Ho immaginato di non essere qui. Per un attimo solo di essere altrove. Di staccarmi violentemente da questo corpo e andare verso quell’orizzonte rosa. Senza pesi. Con qualche schiaffo in più e qualche lacrima in meno. Senza bagagli, nudo e libero in un letto di piume oltre le nuvole, con tanti sorrisi nelle gambe ed una sola scintilla tra le dita, da preservare a tutti i costi dalle folate di vento, dagli aliti delle persone, dal gelo di una giornata nera, nella speranza di poterla usare come risposta alle domande silenziose che si fanno sentire per quel loro odore acre e fastidioso, così invisibile e irritante. Ho immaginato quanto il volare potrebbe rendermi leggero senza bisogno di ossa cave, senza la paura di cadere, senza quell’opprimente pesantezza dei giorni di marzapane. Semplicemente altrove. Un altro luogo, un altro tempo, un’altra sostanza volatile in un altro universo di stelle a cercare parole sopra un foglio bianco, affascinato solo dal calore della fatica e da una promessa cristallina.
Ho solo immaginato, ma la cera non si è sciolta.
Ricercare un Altrove del tempo e dello spazio è comunque un esercizio che aiuta ad affrontare l’ora e l’adesso. Bel post!
Speriamo.. 🙂