Dettagli di guida a confronto

C’è qualcosa di vero nel vociferare che al nord Europa siano più civili: praticamente tutto di quello che si dice.

Senza andare a cercare grandi fatti basta guardare il modo di guidare.

In Norvegia tutti rispettano i limiti di velocità (che si aggirano intorno ai 90 km orari) anche in strade lunghissime, dritte e senza nessun altro automobilista nel raggio di 100 km. Ci sono pochissimi segnali di Stop e altrettanti pochi di precedenza. Perché non hanno bisogno di un segnale che li obblighi a dare la precedenza, loro la danno e basta. Probabilmente perché comunque sono in cinque milioni per una superficie leggermente maggiore di quella Italiana dove invece ci ritroviamo in sessanta milioni. In Norvegia prima che passi una macchina passano dei buoni quarti d’ora e delle ore nelle zone meno trafficate, cosa che aiuta sicuramente. Forse è per questo che sono così rilassati rispetto a noi che invece siamo sovrappopolati, schiacciati l’uno all’altro e di conseguenza stressati oltre che predisposti al sentirci più furbi. Non sono nervosi, non si incazzano alla guida e attendono con pazienza. Quando ho parcheggiato a lato di una strada che passava dentro ad un paese con le quattro frecce (giuro che l’avevo visto fare da un’altra macchina), invece di sorpassarmi si sono messi pazientemente in coda senza dire e fare niente. E avrebbero potuto tranquillamente andare oltre perché lo spazio c’era. Agli incroci non ci sono segnali e ti fanno passare senza sentirsi defraudati o pestati dei loro diritti. C’è un clima di collaborazione e serenità. Se ti vedono nei pressi delle strisce pedonali iniziano a rallentare chilometri prima e si fermano senza inchiodare, senza spazientirsi e da Italiano viene da ringraziare ogni volta come se ti avessero salvato la vita per una “cortesia” (che nemmeno dovrebbe essere chiamata in questo modo perché si tratta solo del corretto comportamento da tenere) che dovrebbe essere la più naturale del mondo.

Ma anche in tutta la Norvegia ci sono delle eccezioni. Ho visto una persona che ha tagliato la strada ad un’altra: ero io.

Pure in Danimarca il clima è simile. A Copenhagen ogni mezzo di trasporto ha il suo spazio adibito nelle larghissime strade che percorrono la città. I pedoni hanno i loro ampi marciapiedi, le biciclette hanno i loro percorsi ben delimitati costellati di semafori e segnali (funzionanti!!) che coprono tutta la superficie urbana e, ovviamente, anche le auto hanno la loro porzione di strada. Ci sono poche macchine e tante biciclette ma nessuna di loro cerca di investire i pedoni come in Carmageddon. Da Italiano mi sembrava di essere finito in un altro pianeta. La civiltà è inclusa nei dettagli e questa città è piena di dettagli. Basta guardare il più insignificante: sulle scale ci sono delle canaline in ferro su cui far scorrere le ruote della bici per trasportarla senza fatica.

In Italia ci sono delle sbarre per non farti passare.

La Germania mi consola un poco di più perché in autostrada le macchine corrono a velocità da formula uno e saltano di corsia in corsia tagliandosi la strada (ovviamente sempre dopo aver messo la freccia) a vicenda. Capisco perché Schumacher fosse un bravo pilota e anche perché nell’arco di sei ore incontro tre incidenti. Ma è un altro il fatto che mi colpisce veramente. Non sono incazzati. Si tagliano la strada a vicenda ma non sbraitano, non suonano e nemmeno fanno gli abbaglianti: chi sta arrivando rallenta e aspetta di poter sorpassare. In Italia questo verrebbe vissuto come un affronto specialmente dagli imperatori della strada, ovvero la congrega di imbecilli patentati (solitamente possessori di Audi, Bmw, Mercedes o macchine di alta cilindrata) che arrivando a folle velocità inziando a lampeggiare insistentemente ad una distanza di 5 km chiedendo strada come se fossero un’ambulanza in emergenza, incuranti del fatto che quello davanti a loro sta tentando un sorpasso oppure ha sei o sette macchine davanti e quindi perché cazzo dovrebbe farsi da parte?

Il malcostume da noi prende subito piede e questa abitutidine è irritante come poche altre.

Questo perché in Italia ognuno ha un personale codice della strada.

Non ho mai dimenticato quel personaggio che incontrai alle sei del mattino al bar prima di entrare al liceo. Sosteneva che nelle rotonde lui avesse la precedenza perché aveva il mezzo più grande e doveva essere facilitato. Fresco di patente lo guardai come se fosse un’idiota ma nemmeno riuscii a dire qualcosa da quanto mi sembrava un’idea platealmente stupida, tralasciando il trascurabile fatto che durante la discussione aveva bevuto qualcosa come quattro bicchieri di “Fior di vite” prima di mettersi alla guida.

Perché noi siamo Italiani e facciamo un po’ come cazzo ci pare. Siamo azionisti della strada e pretendiamo la nostra parte con supponenza, incuranti degli altri, abbiamo fretta per non andare da nessuna parte.

Il diritto di precedenza è direttamente proporzionale alla potenza della cilindrata e inversamente proporzionale alle dimensioni cerebrali del suo conducente.

Scansatevi che arriva l’imperatore, plebei.

8 pensieri su “Dettagli di guida a confronto

  1. Vorrei anche aggiungere che l’italiano prende la macchina anche per andare a comprare il pane dietro l’angolo…

  2. Io rimasi stupita a Berlino.
    E’ vero, le macchine corrono tantissimo, ma ce ne fosse uno, e dico uno, che non si fermi non appena il semaforo diventa rosso.

Secondo me....

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