La confusione della confusione

Esistono iniziative per le quali il metodo corretto è un adeguato disordine.

Grazie Melville, per questa massima dietro cui ho nascosto il caos regnante in camera mia e nella sala di casa (durante gli anni universitari in cui accumulavo testi, su articoli, su riviste, su topolini, su fumetti e quant’altro mi passasse tra le mani, disponendo tutto disordinatamente sopra ogni superficie piana delle casa; a sedimentare ricoprendosi di polvere in attesa di essere consultati per aggiungere il giusto riferimento alla tesi o altro) agli occhi di mia madre.

Non sono un casinista, é caos creativo!“, dicevo.

Poi finita l’università dovetti optare subdolamente per qualcosa di più compassionevole e che facesse intuire quanto la cosa non dipendesse da me: una malattia.

E allora iniziai a dire “Ma no, non sono un casinista disordinato, è solo che sono disposofobico!“.

Disordine peraltro che non ha nulla a che vedere con lo svolgere pratico di qualunque attività in cui, al contrario, sono piuttosto preciso. E’ solo il contorno che risulta disordinato, il luogo in cui vivo, dove prospero, la macchina, le borse da palestra, la mia vita.

Anche lei, evidentemente.

Tuttavia, era chiaro ad entrambi che ovviamente stessi scherzando (più o meno) ma oggi che è la mia vita ad essere in disordine, perché mi ritrovo ad accumulare troppe ipotesi per lo spazio che sono in grado di gestire, mi chiedo : ma era veramente come diceva Melville?

Lungi da me criticare questo grande pilastro della letteratura americana (ma è più forte di me, due cose bisogna dirle : 1) il capitolo con l’elenco e la classificazione delle balene in Moby Dick era veramente una rottura di coglioni da saltare a piè pari; 2) ho capito il senso del libro [che mi è pure piaciuto nonostante l’evidente pesantezza] però, cazzo, 776 pagine [più o meno, che io ricordi] e questo maledetto capodoglio esce solo nelle ultime trenta? Dai!) però ultimamente mi chiedo quanto sia realmente vera questa affermazione. Mediamente metto in dubbio tutto, ma veramente il disordine è un punto di partenza adeguato?

Navigo pesantemente nella confusione e pare che tutte le persone con cui parlo non solo lo capiscano, ma si ritrovino pure a dirmi tutte la stessa cosa.

Tu non vuoi fare questo. Ma tu sai cosa vuoi fare?

Con il risultato che io non ci capisco più un cazzo. Benché questo accada già di suo a priori.

I recenti eventi mi hanno fatto intuire di avere delle capacità (che per un insicuro è un passo avanti notevole, piuttosto che vana arroganza o presunzione) ma ancora mi manca il dove, in che cosa e con che possibilità. Tutto in poche parole. E dire che la settimana scorsa ho letto un articolo in cui uno psicologo sosteneva che ogni persona abbia in fondo a sé un talento unico, in cui è migliore degli altri.

Spero che non mi sia capitato quello di saper fare palline di cerume perfettamente sferiche.

“Il Giotto delle secrezioni corporee” potrei diventare. Una figata.

E allora in questo casino oggi ho fatto l’unica cosa che si può fare: me ne sono andato a dormire.

Al risveglio ho visto sul soffitto una lunga ragnatela che volteggiava sopra di me muovendosi in ogni direzione. E ho capito (cazzo! Tutte le risposte vengono sempre da lì! [vedi “Soffitti, attese, stupidi & illuminazioni“]) che forse c’è ancora un filo che mi blocca, qualcosa che non voglio lasciare intentato. Qualcosa che è lì e che non vuole rimanere lì, qualcosa che va messo in gioco al meglio per potermi lasciare libero di seguire altro.

O è quello, oppure sto vaneggiando perché sono ancora più confuso del solito.

La confusione della confusione.

N.B. Uno dei tag dell’articolo è “Capirò cosa cazzo devo fare?“. Chissà in quanti lo scrivono su Google. Io lo farei.

7 pensieri su “La confusione della confusione

  1. Secondo me le palline sferiche sono abbastanza facili da fare… Dovrebbero essere esagonali magari!;)

    Io ho provato a googlare la frase: non viene fuori niente!:(

Secondo me....

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