Dieci racconti distribuiti in tre parti compongono questa raccolta dell’originale autore di origini argentine. Un gruppo di cinefili adoratori di un’attrice si prodigano per farle raggiungere la perfezione, un uomo indaga su misteriose sparizioni in odore di complotto nella metropolitana , una scrittrice parigina vede una tortura che scopre essere avvenuta a Buenos Aires, una ricca donna vede riapparire il marito che aveva ucciso, un uomo vive in sogno quello che un’amica vive nella realtà… tutto in “Tanto amore per Glenda” assume tratti grotteschi in cui fantasia, mondo onirico, vita reale, spazio e tempo, si amalgamano in un unico pasto imprevedibile.
Cortázar gioca con le pieghe dell’esistenza facendo incontrare mondi inconciliabili e continua a sperimentare sovrastrutture narrative che lo hanno reso noto per “Rayuela Il gioco del mondo“, in cui la lettura dei paragrafi che lo compongono può essere effettuata secondo l’ordine tradizione, secondo quello suggerito dall’autore oppure a scelta del lettore (comunente detta “a cazzo”), seppur in una forma più leggera. I racconti sono per loro natura troppo brevi per permettere grosse modifiche alla struttura di svolgimento canonica ma l’autore riesce comunque a concedersi guizzi di originalità nella stesura, come in “Clone” in cui riproduce l’Offerta musicale di Bach trasfigurando i personaggi in strumenti musicali e poi ricostruendone dinamiche di relazione simili a quella dell’opera, di cui il racconto ripercorre anche la struttura, o come in “Nastro di Möbius” in cui banalmente usa un espediente grafico con caratteri diversi per i due personaggi protagonisti.
La linearità non esiste e la realtà è solo uno specchio deformato in cui tutto è possibile. E’ come camminare sul nastro di Möbius in cui parti da una superficie e finisci per ritrovarti in quella opposta. Questo è quello che fa Cortázar nei suoi racconti (al cinema lo ha fatto David Lynch con Strade Perdute). Non siamo troppo lontani dai temi di Borges ma, al suo alone di assurdo, si aggiunge la sperimentazione e il gioco con la realtà che si piega ai voleri dello scrittore. Le storie non hanno bisogno di essere credibili perché sono al servizio di un messaggio superiore che svasa oltre i suoi contenuti tangibili. Affascina e stupisce, lascia amareggiati per il cinisimo della sua visione disillusa ma allo stesso tempo poetica, trascina negli abissi imperscrutabili della psicologia umana con una prosa non sempre scorrevole ed immediata, ma spesso suggestiva ed originale, composta con metodo e precisione rigorosa.