Oggi mi ha scritto Superman (non credo sia necessario spiegare che il nome è fittizio e totalmente casuale, avrei potuto anche chiamarlo Topo Gigio, X o il Signor Rossi ma volevo tutelare la sua identità di Clark Kent…doh!) dicendomi che ha visto il mio blog che lo ha trovato interessante e che vorrebbe scriverci un guest post e che poi lui ne pubblicherà uno dei miei sul suo perché in questo modo “ci facciamo pubblicità” perché, mi dice, “sappi che con questa collaborazione si migliora anche il proprio posizionamento su Google“, proponendomi uno “scambio” con modalità a mia scelta.
Ultimamente mi sento veramente vecchio. Non sopporto più il rumore, non ho voglia di litigare e nemmeno di fare polemiche. Molto garbatamente devo declinare l’offerta per diverse motivazioni. Prima di tutto non mi è mai capitato che qualcuno nella vita reale si presentasse dicendomi “Ciao! Ho visto casa tua e mi piacerebbe usare il tuo divano e dormire nel tuo letto. Ma tranquillo poi ti farò fare lo stesso nei miei.” perché in qualche modo credo non faccia una buona impressione. E il fatto che abbia parlato di casa non è così casuale. Avrei anche potuto dire cesso, hanno lo stesso valore di intimità per me. Di solito sono io ad invitare le persone a casa mia, se mi fa piacere e se ho simpatia per quelle persone o una qualche remota forma di affinità, almeno. In secondo luogo credo che prima di fare una qualunque proposta a qualcuno sia necessario almeno verificare che ci sia una comunanza di intenti e magari anche di opinioni (per quanto quest’ultima non la ritenga strettamente necessaria), non solo di interessi, perché, per esempio, di farmi pubblicità non me ne frega più di tanto e di certo non c’è tra i miei affanni quello di migliorare il mio posizionamento di google. Forse quello sulla sedia perché al momento sono piuttosto scomodo. Per dire, eh. Non sono così ipocrita da negare la soddisfazione di essere letto ogni tanto (le croste al naso pare siano un problema diffusissimo) ma neppure sono orientato alla raccolta esclusiva di “mi piace” o di visite. Ho giusto letto di recente un saggio molto intessante di Byung-Chul Han, Nello sciame – Visioni del digitale, in cui questo filosofo coreano osserva quanto nella dinamica dei social abbia preso il sopravvento un valore di tipo addittivo (il numero dei like) a discapito del racconto personale e, per quanto non dica nulla che già non sia sotto gli occhi, l’ho trovato ugualmente allarmante. Questo per dire che molto prima della visibilità mi interessa la crescita personale, eventualmente. Quindi migliorare i contenuti, il modo di scrivere, avere un confronto stimolante e produttivo. Perché questo blog è un luogo in cui scrivo quando ho voglia, se ne ho voglia ma soprattutto perché ne ho voglia. Non è una piattaforma di ricerca ossessiva di notorietà ma una piattaforma di sfogo, forse di espressione, più propriamente di sproloquio. Se ragionassi con una logica di pubblicità e di posizioni credo che non avrebbe più alcun senso continuare a scrivere. Non esistono scelte giuste e sbagliate ma solo modo diversi di vedere certe questioni e non voglio lanciare giudizi ma spiegare ragioni. La vedo in questo modo e ognuno fa un po’ quello che gli pare, di certo non mi sento molto affine a chi mi fa discorsi solo di pubblicità e posizionamenti su google. Terzo, ho maturato una certa avversione per gli scambi nella vita reale (e non vedo come il virtuale possa fare tanta differenza) perché permettono a due imbecilli senza talento ma con i mezzi appropriati di andare avanti escludendo tutti gli altri. E non lo trovo equo e nemmeno giusto. Non ha nemmeno nulla a che vedere con una collaborazione che è cosa ben diversa. Sono anche convinto che quelli realmente bravi prima o poi emergano. Se non succede forse non erano così bravi. Oppure c’erano troppi imbecilli ad occupare spazio..
Infatti sa tanto di “mercificazione” d’aspirazioni che, di per sé, vorrebbero ben più spazio ed ulteriore senso di quello che dall’altra parte si vorrebbe contenere. Perplesso.
Pure io…
Post saggio. Condivido tantissimo…
Per me il blog è qualcosa di casuale e di non ordinato. Scrivo quando riesco a scrivere, non quando devo scrivere.
Ciao!
Credo sia una delle condizioni migliori per dare il meglio.. la costanza è buona l’obbligo un poco meno..