Skype di merda. Da quando è stata comprata dalla Microsoft (Bill Gates ti odio / Bill Gates I Hate you [casomai gli venisse in mente di leggere il mio blog]) fa cagare. Prima il computer si spegne da solo mentre parlo con un amico che non sento da tanto tempo (ok potrebbe anche non essere colpa di Bill Gates) e poi mi si blocca tutto in un sibilo assordante (anche questa potrebbe non essere responsabilità sua, ma con qualcuno devo pur prendermela e il vecchio Bill per me rimane un idiota / Bill you’re an idiot [ Steve Jobs non è che fosse molto diverso, sia ben chiaro. “Siate affamati, siate folli“, un cazzo! Forse usavano la stessa frase anche per gli schiavi della Foxconn: prima li tengono alla fame e poi li fanno impazzire. ].
Riusciamo a riparlarci una terza volta e si riblocca tutto.
Avevo voglia di lanciare il computer contro il muro.
Farlo in mille pezzi e poi calpestarli uno ad uno.
Quando ritorno in me ( a Bill Gates devono essere esplosi i timpani con tutto quello che gli ho tirato dietro) mi viene in mente un bel ricordo legato a questa persona. Un amico. Ho veramente pochi amici, starebbero tutti in una macchina e pure molto larghi perché uno è in un altro continente. Appunto la persona con cui ho tentato di conversare (Bill Gates Vaffanculo / Bill Gates fuck you).
Ero al secondo anno di università, era Luglio e stavo preparando Psicologia Clinica, il mio ultimo esame della sessione estiva. Il genere di esame in cui ad ogni pagina aggiungi una malattia al tuo profilo psicologico. Pensi di avere tutti i sintomi e tutte le malattie descritte, senza esclusione. Dalla prima all’ultima. Schizofrenia, depressione, disturbi maniacali, bipolari, disturbi di personalità o personalità multipla,ecc. . Le hai tutte concentrare in un’unica persona (prendiamo come dato di fatto che lo psicologo medio sia un soggetto diciamo piuttosto singolare che vede la normalità molto da lontano). Ero in buona compagnia: disturbi e malattie. Al mattino, mentre mangiavo biscotti con il caffè, guardavo i documentari de La storia siamo noi (che in quel periodo proponevano solo il periodo nazista con carrellate di gerarchi, orrrori di guerra e campi di concentramento. Giovialmente detto il momento “nazisti a colazione”.) quindi allegria portami via. Avevo anche assoluto bisogno di passare quell’esame, il che mi portava a trascorrere le mie giornate a studiare, dal mattino alla sera. In più ero single, forse da poco, e ne consegue che avevo tanto tempo libero per studiare ancora di più.
Devo aver esagerato ed essermi esaurito (giusto un poco) perché sono arrivato al punto che una mattina ho impiegato due ore solo per alzarmi dal letto. Non riuscivo a muovermi e stavo lì a fissare il soffitto. Quando finalmente mi sono alzato ho mandato un sms al mio amico con scritto solo “Mi sento come il coniglio zinco-carbone in mezzo a tutti i coniglietti duracell” (se qualcuno non ricorda i conigli zinco-carbone significa che sto diventando vecchio)
Non ricordo se mi ha scritto o telefonato. Ma alle due del pomeriggio era già davanti a casa mia. Mi ha prelevato di forza (penso) e portato in giro (e sarà stata un’impresa ardua distogliermi dai miei compiti, ammesso che non mi fossi reso conto di aver oltrepassato la mia soglia di tolleranza). Foto in giro (aveva fatto quel giorno la foto alle ciabatte per terra in mezzo alla strada o ricordo male?) e poi fiume. Per svagarmi. In giro in macchina come due tamarri, braccia fuori dal finestrino, in costume, con Planet Telex dei Radiohead a tutto volume, discutendo su cosa ci trasmettesse quella canzone. Per lui era qualcosa che si elevava, che saliva verso l’alto. E ancora ricordo i gesti che faceva con le mani per rendere l’idea di cosa intendesse. Io invece non credo di aver avuto cose molto brillanti da dire in quel giorno. Deambulavo a fatica o mi trascinavo come uno zombie, immagino.
Anche da seduto.
Ora che sta in un altro continente queste improvvisate (sua prerogativa) mi mancano.
Tutto lì.
Un pensiero su “Il ritorno dei coniglietti zinco-carbone”