In 28 anni (da compiere) qualche cosa di me stesso penso di averla capita. Caratterialmente sono un accumulatore. Faccio incetta di tutta una serie di sensazioni negative fino a che non vanno oltre il mio limite di tolleranza e poi esplodo sfogandomi per un tempo più o meno lungo. Il giusto per smaltire, diciamo. Dopodiché ritorno quasi normale.
Quasi.
In questi ultimi mesi devo aver accumulato parecchia agitazione e confusione perché lo stato ansioso mi è durato alcuni giorni. Quel tanto che basta per rompere i coglioni e fare (probabilmente) dei casini enormi e altri averli solo tentati nel pensiero. Sono una mina vagante in quei momenti perché smetto di ragionare e rimango o bloccato o in continuo movimento verso qualunque cosa.
Mi capitava anche all’università dopo la pubblicazione dei calendari d’esame. Passavo due giorni di ansia e disorganizzazione totale poi mi riprendevo e facevo il piano di studio (non sempre rispettato) con tanto di riserve di sicurezza (sai mai che non riuscissi a darne uno, c’era subito l’esame fuffa da preparare in poco tempo). Il problema di questi momenti è che vado fuori controllo. Pianificare diventa impossibile, organizzare qualcosa è un’utopia. Giro per casa in maniera inconcludente senza fare nulla e perdendo tempo. Se prendo la macchina inverto meta e direzione una decina di volte cambiando idea ad ogni curva (come se dietro una strada piuttosto che un’altra ci fosse chissà quale occasione). Non riesco a stare fermo e a focalizzarmi. Inizio tre libri diversi senza andare oltre la terza riga. Stessa cosa con i film. Dopo cinque minuti mi rompono i coglioni e continuo a cambiare.
Questa mattina oltre ad essermi svegliato un’ora prima della sveglia (immenso giramento di palle) ho perso completamente ogni filtro. Il mio cervello pensava e io facevo qualunque cosa gli venisse in mente. Che è un po’ come agire a flusso di coscienza. Se lui durante la colazione pensa per tre volte “prendi la tazzina” ti ritrovi con tre tazzine in fila sul tavolo senza essertene accorto e in più ti versi il caffé nel bicchiere del succo di frutta (sfortunatamente tutto vero). Perché non ragioni più. Non riesci nemmeno a vedere le tue ciabatte. Ne hai tre paia per tutta la casa ma preso dall’esasperazione di non trovarle ti metti quelle di tua madre. Quelle con i cuoricini. Perché le tue sono davanti al tuo naso e tu non le vedi, preso come sei da tutti i tuoi pensieri.
In questi momenti sono pericoloso perché inizio ad aggrapparmi a tutto e a tutti. Poi rinsavisco e mi rimbocco le maniche per affrontare le situazioni. Ma nel frattempo posso aver fatto qualunque cazzata dettata dal pensiero del momento. Che può tranquillamente essere “ho sbagliato tutto dalla vita io volevo fare il portinaio” piuttosto che astronauta, rockstar o koala negli zoo (nella prossima vita voglio diventare un Koala. Sarei bello, morbido, coccoloso e passerei le mie giornate con una bella koala [sorvoliamo sui particolari] e a fanculo il resto del mondo. In più avrei anche l’alito freschissimo) il trapezista del circo, il funambolo, l’addestratore di trichechi o chissà che cazzo altro e quindi devo cambiare lavoro. E’ tutto totalmente imprevedibile.
Di solito le conclusioni sono due:
1) principio di logorrea seguita da iperattività e pianificazione organizzata della mia vita nel prossimo periodo utile. Il decorso è buono. Rinsavisco dopo poco e divento produttivo e organizzato. Magari non faccio danni.
2) ansia paralizzante con deliri vari. Il decorso è meno buono perché significa che ancora non ho smaltito l’accumulo e deve passare del tempo. Rischio di fare danni se non mi so controllare.
Io la chiamo “Ansia a grappoli”.
Come le emorroidi.
Non che le abbia mai avute, sia ben chiaro, ma sospetto possano essere altrettanto fastidiose.