Chiedo venia per lo stupidissimo gioco di parole ma proprio non sono riuscito a farne a meno. Del resto la conversazione tra me e la persona che mi ha parlato di questa figura mitologica greca si era conclusa in questo modo:
– A presto, buon Kairos!
– Anche a te! E speriamo che ‘sto Kairos non vada a mettersi dove non è gradito!
A tutti capitano i momenti di idiozia estrema, ora vedo di farmelo passare in fretta.
Il mito greco di Kairos è stato uno degli argomenti di conversazione del pranzo con l’amico (vedi “Invalidità, Mirò e McCurry“, post precedente) e proprio non l’avevo nemmeno mai sentito nominare (nulla di più facile, visto che non ho studiato al liceo classico e la mia conoscenza in merito alla cultura greca e limitatissima [però ho letto l’Iliade, non sono totalmente digiuno]). Si tratta di un dio minore legato al tempo (imparentato in qualche modo con Kronos, ma se vi interessa la genealogia in stile Beautiful cercatevela perché a me non interessava quanto il simbolo in sé e i suoi significati) e in particolare riguarda la concezione di “tempo giusto”.
Kairos è raffigurato come un uomo con le ali ai piedi, completamente calvo e con un ciuffo di capelli molto lungo situato sulla fronte (parecchio sfigatello per essere un dio, ma in effetti non posso che simpatizzare per un personaggio con simili fattezze, visto il diradamento progressivo dei miei capelli. Fino a non molto tempo fa mi dicevo che qualora fossero diventati veramente pochi semplicemente mi sarei adeguato a farmi la barba in testa piuttosto che in faccia. Ultimamente inizio a temere che se vado avanti così invece della lametta basteranno un paio di pinzette). E’ il dio delle occasioni, del momento giusto e opportuno (quello che dovrebbe venerare chi parla a sproposito). Corre velocissimo (o vola) e ovviamente se vuoi afferrarlo non puoi aspettare di trovarti alle sue spalle perché fuggirà ed è inafferrabile da quella posizione (le teste calve sono anche molto scivolose). L’unico modo per prenderlo è cogliendo il momento giusto (il solito, superinflazionato, noioso, prevedibile e abusato da chiunque, “carpe diem” [se proprio vogliamo dirlo]).
Trovo che sia un bellissimo simbolo, rassicurante. La cultura classica evidentemente era avanti anni luce alla nostra. Nel mio piccolo mondo, Kairos va ad arricchire la concezione di sorte che ho sviluppato negli anni (vedi “Conseguenze di una parola e una canzone“, in questo blog): le occasioni sono dettate dalla casualità ma sta a noi saperle intercettare nel tempo giusto (Kairos). Che penso non sia comunque una cosa poi così scontata. Il mio amico mi fa infatti notare quanto la nostra cultura sia “ossessionata” dal passato e dal futuro e non sappia, al contrario, vivere nel presente, nell’istante e nella quotidianità. Rimuginiamo sul passato (io sono un maestro) e pianifichiamo il futuro in maniera totalmente sconnessa dal presente.
Il non saper vivere nel presente non ci fa cogliere le occasioni e non ci va vedere il Kairos.
Psicologicamente le occasioni non dipendono tanto dal capitare o meno, ma più banalmente, dal solo essere in grado quantomeno di vederle. Se sei troppo concentrato sul passato, sul futuro, sulla tua tristezza o sulle leggi di Murphy (vedi “Le leggi di Murphy applicate alla colazione del mattino” in questo blog [oggi sono anche molto autocelebrativo, oltre che profondamente stupido]) ti può sfrecciare accanto un pelato con un ciuffo accanto e tu nemmeno sei in grado di vederlo (metafora molto più suggestiva del “perdere un treno”) perché stai guardando altrove o non stai proprio guardando.
Un po’ come guardare la foto di una figona in bikini e non vedere minimanente l’enorme gorilla alle sue spalle (agli uomini sarà capitato).
Perché è questo che fa veramente la differenza: essere in grado di vedere l’occasione.
Per concludere riporto i bei versi di Posidippo per descrivere Kairos, incisi sulla statua allegorica di Lisippo (preso da Wikiepedia):
- “Chi era lo scultore e da dove veniva? Da Sikyon.
- Come si chiamava? Lisippo.
- E chi sei tu? Il Tempo che controlla tutte le cose.
- Perché ti mantieni sulla punta dei piedi? Io non corro mai.
- E perché hai un paio di ali sui tuoi piedi? Io volo con il vento.
- E perché hai un rasoio nella mano destra? Come segno per gli uomini che sono più pungente di qualsiasi bordo pungente.
- E perché hai dei capelli davanti al viso? Per colui che mi incontra per prendermi per il ciuffo.
- E perché, in nome del cielo, hai la parte posteriore della testa calva? Perché nessuno che una volta ha corso sui miei piedi alati lo faccia ora, benché si auguri che accada, mi afferra da dietro.
- Perché l’artista ti ha foggiato? Per amor tuo, sconosciuto, e mi mise su nel portico come insegnamento“.
- (N.d.R. Ho citato Beautiful all’inizio e nel cercare la voce ho scoperto che il titolo originale della serie in realtà era “The bold and the Beautiful“… Kairos sei tu…?)
è un meccanismo buffo quello del “carpe diem”, perchè mediamente ti fà sentire ben collocato ed inserito, ti sembra di avere il posto giusto nel mondo, ma quanto è reale? Se innalziamo a valore assoluto il tempismo, allora il significato ed il valore del perseguire un obiettivo perdono peso, perchè basta mettersi in un posto plausibilmente corretto ed aspettare il momento giusto.