Colin è un ricco giovane che vive di rendita in una luminosissima casa insieme al suo raffinato domestico tuttofare Nicolas. Colto dall’improvvisa esigenza di innamorarsi vorrebbe rivolgere le sue attenzioni ad Alise che tuttavia, complice la comune passione per lo scrittore esistenzialista Jean Sol Partre, inizia a frequentare invece il suo amico Chick. Invitato ad una festa dai due, Colin incontra Chloé e dopo un brevissimo fidanzamento decide di spendere buona parte del suo tesoro personale per sposare la ragazza (“Chi si innamora si rimbecillisce“) e una parte di donarla ai due amici affinché anche loro possano sposarsi. Durante la luna di miele però Chloé inizia a manifestare degli sgradevoli malesseri..
Devo la conoscenza di Boris Vian a Just Me del blog “Opinioni di una ragazza” (offline da alcuni mesi) che me ne parlò a seguito di un fortuito scambio di mail. Ed è stato un buon incontro. Boris Vian è noto per essere stato un personaggio poliedrico, non legato solo al mondo della scrittura (membro del Collegio di Patafisica) ma anche a quello della musica come trombettista Jazz, che ebbe la sfortuna di morire a 39 anni (23 Giugno 1959) esattamente pochi mesi prima della pubblicazione (17 Agosto 1959) dello storico album “A kind of blue” di Miles Davis per un infarto. Nella breve intervista a Daniel Pennac alla fine dell’edizione Marcos Y Marcos emerge un Vian affamato di vita e di attività, in una ricerca spasmodica contro il tempo e contro la cardiopatia che lo affliggeva e verso cui si rapportava senza alcuna tutela di sé (le sedute musicali di fino alle quattro del mattino di certo non aiutavano la salute) ma allo stesso tempo lontano da spinte inutilmente autodistruttive come affondare nell’alcol. A fronte di una situazione personale per nulla facilitante la produzione di Vian non ne risente, anzi, quello che emerge da “La schiuma dei giorni” è comunque una sensazione di estrema vitalità anche nel dramma che si consuma. E’ lo stesso Pennac a sottolineare che “L’amore non salva la gente dal proprio destino, ma salva la loro esistenza nel momento in cui esistono.” Non è la tragicità della fine di un amore ad avere importanza (in qualunque modo finisca) ma la parte di viaggio che si ha fatto in sua presenza perché è stata quella a rendere il tutto “migliore”, almeno finché c’è stato. Nella tragedia di questo amore struggente non c’è solo la sofferenza, il percorso marcatamente simbolico sempre più tangibile ed opprimente che pare spogliare la realtà di ogni suo elemento sognante fino a riportarlo ad un crudo e lugubre realismo, ma ci sono anche poesia e delicatezza che spesso emergono proprio nei momenti peggiori e che riescono ad essere insite anche in quanto ci può essere di peggio, come una bizzarra malattia dalla cura altrettanto bizzarra.
Quello che più stupisce di Vian non è tanto il linguaggio colorito, pieno di neologismi, invenzioni, giochi linguistici, riferimenti all’insegna della più totale libertà espressiva e nemmeno l’elemento surreale che appare nel suo scritto, quanto l’amalgama stessa di questi elementi stilistici che risulta sorprendente e totalmente naturale. Nel leggere un qualunque testo “assurdo” (ma anche fantastico, non ha grande importanza, basta che sia marcatamente “irreale”) ci si dispone con l’animo a leggere qualcosa a cui non si chiede coerenza o aderenza al vero mentre al contrario nel leggere un testo con una forte adesione alla realtà (un romanzo sulla prima guerra mondiale, tanto per dirne uno a caso) non ci si aspetta di certo l’arrivo di un qualche elemento totalmente sconnesso dalla narrazione (Ulisse a cavallo della pimpa, tanto per dirne un altro a caso); il suo uso potrebbe essere un colpo di scena in un qualche modo inaspettato e funzionale ma molto più probabilmente sarebbe un “saltare lo squalo” (come direbbe chi mi ha portato a conoscenza di questa espressione [Nulla a che vedere con quello della quaglia..]) che porterebbe a dubbi risultati perché totalmente sconnesso dal resto dello scritto (Supponiamo che sia così in linea generale, non voglio andare a cercare casi in cui questo non sia accaduto [e ci saranno sicuramente] perché non è quello il punto). Ecco, il punto è che in Boris Vian l’elemento surreale arriva durante situazioni marcatamente reali con una tale naturalezza da sembrare perfettamente reale e plausibile; inevitabile quasi, spontaneo. E così sembra lecito che Colin parli con un topo, che i vetri di una finestra si rimarginino e che una casa si possa restringere. Probabilmente se avesse descritto un’incursione di Ulisse a cavallo della pimpa dentro una trincea sul confine austriaco l’avrei accettata senza problemi come un dato di fatto incontestabile.
Boris Vian è uno scrittore libero e senza freni ed è per questo che affascina indiscutibilmente. Dimostra ulteriormente il suo status di libero attraverso l’ironia con cui delinea la figura dello scrittore Jean Sol Partre (il riferimento è fin troppo chiaro ma in “La schiuma dei giorni” avrebbe scritto “Il vomito” invece de “La nausea“) e l’ossessione per l’esistenzialismo di Chick in cui emerge la sua carica iconoclasta ed indipendente. Nonostante fosse amico di Sartre infatti il suo anticonformismo lo spinge comunque a “criticare la dittatura dell’esistenzialismo in quegli anni, quando si doveva essere esistenzialisti ad ogni costo.” (sempre Daniel Pennac nell’intervista) prendendo le distanze da quelle tendenze che si ripresentano ciclicamente nella storia in cui viene fatta cultura solo per fare cultura assieme al qualunquismo dall’altro lato.
Vian non scrive per scrivere ma perché gli piace farlo e piace per questo.
Adoro questo libro! 😀
Ci sono ottime motivazioni per farlo! 🙂 Personalmente mi è piaciuto molto anche quello che ho letto su Vian..
Bellissimo libro, che mi ha spinto a leggere altre cose di Vian (Lo strappacuore, per esempio), letto per via del film che ne è stato tratto (Mood indigo). Quello che emerge dal libro, ma che nella trasposizione cinematografica è più nascosto – se vogliamo – è una critica piuttosto feroce della società del tempo e non, da Sartre fino alla concezione del lavoro/sfruttamento. Il tutto, come scrivi giustamente, nella più piena libertà intellettuale.
Il film l’ho evitato perché non mi ispirava particolarmente. Vedo molto difficile la resa di alcuni elementi surreali del libro in contesti che non siano quelli dell’immaginazione mentale, ma questo me lo potrai dire tu che lo hai visto.
Personalmente mi ha conquistato proprio la sua libertà nel concedersi un punto di vista critico soprattutto negli aspetti di cui alla fine era comunque, se non un sostenitore, sicuramente almeno un ammiratore come proprio verso l’esistenzialismo (seppur era più rivolto ad un generico atteggiamento che poi credo si possa riconoscere un po’ ovunque quando si consolida una qualunque corrente che monopolizza il pensiero). Trovo che sia una forma di oggettività ammirabile in chiunque la eserciti.
Il film è stato fortunatamente “affidato” a un regista particolarmente sensibile all’elemento “surreale”, M. Gondry, che fra l’altro è sempre stato un grande estimatore di Vian. Che dire del film… lo sforzo per dare spazio al carattere particolarissimo di Vian c’è tutto, alcune soluzioni sono interessanti visivamente, ma raggiungere il livello del libro è praticamente impossibile. Sono due cose diverse e sarò banale a scrivere così, ma questo è. Mood indigo resta comunque un bell’omaggio, bello perché consapevole di quello che si sta facendo. Certo, alcune cose non le ho particolarmente amate, ma non è nulla di che. Non mi piace la Tatou, mi piace poco anche l’interpretazione che da del libro (mi pare che pensasse fosse principalmente una storia d’amore per ragazzi), non rende giustizia alla profondità del testo.
Dopo La schiuma dei giorni ho letto Lo strappacuore e te lo consiglio assolutamente… tutti i caratteri che trovi in questo libro sono come moltiplicati, ancor più taglienti. L’ho amato forse più di La schiuma dei giorni.
La Tatou non piace nemmeno a me, la trovo piuttosto irritante e fatidiosa. Diciamo che dopo il tuo rapido commento difficilmente guarderò Mood indigo (visto che già di partenza non mi sentivo particolarmente ispirato) in compenso ci sono ottime possibilità che compri Lo strappacuore a questo punto.. 🙂