Proseguendo con i riferimenti, questa volta ho trascinato in causa un bel racconto di Ammaniti dalla raccolta “Fango” in cui veniva, appunto, narrato l’ultimo dell’anno degli inquilini di un’intera palazzina e di tutti gli intrecci delle loro storie.
Quello di quest’anno doveva essere l’ultimo capodanno dell’umanità, o meglio, il precedente doveva esserlo nel caso in cui questa fantomatica profezia Maya sulla fine del mondo (ma diceva veramente così?) si fosse rivelata esatta (non è stato così, ma che sorpresa!), ma nonostante questo non è avvolto da un qualche sapore diverso.
Sarà il solito capodanno di merda come tutti gli altri.
Capodanno è un momento che non sono mai riuscito a godermi veramente. Ho sempre la sensazione di essere al posto sbagliato a fare qualcosa che non mi piace. O forse che non ha senso. E ogni volta mi ritrovo semplicemente a pensare alle speranze per l’anno a venire per poi ritrovarmi al termine dello stesso a pensare che è stato un anno di merda. Mi immagino sempre un inizio di anno con il botto e invece sono sempre lì constatare che non succede mai nulla di nuovo.
Ma alla fine, c’è un anno di cui io possa dire ” cazzo, quello si che è stato un anno fenomenale!”?
No, in realtà.
Ho tanti ricordi belli, tanti avvenimenti, ma in realtà nessun anno preferito. Quindi o sono tutti anni di merda, o tutti belli, o semplicemente come è ovvio, non si può generalizzare. Certo, il 2003 per me era stato un anno difficile e si era preso anche parte del 2004 ma, suppongo avrà avuto anche lui dei momenti lieti, da qualche parte, in fondo, molto in fondo.
Non è nemmeno come le annate del vino, la vita è piuttosto lineare, la divisione in anni è solo un costrutto mentale temporale. Ci viene comodo usare come unità di misura il ripetersi di certi periodi regolari semplicemente per avere un riferimento, ma è difficile pensare in una logica di anni. Guardandomi indietro non ho sufficiente memoria o attenzione per scandire la mia vita in anni ma piuttosto in macroperiodi con qualcosa di caratteristico e di comune e, ahimé, mi viene naturale usare la scuola : gli anni del liceo, dell’università.. Fino a poco fa poteva funzionare, ma da ora in poi diventeranno tutti gli anni “del lavoro”? Spero di no, che tristezza, mi auguro ci sia qualcosa di meglio nel mio futuro.
E quindi?
E quindi non so dove cavolo voglio andare a parare.
Forse sono un attimo in mezzo ad una di quelle crisi in cui non si sa bene cosa si vuole e dove si vorrebbe andare. Leggo un sacco sperando che qualche scrittore mi suggerisca una soluzione ma per ora nessuna illuminazione, solo qualche buon suggerimento.
Forse dovrei andare a stare in qualche monastero buddista a meditare o in qualche angolo remoto del mondo a fare una vita minima.
Non ho più voglia di scrivere.
Comunque, Buon Anno..
Diffido di quelli che sanno (o dicono di sapere) cosa vogliono. Meglio mettersi in gioco. Meglio mettersi in dubbio. Meglio cercare sempre risposte. Ciao.
Sono assolutamente d’accordo. Anche se ancora non mi è chiaro se sia la ricerca ad appassionarmi o la voglia di trovare realmente qualche risposta. Ciao e grazie..