Sorvoliamo rapidamente sulla solita traduzione italiana (Titolo originale “Silver Lininings Playbook“; apprendo da internet che le “fodere d’argento” dovrebbero essere le buone intenzioni che il protagonista registra su di un piccolo libro, come nel romanzo [“L’orlo argenteo delle nuvole” di Matthew Quick {almeno questo non l’hanno tradotto in “Matteo Veloce”}] a cui è ispirato il film) che, come al solito, toglie poesia e limita i significati banalizzando il tutto e passiamo alla trama.
Pat (un Bradley Cooper decisamente meno cazzone del solito [come ruolo nel film intendo]) un giorno torna a casa dal lavoro prima del previsto e trova la moglie a letto con un altro (metaforicamente perché in realtà erano sotto la doccia, ma non credo che per lui facesse grande differenza) e massacra di botte l’amante di lei (come è anche un attimo comprensibile se proprio dobbiamo dirla tutta). A seguito di questo episodio gli viene però diagnosticato un disturbo bipolare e viene internato in un ospedale psichiatrico da cui esce otto mesi dopo. Pat ha ormai perso tutto ed è costretto a tornare in famiglia, la quale non è proprio il ritratto della salute, con un padre superstizioso al limite (o forse abbondantemente oltre) l’ossessività e la compulsione, in cui però deve sforzarsi di riprendere il controllo sulla propria vita per riavere la moglie (troia!) che lui, nonostante tutto, continua ad amare follemente (imbecille!). Si impegna quindi a “tenersi” un attimo e a regolarizzare la sua vita il più possibile per poter riparlare alla tr.. Moglie! Moglie! visto che un’ordinanza restrittiva glielo impedisce. Sulla sua strada incappa nel frattempo la vicina di casa
Tiffany (una bellissima e bravissima [non a caso ha preso il premio Oscar {per quel che può valere} come miglior attrice proprio per questo film] Jennifer Lawrence [anche se, ad essere sincero, non ho mai visto altri suoi film prima]), ninfomane a seguito del trauma per la perdita del marito.
Una gara di ballo a cui vuole partecipare Tiffany diventa un pretesto per aiutarsi a vicenda nel guarire dai propri problemi e riprendere in mano la propria vita.
Dunque.
Intanto il primo commento è quello di aver provato una sensazione di tripudio e gioia senza fine nel vedere finalmente Robert de Niro (il padre di Pat) tornare al cinema (non riesco a ricordare un film degli ultimi tempi in cui abbia più ricoperto un ruolo decente [Manuale d’amore 3 Cristo Santo! Che cazzo ti dice il cervello?? Prendi esempio da Al Pacino!]) in una parte decisamente interessante che mi ha fatto ben sperare per il suo futuro di attore.
Il secondo è che non ho mai visto nessun film di Russel (anche se i titoli mi sono noti) prima di questo, ma credo che approfondirò volentieri la conoscenza dopo aver letto che sul set di Three Kings si è picchiato con George Clooney (Niente di personale George, sul serio).
Il ragazzo sa quello che vuole e non si fa problemi a prenderlo.
Il film è veramente ben fatto, mi è piaciuto veramente tanto. Alterna momenti drammatici, comici, ironici, profondi, riflessivi e romantici senza mai risultare stucchevole, noioso, forzato, piatto o volutamente costruito. Il regista ha saputo amalgamare tutte queste componenti in maniera decisamente sapiente. Certo, da un certo punto di vista è molto prevedibile essendo in parte anche un film sentimentale (come dicevo in “La banalità dei film sentimentali“) ma la cosa passa in secondo piano vista la quantità di temi che vengono sviscerati.
Ho adorato la scena in cui lancia “Addio alle armi” fuori dalla finestra per poi andare a fare una subitanea recensione ai genitori, che essendo le tre di notte stavano dormendo, per lamentarsi con loro di quanto Hemingway fosse stato stronzo a scrivere un finale così triste.
Epica.
Ma è anche un film molto serio. E’ l’incontro tra due persone spappolate che hanno smarrito il loro equilibrio, che non hanno più nulla.
Pat è un uomo che ha perso tutto che si aggrappa ad una remota e quantomai stupida speranza di riavere la moglie per il bisogno di avere un obiettivo che gli possa permettere di avere la motivazione necessaria a migliorarsi. L’ambiente famigliare non lo può aiutare perché è pesantemente patologico (benché il padre abbia comunque un affetto verso il figlio [Dostoevskij diceva che “Un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno“]) quindi deve imparare a trovare le forze solo ed esclusivamente in quel sé completamente distrutto. Deve ricostruirsi e ritrovare ciò che era stato prima del trauma.
Anche Tiffany è completamente distrutta, non ha più nulla e la sua reazione al trauma la svuota di ogni energia portandola a “darsi” completamente senza controllo, in un continuo saccheggio del suo essere e nella disperata ricerca di attenzione e affetto che, ovviamente, non saranno mai positivi e costruttivi finché circondata da uomini interessati esclusivamente al sesso. Infatti si prosciuga di energie vitali e per questo capisce che il modo di riappropriarsi della sua vita è quello di fare in modo che qualcuno faccia qualcosa per lei.
“Il mondo ti spezza il cuore in ogni modo immaginabile, questo è garantito, e io non so come fare a spiegare questa cosa né la pazzia che è dentro di me e dentro gli altri, ma indovinate un po’ domenica è di nuovo il mio giorno preferito, penso a tutto quello che gli altri hanno fatto per me e mi sento tipo uno molto fortunato.“
Giudizio in minuti di sonno: Incredibilmente non ho dormito! Neanche un minuto! L’ho visto in un pomeriggio in cui quello svuotato e scarico ero io al punto da faticare quasi ad alzarmi dal divano. Ma nonostante questo non ho dormito. Sono orgoglioso e più di tutto il guardarlo in un momento critico mi ha restituito un poco delle energie di cui ero stato privato.