La paura è imprevedibile e quando il protagonista, Christian Frascella stesso, viene colto dal suo primo attacco di panico si trova alla catena di montaggio. Ha 27 anni, un lavoro come operaio in fabbrica e convive insieme a Lucia con cui ha un rapporto in fase calante e che attraversa qualche difficoltà. Nulla che possa giustificare una paura così disarmante che lo scompagina e lo obbliga a rivedere tutto il suo presente alla ricerca delle cause di un male che lo spinge sempre di più all’isolamente e ai margini di se stesso.
Christian Frascella ha il talento di tenere incollati alle pagine di tutto quello che scrive. Il suo romanzo d’esordio “Mia sorella è una foca monaca” non era da meno e aveva già tutte le prerogative di questo giovane scrittore fresco e ironico che, se nella sua opera prima manteneva una leggerezza piena di autenticità che traspare nelle vicende dello sfigato ma tenero protagonista, in questo suo penultimo romanzo (è prevista a breve una nuova uscita per ragazzi) riesce a conservare la stessa impronta personale ma con argomenti decisamente più intimi e profondi, in uno scritto di respiro autobiografico che è una prova di maturità artistica ma anche personale e coraggiosa. Frascella cattura immediatamente e già dopo alcune righe sale l’ingordigia di parole e avvenimenti che scorrono come se il protagonista fosse il lettore stesso, spingendo a divorare quelle pagine in brevissimo tempo e senza mai perdere di vista il sorriso nelle sue sfumature disilluse, che nasce anche di fronte al terrore di una paura dalla causa irriconoscibile. Il punto di forza sta nella semplicità del suo stile e più di tutto nella trasparenza della scrittura che non ricerca finzioni ma che scava candidamente nell’anima e nelle sue fragilità senza idealizzazioni, attraverso uno sguardo obiettivo e delicatamente impietoso della realtà. Rispetto a “Mia sorella è una foca monaca” è un romanzo meno leggero e più torbido ma Frascella rimane un autore da tenere d’occhio per quei momenti in cui la lettura è uno svago senza filosofeggiamenti e pesanti intellettualismi, ma non per questo privo di quella scheggia profonda che si insinua nella vita, a volte con tenerezza, a volte con un dolore che arriva improvviso come un pugno allo stomaco.