L’umore è sempre stato un problema. Altalenante e imprevedibile senza motivo. Ma neanche senza motivo, in realtà basta una canzone. O un pensiero. E i pensieri sono sempre tanti, troppi, sembra di essere in mezzo ad una folla e sentire tante voci in cui rischi di non capire più quale sia la tua. Si aggiunge al calderone una sorta di masochismo estremo nel continuare a cercare la cosa che più fa stare male. La colonna sonora di questo periodo è “Delicate sound of thunder” (come anche in questo momento) che sarà anche bello ma non è proprio un invito ad essere allegri. E infatti nel viaggio di andata mi chiudo nelle canzoni e nelle ruminazioni (la cosa peggiore che può capitare è quella di avere la mente libera e non avere nulla da fare). La malinconia non mi fa bene e me ne rendo conto. Sarebbe bello poter fare come in quel Dylan Dog in cui una persona riceveva le visite di fantasmi dal passato e per affrontarli le bastava aspettarli fuori di casa e piazzargli un colpo in testa con la pistola per farli sparire (sorvoliamo sul fatto che tra i fantasmi c’era anche il/la consorte vivente e lo/la uccise senza accorgersene). Semplice, pulito, efficace. Invece non possiedo pistole quindi mi tocca fare altrimenti. La soluzione più immediata è cambiare musica. Ho solo i Ministri e me li faccio andare bene. Dopo un paio di canzoni non mi sento più malinconico ma inizio a smascellare e a irrigidire tutti i muscoli della faccia, serrando i denti. Mi viene il nervoso. Penso che avrei voglia di gridare. Lo si fa così poco e a volte farebbe un gran bene.
Fortuna che si arriva a destinazione. Stavo già passando al pensiero embrionale di bere qualcosa di alcolico ed ero già pronto con il sorriso da ebete impagliato. Dopo aver camminato dalla parte sbagliata si arriva dai cugini e dalle cuginette (le figlie dei cugini. Dopo un certo grado per me diventano tutti cugini. Anche quelli che non li sarebbero. Che mi frega, mi piacciono le famiglie larghe). Nel tragitto per andare al ristorante le bambine mi fanno giocare a “Mago libero” (o Mago/libero). Ai mie tempi (usare questa espressione fa sentire irrimediabilmente vecchi. Saranno pure passati quasi trant’anni ma non sono ancora anziano) si chiamava “Ce l’hai”. Mi viene spontaneo pensare quanto fosse brutto. Chi “Ce l’aveva” sembrava quasi un monatto, un contagioso, un bieco individuo da cui stare lontani e con cui limitare ogni contatto, infatti tutti fuggivano e non volevano farsi prendere. Qui invece mi pare di aver capito (non sono stato molto a soffermarmi sui ruoli e i nomi, tanto le regole erano quasi le stesse) che c’è un mago che imprigiona i liberi (Per definizione il mago non potevo che essere io: si è mai visto un adulto [o aspirante tale] “libero”? I bambini sono liberi. E i grandi li vogliono imprigionare in un mondo fatto di preoccupazioni). Quanto è più bello? Sentire dei bambini parlare di libertà e dell’importanza di liberarsi a vicenda dalle catene imposte da un mago cattivo è sicuramente più educativo che instillare la paura che qualcuno possa avere qualcosa potenzialmente pericoloso celato da qualche parte, un “diverso”. Ma soprattutto chissà che in questo modo voi bambine non riusciate a riconoscere tutte quelle persone che in futuro vi vorranno togliere realmente la libertà. Perché non sempre è così facile vedere chi ti vuole incatenare ed è meglio imparare a distinguere subito le persone che ti si avvicinano con quell’intenzione.
Non mi sento più libero. L’ultima volta è stata dopo l’esame di maturità. Ormai sono un mago. Sono (o forse dovrei essere) dall’altra parte di un mondo che può essere terribile ma che sa essere delicato ed innocente, in cui le parole non hanno nessun peso se paragonate a quello di un sorriso. Sto cercando di adeguarmi ad una cosa che si chiama realtà. E mi fa cagare. Il massimo a cui posso arrivare ora forse è proprio ad essere un mago libero (dovrei solo capire cosa voglia dire quella strana parola, “libertà”. E con lei molte altre a dire il vero). Ma quando ti avvicini e mi fai vedere il disegno che hai fatto di me e di te mi rendo conto che forse hai ragione. Ci ho pensato fino ad ora. E facendo un paio di bilanci (già che a fine anno si fanno sempre) devo convenire che sono proprio quello.
Un pollo.
😀 davvero ti hanno disegnato come un pollo? Chi è il genio di tanta arte?
Non avevo mai pensato al “ce l’hai” come evento psicologico, cioè bellissima riflessione. “Libertà” ce l’ho tatuato, giusto per non dimenticarmela mentre vado avanti ^.^
Si si! Mi ha disegnato proprio come un pollo! 😀 La mia cuginetta di sei anni.. 🙂
Hai tutta la mia stima. Sono sempre stato tentato dall’idea di tatuarmelo anche io, è una parola bellissima.
🙂 grazie per la stima
Meritatissima! 😉
Buon 2013 per quel che ne resta…e che il 2014 sia meglio!
Dona
Tanti Auguri di Buon 2014 anche a te! 🙂