6 Maggio 1938. Adolf Hitler visita Roma e per l’occasione viene organizzata una parata a cui partecipa quasi tutta la città. Tra i pochi a rimanere nella propria casa c’è Antonietta (Sophia Loren), madre di sei figli e moglie di un impiegato ministeriale dalle forti convinzioni fasciste, che lei stessa condivide oltre ogni ragionevole idealizzazione quasi mistica, che quel giorno si ritrova impegnata a rimettere in ordine le mura domestiche. La sua maina (un pappagallo, non il panettone) fugge dalla gabbietta e va a posarsi vicino alla finestra di Gabriele (Marcello Mastroianni), ex radiocronista dell’Eiar. I due fanno conoscenza e Antonietta rimane affascinata dai modi gentili e garbati dell’uomo e, nonostante la portiera pettogola la avverta che sia un disfattista e pure un antifascista (“uno può essere pure un mascalzone che vor dì, quello che bisogna vedé è se è o no fedele al partito“), l’attrazione per Gabriele diviene così forte da indurla a baciarlo mentre sono soli in terrazza ma è a quel punto che lui le confessa..e da qui in poi è meglio guardare il film.
Candidato agli Oscar del 1978 come Miglior film straniero e per il miglior Attore, quell’anno i premi andarono tuttavia a “La vita davanti a sé” (mai visto) di Moshé Mizrahi (seppur ci fosse tra i candidati anche “Quell’oscuro oggetto del desiderio” di Buñel) e a Richard Dreyfuss per “Goodbye Amore mio” (mai visto neppure questo). Sarebbe stato sicuramente all”altezza del rinomato premio americano (anche se rimane una commercialata dalle dubbie valenze artistiche) e ne sono la prova evidente gli altri riconoscimenti ricevuti, Il Golden Globe, David di Donatello e Nastro d’Argento ma il tutto sfuma in un’occasione mancata.
Il film ha i tratti garbati di una regia eccellente e magistrale nel saper evidenziare i momenti topici con inquadrature perfette nell’esaltare la drammaticità delle situazioni ma anche la loro incommensurabile delicatezza. Scola non è ossessionato dall’aspetto visivo come possono essere Sorrentino o Wong Kar-wai (i primi due che mi vengono in mente che prendo sempre a riferimento come apice personale dell’estetica visiva) o con una particolare attenzione alle colorazioni come Almodovar e Anderson in cui la ricerca ottica è continua, ma usa la
particolarità di certe inquadrature, profondamente suggestive, nel momento in cui deve porre accento sui passaggi indispensabili. Splendide visivamente sono le scene sul terrazzo con Gabriele ed Antonietta che si baciano oppure quando si ritrovano in casa dopo il litigio, separati da un muro che li divideva nella vita. Perché questa è la condizione in cui vivono, all’opposto di due barricate nella reciproca ignoranza. La distruzione dei piani di separazione è un atto volontario attivo, intriso della malinconia esistenziale di due persone messe ai margini dalla brutalità fascista e dall’esaltazione della forza machista (G : –“Inconciliabile con l
a fisiologia e la psicologia femminile, il genio è soltanto maschio.” Lei è d’accordo? A: – Certo che sono d’accordo. Perchè? Sono sempre gli uomini che riempono i libri di storia, no? G: – Si si, forse anche troppo. Così non c’è più spazio per nessuno. E tantomeno per le donne.) . Gli antipodi rivedono nell’altro un poco del proprio smarrimento e di quell’essere perduti nella condanna al trascorrere una vita all’ombra, nella cancellazione del proprio IO senza alcuna possibilità di manifestare il proprio essere, in una quotidiana mortificazione della propria dignità. Marcello Mastroianni e Sophia Loren sono eccellenti e senza sbavature, assolutamente giganteschi. Elegante e naturale il primo quanto spontanea la seconda, in un film che la vede nei panni di una casalinga ingenua e sottomessa, una popolana imbruttita e imprig
ionata da un sistema autoritario. Piccola parte anche per Alessandra Mussolini nei panni di una delle figlie, prima di finire a fare filmacci immondi o cimentarsi con la politica. Alla stesura della sceneggiatura ha collaborato Maurizio Costanzo, probabilmente ancora in bolla prima di perdere definitivamente ogni credibilità con la stesura di “Troppo Belli“, fetida cagata riassumibile con la frase “il nulla circondato dal niente” (pronunciata credo da qualche critico ma se così non fosse me ne assumo la paternità) e che ebbe anche l’ardire di difendere in un qualche rotolo di carta igienica patinata settimanale.
“Una giornata particolare” è un film pregno di significati e assolutamente imperdibile.
Giudizio in minuti di sonno : Al primo tentativo non riesco nemmeno ad arrivare alla fine dei titoli di testa perché all’inizio c’è una sequenza (che a me sembrava interminabile e invece durava solo un paio di minuti) di spiegone sui lavori di restauro al cui termine crollo clamorosamente (erano le undici di sera). Ricordo solo di aver letto il titolo e di essermi svegliato due ore dopo. Al secondo tentativo piazzo un bel pisolino di mezzora dopo nemmeno dieci minuti (abiocco post pranzo) e solo a quel punto riavvolgo tutto e riesco finalmente a guardarlo dall’inizio alla fine.
“Piangere si può farlo anche da soli ma per ridere bisogna essere in due.“
Rieccomi! Ti segnalo un bellissimo post su Mastroianni: http://isabellascotti.wordpress.com/2014/04/27/marcello-mastroianni-e-il-teatro/. Buona giornata! : )
Bentornato Wwayne e grazie per la segnalazione di questo post. Interessante per quanto riguarda i risvolti personali del Mastroianni uomo (l’aneddoto sulla pigrizia è divertente).
Mentre leggevo mi sono ritrovato a pensare che non vengono citati La decima vittima, I soliti ignoti e La grande abbuffata ma alla fine mi sono reso conto che sarebbe comunque superfluo perché per dare un’idea completa di un attore simile l’unico modo sarebbe citare l’intera filmografia!
Grazie e buona giornata a te! 🙂
Hai perfettamente ragione, l’intera filmografia di Mastroianni è straordinaria. Non a caso anche i suoi film meno conosciuti non sono caduti nel dimenticatoio, ma continuano a venire visti e trasmessi: per esempio, stamani Rai Movie ha mandato in onda Giallo napoletano. Grazie a te per la risposta, e a presto! : )