Capitan Harlock – Shinji Aramaki

Nell’anno duemilafischiaequalcosa le persone non vivono più sulla terra ma sono sparpagliate in altri posti non ben definiti a causa di pesante sovrappopolamento. Il nostro pianeta a seguito di una sanguinosa guerra di esodo è controllato da GAIA, che non è un’imperatrice particolarmente dispotica, ma una specie di governo intergalattico che regola il flusso di accesso all’ameno luogo per impedire che ci si ammassino tutti i 500 miliardi di persone esistenti (che effettivamente sono tantini). Allo strapotere di questo governo si oppone il pirata Capitan Harlock e la ciurma dell’incrociatore Arcadia sotto il News35693grido della parola “libertà”. Viene allora infiltrato tra i membri dell’equipaggio il giovanissimo Yama, fratello minore del comandante delle armate di GAIA, con la missione segreta di uccidere Capitan Harlock e da qui in poi è meglio guardare il film.

Non credo ci sia la necessità di presentare il personaggio, nato dalla fantasia di Leiji Matsumoto, che fu il protagonista di un famoso anime degli anni ’80 (all’incirca) e di cui più o meno tutti ricordano la sigla iniziale con un pochino di commozione, coinvolgimento (“..fammi volare capitano / senza una meta / tra i pianeti sconosciuti / per rubare ha chi ha di più..“) e una vaga nostalgia sconsolata, specialmente quando nell’accendere adesso la televisione, ci si trova di fronte a cartoni inguardabili (ma questo è il solito discorso di chi diventa vecchio), quindi si può passare direttamente al film dopo una piccola premessa personale: detesto i film in 3D e le animazioni in computer grafica (in particolare quelle che cercano di tendere al realismo) quindi la mia opinione può averne risentito.

Il Capitan Harlock che viene presentato in questo lungometraggio è ancora più taciturno, cupo e ombroso di quanto non fosse quello degli anime (sul manga non so nulla perché non ho mai avuto modo di leggerlo) in cui ogni tanto mi pareva sorridesse per quanto totalmente avvolto da un alone di malinconia tenebrosa. Il film è sostanzialmente un’esibizione di effetti speciali grafici di alto livello (si vedono le pieghe sul cuoio del colletto di Capitan Harlock e le rughe della pelle nei suoi occhi durante i primi piani sul suo sguardo, tanto per dirne un paio) senza che possano però fungere da supporto ad una trama particolarmente elaborata che risulta, al contrario, piuttosto incosistente e, a tratti, pure indexlenta e ripetitiva. Tuttavia il modo di sviluppare le vicende è quello tipico dei cartoni animati, quindi con tempi diluiti in cui si ribadiscono sempre le stesse cose (ad un certo punto i personaggi si mettono a ripetere uno alla volta, con stupore “la terra” appena dopo averla vista; solo che il sentirlo ripetere per quattro volte invece di conferire profondità alla scena mi ha fatto ridere perché sembrava di guardare dei Teletubbies in loop) ma con la peculiare drammaticità dell’animazione giapponese, caratterizzata da intensi conflitti interiori e da personaggi e plot stereotipati, ma non per questo poco coinvolgenti.

Questo Capitan Harlock ammicca a “V per vendetta” (la scena dello scontro con la spada) ma non ha una solidità che gli possa permettere di rimanere nella stoimagesria del cinema per tanto tempo quanto l’anime è rimasto (e continua a rimanere) nella storia della televisione, risultando alla fine un prodotto gradevole e che certamente può far impazzire ed esaltare appassionati e vecchi fan, ma che si riduce ad intrattenimento di una sera piuttosto che a simbolo nell’immaginario collettivo come lo era stato per le generazioni di affezionati cresciuti con le sue storie.

Lo dicevo, tutta colpa del 3D (anche se un paio di passaggi mi hanno impressionato) e della computer grafica. I capolavori sono altri ma chi non si perdeva una puntata del pirata spaziale uscirà dal cinema soddisfatto in maniera direttamente proporzionale al suo entusiasmo e alla sua idealizzazione del vecchio intramontabile cartone animato, con la sensazione che è sempre piacevole rincontrare un vecchio amico dopo tanti anni.

In fin dei conti siamo nel terreno dell’intrattenimento leggero quindi va più che bene e rivangare qualche sogno infantile è comunque salutare.

Giudizio in minuti di sonno: neanche un minuto. Tuttavia avrei potuto approfittare dell’intervallo per fare un riposino se non ci fossero state le luci accesimagesze. E con questo ho scoperto che è rientrato in auge l’uso di questa barbara pratica tra il primo e il secondo tempo al fine di vendere qualcosa in più, che mi sta francamente sulle palle perché non c’è  nulla di più irritante quanto sospendere un film. Vado al cinema apposta per non avere interruzioni pubblicitarie. Sono ammesse solo quelle di Morfeo eventualmente.

6 pensieri su “Capitan Harlock – Shinji Aramaki

  1. Io il film sono andata a vederlo, mossa proprio da quella “vaga nostalgia sconsolata” di cui parli. La delusione è stata terribile! Harlock non solo è più taciturno e serioso (se possibile) rispetto alla serie, è proprio lobotomizzato. La grafica sarà anche di alto livello ma le espressioni dei volti sono insulse e prive di vita e più che a segnare le rughe, gli effetti servono a segnare la sagoma dei perizoma dei personaggi femminili. La trama brutta, poco significativa e anche tirata per i capelli. E a consolarmi non c’era neanche la bellissima sigla!

Secondo me....

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