Michele Spagnolo (Michele Placido) è un onorevole corrotto (che strano!) con tre figli : Valerio (Alessandro Gassmann), che lavora come direttore del personale in un’azienda, è un incapace (“Se voi mi darete fiducia sarò in grado di trionfare come fece Napoleone a Waterloo” dice), fallito da ogni punto di vista (il figlio in una scena esibisce un cartello durante un pasto per ricordaglielo) e ripetutamente umiliato sul lavoro e dalla famiglia, Susanna (Ambra Angiolini) che lavora come attrice di fiction e film ma è totalmente negata, oltre ad avere una pesantissima “zeppola” (ammetto che fa sorridere [non rido mai con i film]) e Riccardo (Raoul Bova) che lavora come medico in un reparto di geriatria sull’orlo della chiusura. E’ l’unico dei tre ad aver preso le distanze dagli intrallazzi del padre, mentre Valerio e Susanna usufruiscono delle raccomandazioni e della sua influenza, riuscendo per questo ad ottenere lavori importanti scavalcando altre persone più meritevoli (cosa mai sentita..).
Un giorno Michele viene colpito da un’ictus mentre si trova con l’amante e non è più in grado di mentire perché ha perso tutti i freni inibitori (un vero dramma per qualunque politico). Obbligato suo malgrado a dire la verità, l’onorevole non risparmia nessuno distribuendo insulti ai figli (“Ma lei continua a parlare con quel coglione di mio figlio? Uno che si è sposato quel troione alle sue spalle. Prego Notare.“), scoprendo tutte le ipocrisie dietro cui si nascondeva la sua persona (“Io in Dio non c’ho mai creduto anche se devo dire che il Padre Eterno a livello elettorale funziona molto! “, “La famiglia è una grande rottura di coglioni!“) e anche quelle del sistema Italiano (“Calma Signorina, non c’è nessuna anomalia. Siamo in Italia. Io sono ricco e passo davanti, lei è povera e s’attacca al cazzo!” [anche se non sarà mai all’altezza del “Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!” de “Il Marchese del Grillo“]). Le conseguenze sono tragiche per tutta la famiglia che si ritrova ad impattare con una realtà fino a quel momento rassicurante solo in superficie. Ognuno di loro dovrà fare i conti con i propri privilegi perduti e allo stesso tempo ritrovare tutta una serie di capacità con cui mettersi in gioco e recuperare una piccola porzione di dignità agli occhi degli altri, riscattandosi dall’ingombrante presenza del padre.
Massimiliano Bruno (il “Bucio de culo” in Boris [di cui infatti sono presenti molti attori] e il Borro di Coliandro, per intenderci; apprendo che è stato molto prolifico come sceneggiatore e come attore in piccole comparse) è al suo secondo lungometraggio e confeziona questo film piuttosto piacevole. Si comincia con i toni della commedia che deviano lentamente verso lidi che suscitano qualche riflessione in più e qualche amarezza che vuole scendere oltre la superficie (senza tuttavia riuscirci fino in fondo). I momenti topici da questo punto di vista sono la scena in cui Michele cammina in mezzo agli scontri tra manifestanti e polizia sulle note di Italia di Mino Reitano (con una ricerca sorniona della lacrima facile, ma ammetto che va a segno. [Bella scena. Mi è piaciuta veramente tanto]) e quando si sovrappone alla proiezione della sua famiglia, ritratta in un video delle vacanze, per salutare insieme a loro.
Nel complesso un film piacevole e leggero. C’è tutto : malasanità, corruzione, stagisti, raccomandati, incapaci, finti idealisti, venduti, imbecilli, inciuci, l’Aquila, cinici, in un ritratto completo dell’Italia, ma sempre in maniera superficiale e macchiettistica. Non ha il coraggio di arrivare ad un’aperta denuncia e ad una critica profonda e ragionata perché rimane pur sempre un film leggero e come tale non ci si può aspettare qualcosa che regga il confronto con il cinema impegnato di Rosi o Petri. Sarebbe stupido anche solo pensarlo.
Film lontano anche dalla Commedia all’italiana (che rimpiango ogni volta che esce un nuovo cinepanettone del cazzo), benché voglia avvicinarvisi, è comunque gradevole e un buon prodotto, che strappa qualche sorriso e qualche riflessione su di un paese irrecuperabile, che sta andando a bagno nella merda e che non se lo meriterebbe. Perché noi Italiani siamo veramente un popolo di cialtroni, ma non ci meritiamo questo giogo di vergogna perché siamo capaci anche di grandi gesti. Qualcosa di buono c’è in noi, anche se magari molto in fondo, che fatichiamo a vedere e riconoscere in noi stessi. Noi Italiani siamo quelli de “La Grande Guerra” di Monicelli, infimi, mediocri, miserabili e vigliacchi, ma capaci di grandi slanci di riscatto.
Ed è a questa capacità di riscattarci che dovremmo aggrapparci in un momento come questo, per ritrovare la dignità persa nei labirinti della politica, dell’ipocrisia e dalla mancanza di un ideale, qualunque ideale.
“Articolo 140. Tutti i cittadini hanno dirittto di conoscere la verità.” dice Michele alla fine.
Film piacevole ma poteva osare di più.
Giudizio in minuti di sonno : Nemmeno uno. Ma avendolo visto prima di cena non fa testo.