Il giro di boa

Quando il mio amico profugo mi risponde con un “chissà che anno sarà..” mi stupisco perché non è una frase da lui. E non so se sia per questo senso di straniamento che mi ritrovo a pensare a cosa sia l’inizio di un nuovo anno. Mi verrebbe da pensare ad un giro di boa con tanti cambiamenti, nuove direzioni. Ma la realtà è che questa solfa la sento ogni volta e, al contrario, gli anni mi sembrano sempre tutti uguali uno all’altro. Ogni volta spero in qualche cambiamento rivoluzionario che puntualmente non arriva mai. Ogni anno che passa semplicemente aggiunge un anno in più alla mia età anagrafica. E questo si che mi fa una certa differenza! L’idea che ci sia uno spartiacque da cui tutto cambi repentinamente è abbastanza ridicola. Non basta girare l’angolo per cambiare strada come non è bastato dichiarare il Regno d’Italia affinché esso esistesse da subito, ma più di tutto non basta dire “sono cambiato” per esserlo realmente. Il 1861 è solo una data, come il primo giorno dell’anno, sono costrutti mentali, convenzioni illusorie, sono simboli. Non è una dichiarazione ad alta voce a sancire un cambiamento (infatti d’Azeglio disse “s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani“). La mente è proiettata idealmente nel futuro, a volte vaga nel passato e saltuariamente sa stare anche nel prensente, mentre il corpo è sempre e solo dove può stare: ancorato al presente. Mente e corpo sono scissi. Da un giorno all’altro non cambia nulla. I cambiamenti veri avvengono in spazi temporali più lunghi. Emergono dal confronto tra un punto A ad un punto B che necessariamente non possono essere vicini. Oggi sono la stessa persona di ieri. Ho solo un giorno in più. Ma sono diverso da come ero dieci anni fa pur essendo sempre Io. Da quel punto A lontano un decennio a questo punto B in cui mi trovo ora sono cambiate una marea di cose ma le posso apprezzare solo a posteriori nella distanza (come non pensare a Rearviewmirror dei Pearl Jam) perché durante la transizione non mi sono accorto di nulla, tutto sembrava sempre uguale. Mi sembrava che non accadesse mai un cazzo. Si, qualcosa di diverso c’era qua e là ma nulla di così repentino, improvviso e rivoluzionario come avrei sperato. Si gira pagina ma alla fine si sta sempre leggendo lo stesso libro, ne servono cinquanta di pagine per vedere un cambiamento e non sempre si ha la pazienza di aspettare bonariamente gli sviluppi ma ci si chiude nella speranza che da oggi tutto sarà diverso. No, rassegnati, sei sempre lo stesso stronzo di ieri ma forse tra dieci anni avrai smesso di esserlo, se sei fortunato o se ti sei impegnato. Hai fatto un giro intorno alla boa per cambiare direzione ma sei sempre immerso nello stesso mare di merda ancora vicinissimo a quel punto che tanto ti sta sulle balle. L’unica differenza è che speri finalmente di riuscire ad approdare a qualche parte in luce di questa virata.

Solo gradualmente si arriva al punto B partendo dal punto A. E solo quando si è in B si vede la differenza con A.

In mezzo tra A e B invece non si capisce niente.

Forse è per questo che mi sono tagliato la barba dopo cinque mesi. Perché, anche se illusori , i cambiamenti concreti tengono ancorati alla realtà dei propositi di cambiamento e obbligano a percepire una chiara virata prima ancora che ci sia stato qualcosa (“Non sei più quello di una volta”!) in modo da stare su quella strada.

Bisogna pur cominciare da qualche parte.

Secondo me....

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