A sangue freddo

Un paio di di settimane fa, in preda alla noia musicale imperante tra le mie orecchie, decido di affrontare qualche gruppo italiano (che mediamente non apprezzo con particolari entusiasmi) visto di sfuggita sui social network. E capito sul video di “A sangue freddo” dei Teatro degli orrori. A naso pensavo avesse a che fare con il romanzo di Truman Capote, che per giunta mi attende sul comodino, ma vengo contraddetto subito dalle prime frasi dette dal cantante, una surreale simbiosi estetica tra Carmelo Bene e Franco Franchi.

E questa sarà l’unica frase in cui mi concederò un piccolo slancio di ironia, perché la canzone è veramente potente. Specialmente dopo aver letto un paio di cose sulla persona a cui è dedicata, Ken Saro Wiwa (di cui non sapevo nulla) poeta nigeriano (come viene ripetuto per tutta la canzone) morto nel 1995. Attivista politico e portavoce delle popolazioni del Delta del Niger che rivendicavano il danneggiamento delle colture a causa delle perdite di petrolio e dalla sfruttamento delle multinazionali. Venne impiccatto insieme ad altri 8 attivisti del MOSOP, movimento di cui era promotore, perché accusato di aver incitato all’omicidio di presunti oppositori al Mosop stesso.

Nel 1996 iniziò la causa contro la Shell (che oltre alle devastare l’ambiente finanzia la polizia locale con armi affinché difenda i suoi stabilimenti al fine di allargare i suoi territori con la violenza) per dimostrarne il coinvolgimento nella morte di Saro Wiwa e nel 2009, quando iniziò il processo, la multinazionale olandese pagò subito un risarcimento di 15 milioni e mezzo di dollari per aiutare “il processo di riconciliazione”, gesto interpretato dagli ambientalisti come un chiaro coinvolgimento nell’impiccagione e come una vittoria dal figlio del poeta.

La realtà è terrificante se ci si sofferma a guardarla a fondo.

La storia è disseminata di milioni di Saro Wiwa, di altrettanti fatti di sangue e di prepotenze e di prevaricazione. Ascoltando la canzone e leggendo qualcosa (sempre poco rispetto all’attenzione che meriterebbe) di quest’uomo ho provato un senso di inadeguatezza. Ci si sente sempre piccoli di fronte ai giganti. E me lo sono chiaramente immaginato piccolo a sua volta contro un nemico ancora più grande, di quelli astratti contro cui ogni lotta è vana, la cupidigia di denaro e la brama di potere. Da una parte ho sentito lo spronfondante senso di desolazione di fronte ad un mondo dominato dallo sfruttamento e dalla devastazione e dall’altra una flebile speranza nel constatare che esistono comunque, sempre, in ogni parte del mondo, uomini dal valore immenso.

Il mondo è diviso da sempre tra forti (pochi) e deboli (la maggioranza). E mi viene in mente la frase di Conrad presa da Cuore di Tenebra, “La forza è solo un accidente derivato dalla debolezza degli altri.”.

Mi sono ritrovato anche a constatare che io faccio gasolio alla Shell. E insieme a questo provare un profondo senso di vergogna. Fare un torto a qualcuno per cui ho provato ammirazione, per la mia convenienza. Mi risuona in testa la parola “impiccato”. E un  forte senso di impotenza perché anche cambiando compagnia sicuramente mi ritroverei di fronte lo stesso quadro di devastazione e di violenza in un’altra parte del mondo.

C’è qualcosa che non funziona in tutto questo.

Non è compagnia che dovrei cambiare ma sistema di vita e mi fa paura l’idea di non riuscire comunque a farlo qualunque cosa io scelga.

E’ necessario saper convivere con certe contraddizioni?

Quanto vale la vita di un uomo?

E’ nell’indifferenza che un uomo, un uomo vero, muore davvero.

ken_saro_wiwa

La vera prigione – Ken Saro Wiwa

Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un’intera generazione
E’ il poliziotto che corre all’impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L’inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
E’ questo
E’ questo
E’ questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.

3 pensieri su “A sangue freddo

Secondo me....

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