Un colpo di clacson lo tolse dai suoi pensieri.
Teneva entrambe le mani chiuse sul volante con i pugni talmente stretti da avere le nocche completamente bianche e coperte solo da una piccola macchia rossa di sangue.
Guardò nello specchietto retrovisore e vide l’uomo dell’autovettura dietro la sua che agitava le mani e urlava come un pazzo. Premeva ripetutamente il volante mentre la faccia sembrava sul punto di esplodere per l’eccesso di pressione.
Il semaforo era diventato verde da alcuni secondi.
Con calma calcolata infilò una mano nel vano delle portiera ed estrasse un cd con la copertina rigata e rotta. Attraverso la plastica ormai divenuta opaca si poteva vedere un uomo tutto giallo con la testa dentro ad un bidone dell’immondizia.
Aprì la custodia ed inserì il disco dentro allo stereo.
Traccia 8.
Volume alto da trivellare i timpani e bucare il cervello.
L’automobilista continuava a sbraitare in preda ad una rabbia sempre più frustrata e impotente mentre lui impassibile faceva ogni gesto con una lentezza ed una precisione plastica. Era come se le sue braccia stessero percorrendo dei binari senza vie di uscita.
La musica stava già rimbombando prepotentemente quando vide l’uomo scendere dalla macchina e andare verso di lui. Si immaginò mentre partiva violentemente in retromarcia e faceva finire il suo merdosissimo mercedes dentro al fosso.
Il semaforo ritornò rosso.
Chitarra e batteria insieme annunciavano l’iniezione di adrenalina del 24esimo secondo.
Imperturbabile, schiacciò l’acceleratore e partì senza nemmeno guardare. Una macchina dovette inchiodare per riuscire ad evitarlo ma finì per investire l’automobilista furioso che, sbalzato sul cofano, fracassò il parabrezza con la testa.
Più veloce, più veloce.
Le macchine gli andavano incontro sempre più rapidamente mentre le sorpassava a destra e a sinistra, infilandosi in ogni pertugio disponibile. Nessuna espressione. Nessun grido di esaltazione. Solo velocità. Usava il freno esclusivamente per evitare gli ostacoli in una condizione in cui, ragionevolmente, l’intero mondo poteva rappresentare un ostacolo da evitare e da sorpassare.
Minuto e mezzo. Giunse il giro di basso ed alzò il piede dall’acceleratore. La macchina in quel momento era lanciata a folle velocità e rallentò per alcuni istanti. Tre soli secondi in cui sembrò sospesa come in un fermo immagine; levitava leggera sopra l’asfalto mentre tutto scorreva rapido ed indefinibile, senza forma.
Di nuovo a fondo con il pedale.
Una luce blu attirò la sua attenzione.
Si accorse che la polizia lo stava inseguendo ma rimase completamente indifferente. Sorpassò un assembramento di macchine in fila evitando all’ultimo un furgone che veniva contromano. In questo modo riuscì ad allungare il divario con gli inseguitori che invece rimasero incastrati alcune macchine più indietro.
La strada inziava a farsi impegnativa. Angusta e con un precipizio sulla destra che finiva in una gola percorsa da un piccolo fiumiciattolo. Impostò una curva troppo stretta e vide lo specchietto laterale frantumarsi e sparire dietro a sé per l’urto con un camion sorpassato. Per cercare di riprendere il controllo della macchina, che aveva ondeggiato e sbandato a causa del sussulto che ebbe per lo spavento, fece una leggera smorfia.
Fu l’unica volta in cui tradì l’espressione monolitica ed assente forgiata sul suo volto.
La polizia lo stava ormai raggiungendo.
E la canzone stava per finire.
Guardò i suoi inseguitori.
Poggiò entrambe le mani sul volante strinse con tutta la sua forza mentre con il piede destro dava un pestone deciso.
Alla curva non sterzò.
E’ bello rileggerti Jeremy!
l’innesco ha messo in circolo un bel po’ di pensieri..
Ti ringrazio.. 🙂
🙂
Sei bravissimo! Come sempre, eh… non ti smentisci mai.
Troppo buona. Ti ringrazio. 🙂
Grande Jeremy. Esplosivo questo racconto. Mi è piaciuta l’idea dell’adrenalina della canzone come fattore esplosivo per la guida della persona. La musica fornisce ritmo e velocità. Ed il racconto, logicamente, fa il resto: ti trascina nelle strade, ti sposta violentemente con le curve, ti sposti per evitare il camion. E sorridi come Thelma e Louise quando non giri alla curva!
Grazie Zeus.. Non so se fosse proprio un sorriso ad essere sincero..
Sicuramente non era quello del protagonista, ma era il mio…di sorriso.
🙂 Perdona la risposta stupida, ero un attimo rintronato..
Ma figurati, sono io che mi esprimo come simpatico alieno. Male 😀 ahahahah
Le note inafferrabili, incontrollabili riempiono l’abitacolo. La paura sparisce in un lampo e il motore accellera a tempo febbrile di musica, tiene il ritmo in un crescendo selvaggio quanto mai liberatorio.
Le immagini scorrono con immediata ricezione, la tensione nutre il rock che senza interferenze esplode, scatena giochi sonori e la curva separa la musica dalla strada ed inghiotte nel suo rutilante movimento le ultime note incontrollabili, le afferra e le trascina con sè in un ultimo concerto, rigorosamente dal vivo.
Un uomo tutto giallo con la testa dentro ad un bidone dell’immondizia è adesso lassù, appena sopra le nuvole.
Jeremy … complimenti! 😉
un forte abbraccio
Affy
Grazie! Complimenti anche a te per il commento! Wow..
Un abbraccio
Posso solo dirti che “mi hai fatto volare” con il tuo racconto. 😉
Capperi se scrivi bene! Complimenti davvero 🙂
Ricambio l’abbraccio.