Dieci giorni fa ho solo pensato di comprare una bicicletta per dare un senso a certe giornate inutili passate in casa e da quel momento ha piovuto ininterrottamente, con brevi soste per qualche nevicata, fino ad oggi.
Giornata meravigliosa e finalmente posso inaugurare il mezzo.
Lo appoggio un attimo contro la scalinata e subito mi cade a terra.
Cominciamo bene.
Inizio a pedalare e subito mi scrosto di dosso gli ultimi 15 anni in cui la mia vita è stata incentrata sui motori e il recondito dubbio di dover fare un breve rodaggio usando le rotelline.
Sto in equilibrio in autonomia e già mi sento Pantani.
Tempo un paio di chilometri e inizio a sentire un leggero fiatone che subito mi imbarazza profondamente e quindi fatico ad attribuirmi. Va bene che sono stato fermo un mesetto ma non posso essere diventato già così fiacco. Mi dico che, in fin dei conti, impiego sempre parecchio tempo per rompere il fiato e di solito in quei frangenti rantolo un pochino ma poi vado come una scheggia.
Il ritorno a questa vecchia amicizia dell’infanzia è piacevole. Risparmio sul gasolio nei brevi tragitti visto che ho un rapporto ambivalente con le compagnie petrolifere e con la scusa mi muovo ancora un po’, così quando sono a casa magari mi riesce anche di trascorrere il tempo in maniera un poco più produttiva. Tuttavia c’è una strana sensazione di straniamento di fronte al cambio che mi risulta un attimo diverso da come lo ricordavo. La mia vecchia bianchi blu aveva solo due leve, una per il cambio anteriore e una per il posteriore: per scalare di marcia bastava ruotare in una direzione mentre per salire bastava ruotare nella direzione opposta. Qui le leve sono quattro. Due per cambio. Con una si scala e con una si sale. Ma sono invertite. Quella che nel lato destro del manubrio scala, nel lato sinistro sale di marcia. O almeno così mi pare di aver capito perché ho fatto parecchio casino (nelle scelte con il 50% di possibilità per le leggi di Murphy ho sempre il 100% di possibilità di fare, scegliere o dire l’alternativa sbagliata). E credo che sia proprio quello il motivo per cui alla prima salita inizio a smanettare cambiando marce a caso come un deficiente fino a che non mi trovo a dare 500 pedalate al secondo muovendomi un centimetro per volta. Mi fermo a metà salita per riprendere il controllo della situazione ( e anche del mio respiro che nel frattempo era andato un attimo in affanno tra “rottura del fiato” e rantoli di tosse persistenti coadiuvati da una occlusione delle vie respiratorie per un fastidioso raffreddore). Alla prima pedalata della ripartenza, al termine di un breve decongestionamento, devo evitare un vecchietto che invadendo la corsia opposta mi stava pericolosamente puntando a bordo della sua lancia Y, probabilmente alla famelica ricerca di un qualche coatto donatore di organi per il suo prossimo trapianto e mi impegno in una virata d’urgenza. Andata a buon fine evidentemente.
Arrivato a destinazione lego la bici ad un palo con la catena, entro nel negozio dove divento improvvisamente cieco perché i miei occhiali, già sporchi di fango, detriti e qualche piccione, istantaneamente si coprono di condensa con goccioloni grossi come rugiada norvegese (che non vuol dire un cazzo ma mi dava l’idea di qualcosa di enorme).
Arraffo quello che mi serve e torno alla bici dove non riesco a togliere l’antifurto perché si è bloccata la serratura. Già mi vedo a dover ritornare con la bici in spalla come l’ultima volta in cui decisi di fare una pedalata: esattamente a metà strada avevo entrambe le gomme a terra. Alla prima santiata scende la madonna di persona che mi guarda sbigottita e indignata. Bestemmiando riesco a sbloccare l’antifurto totale (perché proprio non fa toccare la bicicletta a nessuno, nemmeno al proprietario) con la convizione che a breve avrei spaccato la chiave oppure che qualcuno avrebbe chiamato i carabinieri (se se..). Perché sono fatto così, in certe giornate sono irrimediabilmente positivo. Invece non succede nulla di tutto questo. Una signora mi guarda perplessa mentre armeggio ma dissimulo il mio imbarazzo dietro alla guazza viscida dei miei occhiali.
Inizia il ritorno e decido di cambiare percorso per fare una salita diversa. Appena la pendenza inizia a farsi sentire, scalo marce ( o almeno credo) e piazzo una bella pedalata decisa per scattare in avanti come un Coppi durante le sue leggendarie scalate. Peccato che l’unico risultato che ottengo sia quello di incastrare cambio e catena e rimanere fermo sul posto. Immobile. In mezzo alla strada. Si è bloccato tutto. Scendono Gesù e Giuseppe e mi aiutano a spostare la bicicletta in una piazzola per cercare di rimediare al danno. Rimetto su la catena e poi noto che è uscita dalla sua sede e si è incastrata fuori dal telaio di protezione. Arrivano tutti gli apostoli che non si rivelano molto ferrati con la meccanica. Quello che più mi stupisce è che si pedala comunque agevolmente quindi me ne faccio una ragione e proseguo sperando che la cosa non faccia troppi danni (non saranno bravi in meccanica ma magari sanno fare miracoli) con il proposito di aggiustarlo più tardi (Operazione che mi farà prendere una testata sul manubrio sopra il bernoccolo di una testata precedente, tanto per gradire [è sorprendente come una qualunque parte dolorante diventi improvvisamente magnetica per oggetti e persone che iniziano ad urtarla continuamente, quando fino a quel momento non era mai stata sfiorata da nulla]) perché non ho con me una cazzo di brugola.
Sulla via del ritorno mi ritrovo ad andare molto più spedito e convinto e senza eccessivi problemi. Ora che ho fissato bene il sellino ha smesso anche lui di scendere in continuazione ad ogni dosso facendomi arrivare le ginocchia in bocca e il culo a terra. Ed è proprio in questo momento che inizia ad entrare in circolo un poco di soddisfazione.
Perché una volta risolti tutti i problemi e gli imprevisti resta solo il piacere del gesto. Basta solo non fermarsi prima.
O cambiare marce a cazzo.
Giuro, uno dei più divertenti racconti di viaggio che ho letto negli ultimi tempi!!! ahahahahaha
Sarò blasfemo ed eretico (lo sono, lo sono ahah), ma l’aiuto dall’alto mi ha fatto morire dal ridere. Gesù e Giuseppe che ti aiutano a spostare la bici è un tocco di genio, sto ridendo da solo, come uno scemo (ma va?) e al lavoro (perciò scemo per due!).
Grande Jeremy! Come sempre.
Sfortunatamente è tutto vero! 😀
Grazie Zeus, sempre magnanimo! Volevo dire “proprio come un dio” ma a pensarci bene non sarebbe stata azzeccatissima facendo una breve statistica… 😉
Perdonami, non voglio sembrare malefico… ma è l’essere vissuta che rende questa storia così divertente 😀 cioè, non capirmi male che poi mi mandi Gabriele (visto che hai un rapporto particolare con il divino) a cercarmi e rendermi pan per focaccia.
Ahahahaahh 😀 ma figurati, tutto meritato Jeremy.
Guarda, non sono nuovo ad avventure come queste.. 😀 Ormai mi sono fatto le mie ragioni.. 😉
Ahahahah!
Sempre troppo buono!
Hai provato a pensare al numero di bestemmie tirate pro pedalata? 😀
Io, a volte, ci penso… e secondo me influisce sull’esito non sempre splendente delle mie attività 😀 poi dico che non è vero e con un santione rimetto a posto tutto ahahahahaha
ahahahaha!
Secondo me i santioni aiutano tantissimo! 😀
Sono come l’Actimel 😀
Ahahha!
Tosto e molto umano.
Come piace a me!
😉
Anche a me! 🙂 Ma visto da fuori.. 😉
troppo forte! complimenti davvero….se l’aiuto di Gesù e Giuseppe non ti tornava utile potevi sempre chiedere uno strappo ai Re Magi dai…. 😉
Erano i successivi candidati per quanto avrebbe potuto succedere dopo… 😉
ahahaha..
Bellissimo!!!!
😀