Una cotta – Racconto

Faceva finta di guardare fuori dalla finestra con sguardo distratto ma in realtà era lei che stava guardando.

Era seduta in prima fila insieme alla sua migliore amica. Erano inseparabili e sempre insieme. Tanto bella lei quanto brutta l’amica. Il suo cuore la cercava in continuazione mentre i suoi occhi cercavano di darsi un contegno. Era bellissima e ogni volta che incrociava quell’azzurro profondo del volto sentiva delle vampate coloragli le guance e subito reclinava lo sguardo fingendosi impegnato a prendere appunti. L’aria gli allargava i polmoni e l’emozione lo svuotava di ogni pensiero che non si nutrisse della sua immagine. Non aveva altre parole. Non sapeva come descrivere quella sensazione. Aveva capito di essersi preso una cotta perché improvvisamente andare a scuola non era più pesante e noioso. Era al contrario sempre felice di stare tra i banchi tanto che quando ebbe l’influenza e dovette stare a casa per una settimana si sentì perduto nella nostalgia di non poterla vedere. Era troppo piccolo per sapere cosa fosse l’amore o per trovargli una definizione ultima, ma quello che aveva capito era che l’amore fa diventare piacevoli le cose spiacevoli e faceva fare con entusiasmo tutto quello che normalmente non andava di fare. Non aveva alcuna importanza che dovesse alzarsi presto, che si annoiasse, che si sentisse male, che dovesse essere interrogato, perché in prima fila c’era lei e questo pareggiava qualunque altra scocciatura.

Ora andava a scuola volentieri.

Fu lei a cercarlo. Faceva la spiritosa e gli sorrideva sempre, cercando ogni volta una buona scusa per stringergli le mani. Lui si inebriava di quel contatto desiderando solo che non si staccassero mai più. L’intervallo era sempre troppo breve per potersi tenere per mano e la campanella suonava come la sveglia del mattino, rovinando un piccolo sogno. Ogni volta era un addio traumatico perché non si potevano più vedere fino al giorno dopo. A fine lezioni i genitori di lei venivano a prenderla subito. La guardava seduta sulla macchina nera che spariva dietro la curva e poi se ne andava verso casa con la bici. Fu così per una settimana poi lei le chiese se potevano fare i compiti insieme.

Lui prese la varicella e saltò la scuola per quindici giorni.

Un pomeriggio in cui iniziò finalmente a stare bene, prima ancora di rientrare in classe, prese la sua bici e fece un giro in paese sperando di incontrarla. La vide seduta sopra la panchina in cui lui aveva scritto timidamente il suo nome usando il bianchetto. Ma lei era insieme al ragazzo di terza media con lo zaino blu e arancione, lui lo conosceva bene perché era un suo vicino di casa, abitava la via dopo la sua ed era più grande di due anni. Si baciavano. Fu lei a chiamarlo e a chiedergli come stava. Rispose continuando a sorridere mentre tutto intorno sembrava un pochino più buio di quando era arrivato. Forse sarebbe stato meglio tornare a casa subito ma rimase ancora, attaccandosi alle illusioni della fantasia, fino a che non decisero di tornare a casa. Lei volle accompagnare il suo nuovo fidanzatino quindi fecero la strada tutti e tre insieme. Avrebbe dovuto tornarsene da solo e distanziarsi da loro ma sperava che potesse cambiare qualcosa se fosse riuscito a rimanere solo con lei ancora una volta.

Non poteva aver dimenticato tutto.

Si fermarono ad un bivio. Il ragazzo di terza se ne andò verso casa sua pedalando mentre lei rimaneva sognante a guardarlo. Sapeva di non avere speranze rispetto ad uno più grande, sapeva di non avere più alcuna occasione e non sapeva nemmeno più cosa dire. L’unica pensiero che gli venne in mente fu quella di indicare casa sua per dirle che lui abitava lì, dietro a quei due alberi, sperando che lei andasse a trovarlo per fare insieme i compiti. Nemmeno si accorse della sua voce da tanto era presa a fissare il suo fidanzatino che se ne andava. Cercò di dire qualche parola in più ma ogni suono moriva appena uscito fuori dalla sua bocca e rimaneva inascoltato. Si salutarono e lei tornò indietro pedalando a sua volta. Lui rimase a guardarla facendo scommesse con il destino, se si fosse girata allora ci sarebbe stata ancora una speranza.

Lei svoltò ad una traversa senza voltarsi.

Mentre un freddo tramonto di un luminoso Febbraio diventava il ricordo della sua prima delusione d’amore, iniziò a pedalare verso casa.

Alle sue spalle non c’era nessuno a guardarlo.

6 pensieri su “Una cotta – Racconto

Secondo me....

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...