Marty (Colin Farrell) sta lavorando alla sua sceneggiatura intitolata “7 psicopatici” ma è in crisi creativa ed è solo a quota 1 rispetto al numero di psicopatici promessi dal titolo. Insieme a lui c’è Billy (Sam Rockwell) che si offre ripetutamente di aiutarlo nella stesura dello scritto, sempre che non sia troppo impegnato a portare avanti il suo lavoro di sequestratore di cani insieme al complice Hans (Christopher Walken). Quando i due rapiscono lo Shih Tzu di Charlie Costello (Woody Harrelson) questi, evidentemente uno psicopatico, si mette sulle loro tracce per ritrovare il fedele amico. Nel frattempo i due amici ricevono la visita di Zachariah (Tom Waits) il quale arriva in risposta all’annuncio pubblicato da Billy sul giornale in cui diceva di cercare degli Psicopatici per mettere la loro storia in un film e…. da qui in poi è meglio guardare il film.
Martin McDonagh si forma in ambito teatrale inglese e ottiene molti riconoscimenti che gli arrivano quando era ancora 27enne nel 1997. Passa al cinema nel 2005 con un cortometraggio che ottiene il Premio Oscar e poi dirige due film. 7 Psicopatici è il suo secondo lungometraggio e lo consacra decisamente come un regista/sceneggiatore dalle indubbie capacità. Dialoghi originali e situazioni folli alimentano questa imprevedibile commedia/noir in puzza pulp dell’industria Tarantino & Rodriguez con lo scanzonato aplomb british, che strizza l’occhio a Lock & Stock e The Snatch di un ancora savio Guy Ritchie, per lo sviluppo di situazioni all’insegna del grottesco. C’è spazio pure per una riflessione metafilmica, metanarrativa, metacinematografica o quello che è, la quale può piacere o dare fastidio ma che nello specifico alla fine non impreziosisce in nessun modo particolare, è solo un “in più” buttato nella mischia. Il resto del film invece è tutto da godere anche se con la vaga sensazione che in una potenziale versione librica avrebbe reso ancora di più. I punti forti sono il surreale e i dialoghi, assolutamente da non perdere
( – “Ho deciso che vengo a ucciderti martedì.”
– “Va bene, non ho niente da fare martedì.”
– “Hai un tono diverso… di chi se l’è vista nera.”
– “Un po’…”
– “Uh… io… senti sai che forse martedì ho da fare? Ti richiamo, va bene?”
– “Certo, mi trovi qui.“)
, in cui viene coinvolto pure Gandhi il quale in una delle sue frasi più famose “aveva torto.. è solo che nessuno ha avuto le palle di dirlo fino a questo momento“. Fanno capolino almeno un paio di citazioni cinematografiche: il cognome di Hans si scopre essere Kieslowski, riferimento al regista polacco della Trilogia dei colori mentre l’altra è relativa alla scena in cui il Serial Killer Zodiac viene prelevato nella sua casa circondato da conigli, che potrebbe essere un riferimento al film “El topo” di Jodorowsky in cui il terzo pistolero affrontato dal protagonista vive appunto in un recinto circondato da conigli. Considerando che sull’identità dell’assassino non si è mai saputo nulla di certo
(anche se David Fincher ci fece un film [intitolato Zodiac ovviamente] con Robert Downey Jr. in cui sosteneva la colpevolezza dell’unico sospettato verso cui la polizia avesse delle prove) e tra le alternative non pare ci fosse un allevatore di conigli tutto sommato l’ipotesi può essere verosimile perché in quanto a idee surreali c’è una certa affinità tra i due registi (tanto per dire), per quanto Jodorowsky vince di gran lunga la sfida perché non c’è gara (il sospetto che si limitasse a girare i sogni che faceva durante una notte post peperonata è sempre stato molto forte) contro i suoi film onirici.
Pessimo il doppiaggio in italiano, meglio la versione inglese per godersi fino in fondo un incontenibile Sam Rockwell veramente strepitoso ed una spanna in alto. Buona la prova di tutti gli altri, in particolare Walken e Waits. Non particolarmente entusiasmante Farrell che solitamente ha regalato anche interpretazioni migliori (Tigerland tanto per dirne una) e che si fa sorpassare persino da un Woody Harrelson in una delle vesti che solitamente sa meglio indossare. Da segnalare la presenza della non troppo riconoscibile, ma sempre bellissima, bond g
irl Olga Kurylenko vista in Quantum of Solance e di Michael Pitt in un cameo di pochi minuti.
Non è il film del secolo ovviamente ma si lascia vedere con estremo piacere. Una commedia che funziona per alcune idee brillanti, per alcune trovate e per i dialoghi gustosi tra interpreti azzeccati, senza farsi mancare una sana dose di sangue, pallottole e umorismo. Consigliato e da non sottovalutare.
Giudizio in minuti di sonno: Primo tentativo fallisce miseramente per un pisolino di venti minuti e per un successivo richiamo della natura piuttosto impegnativo. Visto dall’inizio alla fine solo al secondo.
Cavolo io mi ero proprio scordata di questo film devo proprio recuperarlo!
Pensa che io l’ho guardato pensando che fosse un altro! 😉
Si, ha qualche spunto carino..