime istantanee di vita lunghe non più di qualche pagina e a volte anche solo una riga che aprono piccoli spazi visivi su alcune felicità quotidiane in cui può capitare di riconoscersi o pensare di aver provato in prima persona. Minute soddisfazioni che possono rendere migliore la giornata, forse più giocosa e anche meno grigia, nell’attimo in cui si riesce ad essere veramente presenti nella propria esistenza. Non è un elenco forzato di chi vuole ritrovare a tutti i costi la gioia di vivere cercando motivazioni esteriori autoimposte ma una personale scoperta interiore fatta con gustosa leggerezza e spensieratezza di alcuni frammenti di felicità che rischiano di passare inosservati. Non sono successi o traguardi raggiunti ma schegge di quotidiano che irrompono nella vita fino a darle un sapore diverso, profondo, malinconico, saporito e non solo spensierato ma anche spesso ironico nelle sue contraddizioni. E’ la capacità di osservare la realtà che ci permette di creare gli strumenti per affrontare il quotidiano senza farsi sopraffare e magari, in questo casino, trovare anche noi stessi. Non c’è del buonismo zuccheroso e melenso ma solo della sincerità e della schiettezza che sicuramente aiutano a fare chiarezza attraverso le proprie debolezze che, invece di essere respinte o nascoste, divengono solo oggetto di una sana accettazione incondizionata. Perché, come dice Michele Serra, “Le trascurabili felicità di Piccolo consistono nell’arte di riconoscersi“.
Una lettura piacevole e leggera, che fa sorridere con autentica semplicità perché forse non c’è da arrovellarsi sempre con astruse ed alaboratissime macchinazioni o piani filosofico-trascendentali per trovare un poco di poesia, a volte basta solo aprire gli occhi e guardare la realtà che è lì davanti perché “le corrispondenza eccessive equivalgono ad un destino.”
Francesco Piccolo ha Vinto il Premio Strega 2014 con “Il desiderio di essere come tutti” e oltre ad essere scrittore è stato anche sceneggiatore per Virzì, Soldini, Moretti, Archibugi, Placido ma soprattutto dice “Ho buttato dalla finestra (l’ho fatto davvero), dopo essermi autoimposto di leggerlo fino alla fine, On the road di Kerouac e per anni ho fatto finta che mi fosse piaciuto perché pensavo che bisogna dire così. E devo dirlo – con tutto il rispetto, devo dirlo: non mi ha mai entusiasmato Conrad. Troppe navi e tempeste e marinai che corrono da prua a poppa e viceversa.“
Grazie.
E colgo l’occasione per dire finalmente che pure io non sono riuscito a digerire On the road che mi è sempre sembrato un freddo elenco da ragioniere in cui Kerouac non fa altro che riportare i suoi spostamenti (seppur con qualche frase molto interessante) ma che per qualche strana ragione pare non si possa toccare perché si solleva sempre una certa indignazione contro qualunque critica mossa in proposito. Nemmeno Conrad mi è piaciuto. Mi hanno sempre tutti massacrato le palle con Cuore di Tenebra e quando finalmente l’ho letto è stato un parto infinito perché Conrad era capace di perdersi imperversando per pagine e pagine su dettagli inutili e poi liquidare i fatti importanti in una riga striminzita che facilmente sfuggiva al vaglio dell’attenzione dopo l’ubriacatura di parole predenti.
Mi sento meno solo.