Mi pare di ricordare che in una lezione di psicologia qualcuno avesse spiegato che uno dei metodi per risolvere i problemi è quello di trasformare la realtà in una metafora e poi pensare come si agirebbe sulla seconda per avere un’idea di come comportarsi nella prima.
A volte funziona. Diciamo che dipende da quanto la metafora che si sceglie sia calzante o meno.
In ogni caso può aiutare.
Ecco:
Credo di essermi trovato legato ad un muro. Di schiena. Scalciavo, battevo i piedi, colpivo con testa e gomiti ma non mi smuovevo di un millimetro e in più (come è anche piuttosto ovvio) mi facevo anche del male. La cosa stupida di queste situazioni è che spesso la soluzione è sotto il naso. Perché dove c’è una corda non può che esserci un nodo (proseguiamo con le ovvietà). Mentre ti dimeni però le corde stringono, tolgono spazio, legano al muro e feriscono con abrasioni. Il fatto peggiore è che tu, quel nodo, lo conosci bene, sai perfettamente come scioglierlo. Sai anche dove trovarlo. Ma ti devi creare lo spazio per allentare la stretta. Nel farlo probabilmente ti farai ancora male, ma il premio è pur sempre quello di riuscire a slegarti, quindi è un sacrificio che vale la pena, se finalmente riesci ad allontanarti da quel muro.
Lampante.
Sul libro di Psicologia Clinica (mi pare) c’era appunto una citazione che spiegava tutto questo in poche parole (anche se ignoro chi cazzo siano i due tizi che l’hanno detta) ed era questa:
“Accade così spesso di vivere la nostra vita in catene senza sapere che avevamo le chiavi per aprirle.”
Jack Tempchin & Robb Strandlund
Certo, bisogna saper vedere il nodo o trovare le chiavi, ma questa è un’altra questione.
A me certe volte ‘sta cosa che c’avevo io le chiavi mi fa una rabbia!
Voglio dire, è possibile che sia sempre mia la chiave di tutte le catene in cui mi sono sentita di essere prigioniera nel corso della mia vita ?
Non potrei ogni tanto scaricare la responsabilità su qualcun altro ?
Non potrò mai dire: c’è l’aveva lui le chiavi e le aveva nascoste!
“Ehi tu burattinaio ridammi le mie chiavi!”
No, eh?…
ahahaha! 😀 Hai assolutamente ragione. :))) In realtà credo che dipenda dal modo che si adotta per vedere le cose:
1) “Ho le chiavi.” Significa che ho la possibilità di cambiare la mia condizione ma ne consegue anche che il merito/la colpa di qualunque riuscita/fallimento saranno i miei.
2) “Non ho le chiavi.” Non posso cambiare la mia condizione perché non dipende da me, le colpe non sono le mie, ma nemmeno i meriti…
Sono lame a doppio taglio..
😀
Sì una lama a doppio taglio…
Ci sono anche (almeno per me) alcuni condizionamenti esterni, in quel caso le chiavi le dovrei rubare.
Serve tanta tanta forza di volontà
🙂
Rubale! Rubale! 😀
😀
Ci proverò!
Nodo Gordiano .)