The grand Budapest Hotel – Wes Anderson

Inizio del film : una ragazza si avvicina al busto di uno scrittore con in mano un libro. Salto indietro nel tempo (o da qualche parte). Lo scrittore del busto (o forse la voce narrante del libro, sempre uno scrittore) racconta di un suo viaggio. Salto indietro nel tempo. Lo stesso scrittore giovane (Jude Law) incontra al Grand Budapest Hotel il Sig.Mustafa (Murray Abraham), proprietario dello stabile, che gli racconta come ha fatto a diventare così mostruosamente ricco. Salto indietro nel tempo. Un Mustafa giovanissimo (al punto da doversi disegnare i baffi) viene assunto come lobby boyindex (cameriere tuttofare all’incirca) nell’albergo dal Sig. Gustave H. (Ralph Fiennes) che lo soprannomina Zero (Zero esperienza, zero studi, zero famiglia) e oltre ad istruirlo sui segreti del mestiere diviene il suo protetto. Di conseguenza quando il Sig. Gustave viene coinvolto nel furto di un prezioso dipinto e nella contesa di una importante eredità, anche Zero finisce in mezzo al tornado di avvenimenti… e da qui in poi è meglio guardare il film.

Orso d’argento al Festival internazionale di Berlino 2014, mi ha lasciato sinceramente perplesso. Siamo in zona commedia grottesca all’ombra di umorismo sottile, ma l’impressione generale è che qualcosa non funzioni. Il cast del film è impressionante perché oltre ai sopracitati sono presenti, Mathieu Amalric (il cattivo di “Quantum of solance“), Adrien Brody, Willem Defoe, Edward Norton, Bill Murray, Owen Wilson, Jeff Goldblum, Harvey Keitel, Karl Markovics (piimagesù noto per aver partecipato alle prime due stagioni de “Il commissario Rex” a fianco del protagonista Tobias Moretti e meno noto invece per il decisamente molto bello “Il falsario – Operazione Bernhard“) e tanti altri volti in qualche modo conosciuti, ma nonostante questo non riesce a convincere. La trama è piuttosto esile e incosistente; nonostante i numerosi camei e alcune scene divertenti la sensazione è che non si avvicini alle aspettative scatenate dalla visione del trailer che, al contrario, era decisamente accattivante perché, come al solito, vi erano concentrate tutte le scene migliori. Si riconfermano i miei problemi nei confronti delle commedie di fronte ad un film in cui non si ride poi più di tanto (forse ho il senso dell’umorismo di uno pterodattilo). Eppure Wes Anderson daimagescl punto di vista della regia non sembra affatto un cretino perché visivamente è un film estremamente curato nella ricerca delle inquadrature, nella strutturazione delle immagini e persino nelle tonalità dei colori che le compongono. Se da questo lato è impeccabile sul versante contenutistico si rimane un poco delusi perché in questo caso le aspettative sono molto più alte che nel guardare un filmetto senza pretese. Le gag ci sono ma non rendono fino in fondo oppure (come è probabile) è la mia soglia della risata ad essere molto alta.
La vera pecca del film sta tuttavia nella completa inutilità della strutturazione di “storia nella storia, nella storia, nella storia” a flashback successivi che non serve veramente ad un cazzo (ma nella maniera più assoluta) perché viene sviluppata nei cinque minuti dell’inizio e sciolta nei cinque finali senza aggiungere nulla che non fosse il indexffpretesto di permettere a Jude Law di fare un breve cameo. Si vorrebbe tirare fuori un mezzo colpo di scena commovente, fallendo piuttosto miseramente, in realtà.

E’ una potenzialità mal sfruttata. Porta a casa una sufficienza e magari qualcosina di più ma ha il sapore di occasione mancata perché i numeri c’erano tutti.

Giudizio in minui di sonno: Nemmeno uno ma anche questa visione, come accaduto in “Dallas Buyers Club“, potrebbe aver risentito della lingua originale non accompagnata da sottotitoli in inglese ma in francese (che è la mia seconda lingua quanto l’aramaico) e quindi potrei non aver colto fino in fondo lo sferzante umorismo dei dialoghi.

8 pensieri su “The grand Budapest Hotel – Wes Anderson

  1. Io amo follemente questo regista proprio per quello che dici te: “film estremamente curato nella ricerca delle inquadrature, nella strutturazione delle immagini e persino nelle tonalità dei colori che le compongono”. Uso le tue parole perché sei riuscito a rendere quel che mi piace, ma che ogni volta non riesco mai a spiegare a parole. Adoro la cura dei dettagli, e poi proprio i COLORI, a tono perfettamente, specialmente negli interni delle case, ma anche nel vestiario dei vari attori. Ogni volta mi lascia sconcertata! e lo adoro perché i suoi film sono sempre un po’ strani, non capisco mai fino in fondo “a che gioco sta giocando”, ecco. I suoi film sembrano sempre senza senso. A me piace quello che a te ha lasciato perplesso, mi sa. Mi intriga troppo senza un vero motivo!

Secondo me....

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